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Napoli, chiude la storica libreria di Loffredo al Vomero

Dopo Guida, Pisanti, Mondadori e la Fnac, chiude l’ultimo baluardo della cultura nel quartiere Vomero. È una tendenza di tutta Italia. Intanto, aumenta la vendita degli e-book.

 

di Mario Conforto

 

Interno della libreria Loffredo. Alcuni scaffali sono vuoti a causa della crisi.
Interno della libreria Loffredo. Alcuni scaffali sono vuoti a causa della crisi.

 

Il dolore era impresso sul volto di Gianni Loffredo. Per l’amministratore delegato, l’ultima giornata, del suo punto vendita di libri, è stata una grande tragedia che non avrebbe mai voluto vivere. «Una giornata di lutto e non è difficile capirlo». Che cosa ha provato? «Dopo un secolo e mezzo di storia, un profondo senso di sconfitta». Parlava piano. Misurava bene le parole che erano poche. Perché poco era quello che c’era da dire. Una sola cosa ha voluto sottolineare: «Non auguro a nessuno, ma proprio a nessuno oggi di fare il libraio».

 

Sul portale web dell’azienda è rimasta soltanto la scritta: sito in manutenzione. Una pagina bianca dell’impresa culturale “Loffredo editore”, senza più contenuti. È la metafora di una crisi che morde, uccide. Ha chiuso per sempre la sede storica della libreria “Loffredo editore” di via Kerbaker, nel quartiere benestante sulla collina Vomero, a Napoli.

 

Dieci dipendenti sono rimasti senza lavoro. La libreria, era attiva fin dal 1981, ha chiuso i battenti per fallimento e adesso è intervenuta la curatela. Negli ultimi mesi i soci, pur ammettendo le enormi difficoltà a causa del rincaro del fitto e del drastico calo delle vendite, avevano comunque lavorato per aprire una nuova sede in via Cimarosa (Vomero); fra l’altro già stata ristrutturata e pronta per essere inaugurata. Poi, però, è arrivata la doccia fredda da parte del tribunale, che non ha accettato il piano di rientro della società, quindi ha imposto la chiusura e a breve deciderà se mettere in vendita in una giornata speciale il patrimonio librario rimasto in sede o procedere seguendo altre vie per tutelare i creditori.

 

Uno dei lavoratori storici, quasi in lacrime e, con grande commozione, in preda alla disperazione, ha dichiarato: «E ora cosa faccio? Ho cinquantacinque anni e nessuno mi assumerà più; cosa darò alla mia famiglia?».

 

Espositori di libri nella via della cultura a Port'Alba, a Napoli.
Espositori di libri nella via della cultura a Port’Alba, a Napoli.

 

A Napoli è anche accaduta una cosa paradossale. I vigili urbani hanno multato i librai di Port’Alba, perché, secondo un’ordinanza sindacale della giunta, le librerie non possono tenere per strada gli espositori. È intervenuto, sulla vicenda, il consigliere della seconda Municipalità, Pino De Stasio, capo gruppo di Rifondazione comunista e delegato alle politiche del “grande progetto centro storico Napoli Unesco”: «Ricordo alla mia amministrazione che decine di librerie sono state costrette a chiudere per l’insostenibilità economica e l’e-commerce. Nessun aiuto è arrivato dalle istituzioni locali; al sindaco Luigi De Magistris, ribadisco che vi era una conferenza di servizi in cui si dovevano decidere i passi da fare per ottimizzare gli spazi e dare ancora più decoro alla bella storica via dedicata alla cultura. Ma nulla di fatto. Sono sorpreso. Scriverò al sindaco, tutto questo è assurdo». Tuttavia, il primo cittadino ha affermato: «Non ero al corrente dell’intervento della polizia municipale, è stato ingiusto. Poi, reprimere un’attività storica, addirittura di espressione culturale. Quando si sta procedendo alla regolarizzazione del settore, al rilancio e, alla valorizzazione; per ciò che è accaduto è stataun’operazione illogica e priva di buon senso».

 

Nell’Ottocento la sigla era “Rondinella-Loffredo” (tra le più antiche case editrici italiane e tra le prime a produrre testi scolastici). Loffredo oggi è presente su tutto il territorio nazionale con una capillare rete di propaganda e distribuzione. Vanta lontane radici culturali coniugate però a un forte impulso verso le tecnologie innovative del mondo del libro e della comunicazione. Circa la produzione narrativa e di poesia, basti qui ricordare che Loffredo ha pubblicato, primo in Italia, romanzi come “Il resto di niente”, di Enzo Striano, sulla figura storica della “Pimentel Fonseca” e sulla rivoluzione napoletana del 1799.

 

Negli ultimi giorni si potevano acquistare dei volumi svenduti al cinquanta per cento prima che le saracinesche si abbassavano definitivamente. Un ricordo, per tutti quelli che in via Kerbaker, hanno costruito un percorso, un’appartenenza e la propria identità culturale.

 

Ingresso della libreria Loffredo nell'ultimo giorno di apertura.
Ingresso della libreria Loffredo nell’ultimo giorno di apertura.

 

Quella mattina c’era una fila lunga oltre il marciapiede. Una guardia giurata all’ingresso, e tra i due piani della libreria gli attenti esecutori del «fallimento 180 del 2014». Così si leggeva sugli scontrini giusto l’ultimo controllo e per la correttezza delle vendite. C’era chi passava per caso e con sgomento commentava: «Chiude pure Loffredo». Chi è entrato l’ultima volta in ricordo dei tempi passati in omaggio alla libreria del nonno e del papà. Si notavano cittadini increduli e con aria melanconica osservavano i libri, li prendevano e c’era qualcuno che li sfogliava e li annusava.

Un’aria pesante, insomma. Perché l’ultimo “sconto” è finito per coincidere — complice una crisi commerciale senza precedenti e che negli ultimi tempi ha subito una preoccupante impennata — con una desertificazione culturale deprimente. Iniziata con la chiusura di Guida e proseguita con quella di Fnac sempre nello stesso quartiere.

Con la scomparsa di Loffredo, al Vomero è andato via l’ultimo avamposto del sapere, un pezzo di vita vissuta. Si è perduto una tessera del mosaico della memoria storica, individuale e collettiva. Lunga un secolo e mezzo. Che ha privato un quartiere popoloso come quello collinare dell’ultimo polo culturale di riferimento.

 

Già nel 2013, un luogo cult della città come la libreria Guida, in cui hanno fatto tappa intellettuali quali Benedetto Croce, Giuseppe Ungaretti, Eugenio Montale, Fernanda Pivano, Umberto Eco, Allen Ginsberg e Giorgio Napolitano, dopo novantacinque anni ha chiuso i battenti. Da un anno i diciotto dipendenti sono in cassa integrazione. Nel 2011, l’editore Paolo Pisanti e presidente dell’Ali (Associazione dei libri italiani), ha interrotto la sua attività nel comune di San Giorgio a Cremano che ha dato i natali a Massimo Troisi. Poi, ancora nel 2012, la libreria Mondadori, dopo solo otto mesi di apertura, vicino il Real Teatro San Carlo, nel cuore del centro, ha abbassato la saracinesca per sempre.

 

Gianni Loffredo, proprietario della libreria, che ha chiuso, nel quartiere Vomero, a Napoli.
Gianni Loffredo, proprietario della libreria, che ha chiuso, nel quartiere Vomero, a Napoli.

 

Loffredo aveva la sua sede originaria nel centro storico, in via San Biagio dei Librai, nella Napoli greco-romana, all’interno del cinquecentesco palazzo Carafa di Montorio. Vicino a piazzetta Nilo, accanto alla statua del “Corpo di Napoli” che divenne logo prima della Libreria e, poi, anche della casa editrice.

 

Il mondo dei libri e dell’editoria, su carta stampa, sembrano essere in via d’estinzione. La cultura in Italia, purtroppo, non è considerata motore di sviluppo. Ma a contribuire, oltre all’economia in crisi, c’è l’e-book. Di recente il parlamento francese ha adottato in via definitiva, con l’ultimo voto del Senato, la cosiddetta “legge anti-Amazon” sul prezzo dei libri venduti via internet, che vieta il cumulo tra la consegna gratuita e lo sconto addizionale del cinque per cento. Il testo, è stato presentato dall’opposizione di centrodestra ma sostenuto anche dalla maggioranza; punta ad evitare che i giganti online, come Amazon, soffochino i piccoli venditori di libri con prezzi eccessivamente ridotti. In realtà anche il nostro Paese già nel 2011 aveva votato una legge del genere ma non sono stati ottenuti grandi risultati.

 

Il rapporto dell’Associazione italiana editori del 2012 inizia con la seguente espressione: «Annus horribilis». Sono calate le tirature del venti per cento. Diminuiscono i libri italiani tradotti in altre lingue. Esistono sempre di meno librerie e la vendita si è spostata sul canale online. Nel 2013 i dati della crisi hanno confermato il trend negativo. Quest’ultimo anno, invece, grazie al genere per bambini, vi è stato un lieve miglioramento di vendite dei libri stampati. Mentre l’e-book è aumentato del sessanta per cento. Tuttavia, i numeri sono una chiara lettura di ciò che sta accadendo nel mondo dell’editoria e delle librerie. Nella relazione Istat sulla produzione libraria 2009–2013 della vendita dei libri ed e-book, si parte da uno 0,2 per cento fino ad arrivare ad un 44,6 per cento dei titoli in commercio. Interessante, poi, evidenziare il prezzo medio dei libri. Per esempio, online costano dieci euro e quarantaquattro centesimi, mentre, in libreria lo stesso prodotto costa diciotto euro. L’ultimo aspetto è il raffronto con l’estero. Negli Usa il fatturato del mercato e-book è pari a ventisette miliardi di dollari; in Europa, la Francia ha un derivato di quasi cinque milioni di euro e la Germania di nove milioni. L’Italia è tra le ultime in classifica con i suoi tre milioni e cento di derivati.

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