Il sindaco 5 Stelle di Pomezia difende il suo provvedimento sull’assistenza ai disabili. Ma i familiari lo contestano. Chi guadagna 3.000 euro nette al mese ne dovrà spendere la metà per i propri cari.
di Claudio Alessandro Colombrita
«Servire un sempre maggior numero di disabili, facendo pagare l’assistenza a chi più ha, ci è sembrato un ragionamento di buon senso». L’argomento di cui si parla è l’assistenza domiciliare, l’affermazione è di Fabio Fucci, sindaco di Pomezia del Movimento 5 Stelle. Il primo cittadino torna a parlare dopo mesi di silenzio, mesi in cui le famiglie hanno continuato a ricevere i bollettini per il pagamento dell’assistenza. Cifre a tanti zeri che spaventano. Chi rientra nell’ultima fascia Isee, ovvero chi ha un reddito superiore a cinquantamila euro, si trova a pagare l’assistenza anche diciotto euro e venticinque l’ora, molto di più rispetto alla media nazionale.
A forza di rate che possono arrivare fino ad ottocento euro mensili, quelli che sono considerati ricchi dal Comune, stanno però soccombendo. Parecchi hanno dovuto rinunciare a qualsiasi tipo di assistenza e hanno abbandonato il lavoro per stare vicino ai propri cari disabili. Sullo sfondo, una situazione finanziaria disastrata, ereditata dalla precedente amministrazione e che non può rappresentare una giustificazione per la richiesta di cifre così ingenti.
Imperia Zottola, consigliere del Partito democratico al Comune di Pomezia, critica l’operato del sindaco: «È finito il tempo di poter regalare tutto, ma questa cosa di pagare diciotto euro e venticinque orari non va bene, tutti i giorni, per tre ore. Fucci non dà niente per il sociale, vuole che l’handicap rientri per forza a pagamento diretto».
L’assistenza domiciliare si paga, come ogni altro servizio erogato dal Comune per i cittadini, secondo il principio di progressività, si guarda al reddito delle famiglie e si individuano le fasce Isee di riferimento, chi più ha più paga. Le fasce sono dieci e anche chi non si ritrova ad avere un reddito superiore a cinquantamila euro, comunque, deve pagare cifre cospicue e più alte rispetto ad altri Comuni.
Fucci: «Abbiamo rimesso mano alle fasce Isee per garantire l’erogazione del servizio anche a tutti quei disabili che non hanno la possibilità di pagare queste somme, perché si trovano nel contesto di una famiglia disagiata. In una famiglia con reddito adeguato, invece, si paga progressivamente. Chi ha la possibilità di essere accolto da una famiglia, con disponibilità economica sostanziosa, paga i diciotto euro e venticinque. Ma tra chi non paga niente e i diciotto euro, il costo pieno, ci sono una decina di fasce».
Famiglie che, fino al 2011 non pagavano un centesimo, si ritrovano a pagare più di cinquanta euro al giorno. Un cambiamento davvero significativo che ha, inevitabilmente, modificato il loro tenore di vita. Sul punto, Fucci chiama in causa l’amministrazione passata: «Le annualità pregresse, indubbiamente, incidono e si fa riferimento ad atti che hanno concluso amministrazioni precedenti la nostra. Siamo entrati a giugno 2013 e abbiamo trovato quelle che erano le richieste di pagamento inoltrate nei confronti degli assistiti. Su queste, abbiamo dimostrato apertura per la rateizzazione dei pagamenti». Dunque i bollettini 2013, salati o no, dovranno essere pagati, senza nessuno sconto.
L’incremento del costo dell’assistenza domiciliare, è dettato da una specifica interpretazione della legge 104/92. La fascia di spettanza si calcola in base al reddito dell’intero nucleo familiare, un criterio che non convince Imperia Zottola: «Se il disabile eredita una casa, si trova costretto a pagare all’improvviso l’assistenza domiciliare. Convivente o no, se ha una sorella che vive a Toronto, si conta anche il reddito di questa, mi sembra irragionevole».
La differenza è sostanziale: se ci si riferisce solo al disabile si avrà un reddito inferiore a quello dell’intera famiglia, dove tutto entra in gioco. È questo l’argomento principale su cui fanno leva le associazioni e il Comitato dimensione disabili, basandosi su un decreto che favorirebbe tale tipo di interpretazione.
Fucci: «Nella limitatezza delle risorse è sempre difficile districarsi nell’assecondare le aspettative dei cittadini. In particolare di quelli che vivono un disagio. Abbiamo deciso di concedere un sostegno maggiore a quelle persone con disabilità che, oltre a questa sfortuna, hanno anche l’aggravante delle precarie condizioni economiche dei propri nuclei familiari. Chi, nelle difficoltà della disabilità, ha la facoltà di essere assistito da una famiglia che ha delle disponibilità economiche, attraverso questa, può provvedere a compartecipare col Comune alle spese di assistenza».
Attraverso questo meccanismo, però, si chiede al cittadino di rinunciare a qualcosa: o si paga l’assistenza e si lavora il doppio per poter arrivare alla fine del mese, o si rinuncia all’assistenza e magari si è costretti anche a lasciare il proprio lavoro per prestare aiuto ai propri cari con disabilità.
Per comprendere il motivo di questa richiesta così esosa è necessario far riferimento al costo del lavoro degli assistenti sociali e dell’intera struttura, la Pomezia servizi spa.
Zottola: «La Pomezia spa eroga questo genere di servizi, è una società per azioni, con revisori e sindaci, dirigenti e personale. Queste somme rappresentano il costo del lavoro. È un costo alto, se si pensa, poi, che l’handicap a Pomezia viene affrontato con un solo assistente sociale e una sola psicologa».
Molte polemiche si sono susseguite intorno a questa società e la presenza di due soli specialisti alimenta l’interrogativo su dove vadano a finire questi soldi, Fabio Fucci ritiene la somma congrua: «Il costo totale non può essere a carico del Comune. Il personale che assiste le persone va ovviamente pagato, è qualificato, in regola, con una regolare busta paga e contributi previdenziali. Se il paragone, che molto spesso le persone fanno, è con il personale in nero, non qualificato e che offre un servizio rischioso, contravvenendo alle leggi e alle regole, non può esserci un confronto».
Nulla si può fare per il passato. Tuttavia, le fasce più deboli e chi li rappresenta, chiedono maggiore attenzione e maggiore sensibilità da parte del sindaco, il quale annuncia di voler stanziare dei fondi: «Quest’anno abbiamo previsto di includere nel bilancio sessantamila euro, che andranno a sostegno delle persone con disabilità».
Credo sia meglio evitare di intervistare quelli del PD sono coloro che ci hanno causato piu’ guai di tutti(la giunta precedente) GRAZIE