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La follia di Takashi e l’iraniano vampiro indie-americano

Cronache romane di un cinema che fa festa, terzo giorno, parte seconda. Popoff vi racconta il Festival Internazionale del Film di Roma.

di Giorgia Pietropaoli


Il trailer del film As the Gods Will

Dal tramonto all’alba, uno spazio temporale ideale per guardare un horror, meglio ancora se splatter. Dal tramonto all’alba e viene in mente Quentin Tarantino. Tarantino che ha definito Miike Takashi uno dei più grandi cineasti odierni. Ed è proprio a Miike Takashi che viene assegnato il Maverick Director Award di questa edizione del Festival Internazionale del Film di Roma.
A premiarlo sul palco, insieme al direttore artistico Marco Müller e alla madrina della kermesse Nicoletta Romanoff (che ricevono applausi freddini e non è una nostra impressione), arrivano i Manetti Bros, Marco e Antonio. Sono loro a consegnare il premio al visionario regista che, “appena” cinquantaquattrenne, può vantare ben più di cento film, tra lungometraggi e serie televisive. Ci scappa pure la foto con il cartonato della bambola Daruma. Peccato che a rovinare il momento ci pensi la battuta della Romanoff: «Capite i vantaggi di fare la madrina? Ho potuto fare questa foto». (Gosh!)

asthegodswill

Con As the Gods Will, Takashi è in concorso nella sezione Gala e, ancora una volta, dimostra come sia potente la sua folle e visionaria immaginazione.
«Oh, Dio, restituiscimi la mia noia». Shun Takahata (Sota Fukushi) vive le sue giornate da liceale con apatia finché non appare dal nulla una bambola Daruma e costringe la classe di Shun a partecipare a un gioco che è un massacro. È solo l’inizio perché, come in un video-game, i sopravvissuti dovranno affrontare e superare gli altri livelli (un Maneki Neko, quattro Kokeshi, un orso polare e una matrioska, in una terribile successione shiritoriana) per riuscire a restare in vita.

«Chi sopravvive è il bene, chi muore è il male». Nella “rivoluzione voluta da Dio” Takashi fa confluire elementi splatterrimi e linguaggi/forme disparate per costruire una vicenda orrorifica e mistica che si trasforma, in maniera sottile, in circo mediatico. «Uccidere e amare sono la stessa cosa, no?». Utilizzando al massimo e i suoi (feticci) attori “figli di Dio” (bravissima e bellissima la bionda Hirona Yamazaki), il regista mescola abilmente humor e horror, manga e dramma, in una commistione che contiene tutto il coraggio delle idee che solo una pellicola di Takashi può contenere. «Io sono un prescelto di Dio, col cazzo che muoio!».
Per fare un film così ci vuole intelligenza, immaginazione, abilità, forza fisica e tutta un’altra serie di qualità. Occorre anche la fortuna. E Takashi può affermare di averle tutte.
«Dove vai?/A salvare il mondo./Non fare troppo tardi!».

agirlwalkshomealoneatnight

La serata del terzo giorno di questo Festival (qui la prima parte) si conclude con A Girl Walks Home Alone at Night, della regista iraniana (ma vive a Los Angeles) Ana Lily Amirpour, in concorso nella sezione Mondo Genere. Il film (che ha partecipato anche al Sundance Film Festival) è stato definito come il primo western movie iraniano. In realtà, questa pellicola non si può identificare entro certi limiti di genere perché rappresenta un esperimento notevole (anche troppo, in alcuni momenti) di citazioni/immersioni di/in tante cose.
«Sono Dracula! Tranquilla non ti farò del male». A Bad City (che ricorda la Sin di Frank Miller) tutto è, letteralmente, in bianco e nero. Nelle sue strade deserte s’incontrano, dopo una festa in maschera, Arash (il jamesdeaniano Arash Marandi) e una ragazza/vampira (Sheila Vand, in chador/nouvelle vague), una femme fatale decisamente atipica. Tra i due nasce un legame che è pretesto per mostrare un femminismo fatalmente esagerato e suggestioni cinematografiche d’altri tempi.

Amirpour cita Sergio Leone, David Lynch, Ennio Morricone, Jean-Luc Godard e François Truffaut e sembra che, per certi versi, voglia strafare compromettendo l’armonia generale della pellicola. I passaggi da spaghetti western a horror urbano, dagli stimoli della “nuova onda” francese al noir raffinato non sempre si realizzano in maniera equilibrata, e si finisce per avvertire un senso di stanchezza ingiustificato per appena cento minuti di film.
A Girl Walks Home Alone at Night si fa comunque apprezzare molto, soprattutto grazie allo stimolo nostalgico per un certo cinema d’altri tempi che riesce a provocare nello spettatore.
Un cinema in cui il solo effetto speciale sembra essere uno skateboard rubato a un bambino.

AS THE GODS WILL
Regia di Takashi Miike
Con Ryûnosuke Kamiki, Shôta Sometani, Sôta Fukushi, Hirona Yamazaki, Mio Yûki
Horror, 100 min
Giappone, 2014
Voto Popoff: 4/5

A GIRL WALKS HOME ALONE AT NIGHT
Regia di Ana Lily Amirpour
Con Sheila Vand, Arash Marandi, Domini Rains, Marshall Manesh, Mozhan Marn
Horror, 99 min
USA, 2014
Voto Popoff: 3,5/5

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