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Le Ong italiane a Gaza: fermate il massacro

«Gli organi internazionali e governi esigano il pieno rispetto del diritto internazionale umanitario, per un’immediata fine dell’attacco».

di Massimo Lauria

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«Quanti bambini, donne e anziani devono ancora morire per poter usare la parola MASSACRO? Per quanto ancora i nostri governi continueranno ad usare definizioni fredde come “uso sproporzionato della forza”, “diritto di difesa”, “vittime collaterali”, “scudi umani” perché non riescono a condannare uno Stato che occupa rinchiude e uccide un intero popolo?». È l’appello accorato delle otto Ong italiane che operano nella Striscia di Gaza, agli organismi internazionali per chiedere il rispetto del diritto internazionale umanitario per un immediato cessate il fuoco.

Acs, Ciss, Cospe, Cric, Educaid, Overseas, Vento di Terra, Vis, sono le organizzazioni umanitarie italiane a Gaza, firmatarie di un comunicato che accusa Israele di perpetrare un massacro ai danni della popolazione palestinese.

«A Shajaiyyeh è stata una strage e così dovrà passare alla storia – scrivono ancora le associazioni di cooperazione internazionale -. Oltre 90 i corpi senza vita già ritrovati dopo i bombardamenti della notte del 19 luglio, chissà quanti “riposano” ancora sotto le macerie delle proprie case. A tanti sono tornate in mente le immagini crude e dilanianti di Sabra e Chatila. 32 anni dopo la storia si ripete».

L’allarme lanciato da chi lavora a stretto contatto con la popolazione palestinese, riguarda anche le decine di migliaia di sfollati. Secondo i dati forniti dalle Ong italiane, sono già oltre 200.000 le persone rimaste senza casa e che non sanno più dove andare. In molti cercano rifugio «nelle scuole dell’Unrwa, la casa di un parente, sperando che questo possa salvare le loro vite».

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Ma l’accusa più grave lanciata contro lo Stato ebraico è quella di crimini di guerra. «Quando gli ospedali sono al collasso e il personale medico è considerato un target – attaccano -, siamo di fronte ad un chiaro CRIMINE DI GUERRA. La rabbia delle persone rivolta contro giornalisti e operatori umanitari, all’indomani del massacro di Shajaiyyeh, in realtà ci ricorda che siamo tutti responsabili».

I governi e gli organismi internazionali, insistono, sono responsabili di non intervenire ogni volta che un’ambulanza viene impedita nei soccorsi, oppure ogni volta che vengono bombardate le case dei civili.

«Potremmo adesso continuare riportando il numero di morti palestinesi, ma quando questo comunicato sarà pubblicato questo numero sarà già vecchio; le vittime, come i feriti, saranno molti di più. Ciò che possiamo affermare senza paura di essere smentiti è che il 77% delle vittime sono civili (fonte Onu)».

In questa situazione non c’è scampo per gli abitanti di Gaza nessun confine verso cui fuggire, nessuno Stato a cui chiedere asilo. Gaza, per volere di molti, troppi, è una prigione a cielo aperto.

«Chiediamo alla società civile italiana ed internazionale di continuare a mobilitarsi, come sta avvenendo in questi giorni,  per esprimere la solidarietà alla popolazione palestinese vittima di questo massacro. Chiediamo inoltre che gli organi internazionali e i governi si mobilitino per esigere pieno rispetto del Diritto Internazionale Umanitario e del Diritto Internazionale; per un’immediata fine dell’attacco; per la fine dell’assedio a cui la Striscia di Gaza è sottoposta dal 2006; per la fine indiscriminata di arresti di Palestinesi in Cisgiordania ed a Gerusalemme Est da parte dell’esercito israeliano».

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