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Speranza (Mdp) non è la speranza degli operai di Melfi

Melfi, gli operai Fca contestano Speranza (Mdp). SI perde pezzi nelle Marche mentre D’Alema promette di dialogare col Pd, ma senza Renzi

di Giulio AF Buratti

Mentre D’Alema ammette candido al Corrierone che «se avremo una forza consistente, costringeremo il Pd a dialogare con noi. E daremo maggior forza a quelli che dentro quel partito dicono che bisogna cambiare strada», su Repubblica e manifesto continua il tormentone sulla cosiddetta unità a sinistra. Hai voglia a dichiarare a Cazzullo che sei pronto a trattare magari dopo le elezioni. D’Alema conta sull’effetto del Rosatellum su un Pd in caduta libera: «Sono rimasti imprigionati nella trappola che avevano preparato per noi». A D’Alema gli si può dire di tutto, ad esempio che ha fatto bombardare la popolazione civile di quella che fu la Jugoslavia, ma non che non sia cristallino: «Inutile fingere che le prossime elezioni siano una sfida finale per il governo: tutti sanno che non ci sarà una maggioranza in grado di governare da sola». La prospettiva per il dopo-voto è di una forte centralità del Parlamento. E noi ci saremo». Quella che viene descritta come una sfida politica è solo la lotta per condurre i giochi nella “ditta”, per scalzare Renzi, rottamarlo, come lui credeva di fare con i clan che pensava di aver scalzato. E mentre molte persone di sinistra, che hanno abboccato a tutto negli ultimi vent’anni, si preparano all’ennesimo voto utile, D’Alema dice al Corsera, intervistato da Cazzullo, di essere «un federalista europeo convinto, come Ciampi, Prodi e la Bonino». Ossia che non si discosta da quello che il suo partito ha imposto a milioni di lavoratori prima e dopo essere diventato Pd. La formazione fa tremare i polsi ma chi vota utile, si sa, digerisce anche i sassi: Bersani, Craxi, Grasso, Civati, Speranza, Bassolino, Di Pietro, Laforgia, D’Attorre, D’Alema, Fassina. In panchina: Fratoianni, Epifani, Vendola, Rossi, Boldrini.

Qualcuno, però, l’ha capito. Sia nei posti di lavoro (ieri hanno scioperato in fabbriche tradizionali come la Same di Bergamo che in non luoghi postmodernissimi come Amazon) per esempio alla Fca di Melfi, e perfino dentro SI – cioè la somma di quel che resta di Sel più ciò che resta dell’ala cossuttiana e governista del Prc (i “grassiani”, si diceva una volta, meno Oggioni, campista progressista).

Gli operai di Melfi smascherano Speranza

Speranza, nel senso di segretario di Mdp, è stato a Melfi dove un gruppo di operai della Fca l’accolto con un volantino a dir poco irriverente. Si sono firmati “compagne e compagni lavoratori della Fca di Melfi” e hanno spiegato che «un noto esponente di questo Parlamento, il signor Roberto Speranza verrà a cercare di raccogliere voti per l’imminente campagna elettorale e lo farà spacciandosi per paladino dei diritti dei lavoratori. Ma noi operai della Fca di conosciamo bene la sua storia politica non fosse altro perché era uno degli esponenti di spicco del Partito Democratico. Roberto Speranza è stato uno degli artefici di una delle peggiori leggi che i lavoratori italiani hanno subito negli ultimi 20 anni.

Roberto Speranza e il suo Pd sono i protagonisti materiali della realizzazione e attuazione delle seguenti leggi: la cancellazione dell’articolo 18, la Legge Fornero, il Job Act, l’aumento dell’età pensionabile.

Roberto Speranza che solo adesso si ricorda di essere lucano, dove era quando alla Fca di Melfi modificavano le turnazioni portandole praticamente a ciclo continuo, con ripercussioni pesanti sulla vita sociale e familiare dei tanti lavoratori?

Dove era quando gli operai della sua regione denunciavano condizioni di lavoro al limite della sopportazione umana?

Dove era quando i lavoratori della sua regione denunciavano le continue pressioni aziendali?

Ovviamente le domande sono retoriche poiché noi sappiamo benissimo dove era, sappiamo che se ne stava seduto comodo in un aula di Parlamento (insieme ad altri parlamentari lucani di quella sinistra mai vicina ai lavoratori…). A fare esclusivamente i fatti suoi. Roberto Speranza è uno di quei personaggi politici che andava in tutti gli appuntamenti televisivi per difendere l’operato dei governi più vergognosi di sempre.

Speranza sappia che i lavoratori lucani non sono stupidi, sappiamo chi e che cosa ha fatto contro di noi, quindi può tranquillamente scordarsi i nostri voti e iniziare a cercarsi un lavoro più dignitoso di quello che ha svolto fino ad oggi.

Forse provando sulla sua pelle cosa voglia dire essere sfruttati a causa delle leggi che lui e quelli come lui hanno imposto ai lavoratori, con la speranza che si vergogni abbastanza da sparire dalla nostra vista.

Sinistra Italia perde pezzi. Ad esempio nelle Marche

Dal corpo militante di SI arriva l’autosospensione del gruppo dirigente della federazione di Sinistra Italiana di Ancona «in netto dissenso con il percorso intrapreso dal gruppo dirigente nazionale, sia politico che formale, ufficializzato con l’assemblea nazionale del 19 novembre scorso (…) Purtroppo essa è naufragata nel mare dell’egoismo del minuscolo ceto politico di cui il partito è succube.

Il fallimento dell’appello di Tomaso Montanari e Anna Falcone, va attribuito in gran parte a quell’egoismo. Consideravamo l’assemblea del Brancaccio non la soluzione di tutti i problemi, ma una possibile via d’uscita dal vicolo cieco in cui è entrata la sinistra dei Partiti a causa della sua inadeguatezza. Quel fallimento ha determinato un ulteriore frazionamento della sinistra tanto che, paradossalmente, la nascita della così detta lista unitaria della sinistra rischia di vedere alle prossime elezioni politiche almeno tre liste contrapposte. Abbiamo provato, in tutti i modi democratici, a far valere le nostre ragioni; non sempre abbiamo però potuto esercitare il nostro diritto alla critica, scontrandoci con un partito blindato a difendere una posizione che riteniamo profondamente sbagliata (…) Ci troviamo invece davanti ad un fatto compiuto e predeterminato che, per quanto ci riguarda, non ha alcuna caratteristica di novità, né nel programma, né nelle biografie. Per noi questo è inaccettabile e non condivisibile». Gli autosospesi sono Francesco Rubini, Alejandra Arena, Claudio Paolinelli, Matteo Cognini, Angelo Santicchia, Barbara Paradiso, Samuele Gherardi, ossia il gruppo dirigente del partito di Ancona sostenuto dalla propria base.

#PotereAlPopolo: verso i dieci punti del programma minimo

Insomma, anche il politicismo ha un limite! E forse le bugie del voto utile potrebbero sorprendersi di avere gambe più corte del solito. Anche perché ci sono altri percorsi che provano a dipanarsi come ha dimostrato l’assemblea popolare di sabato scorso al Teatro Italia. Promossa da un centro sociale di Napoli, Je so’ pazzo, gli occupanti dell’ex Opg, l’assemblea ha indicato un percorso possibile per una lista alternativa della sinistra antiliberista. Ieri sera, a Napoli proprio, almeno 180 persone hanno preso parte all’assemblea locale, una delle prime del percorso che dovrebbe sfociare in una nuova iniziativa che raccoglierà nuovi compagni di strada e poi decollerà verso la fase della raccolta delle firme. C’è attesa per il documento programmatico da emendare e approvare nelle tappe locali (si chiamerà “Proposta di un programma in dieci punti per un lista popolare”) e per i dettagli di metodo che scandiranno la vita della coalizione che darà vita alla lista.

 

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