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Senato, la riforma puzza di Patto del Nazareno. Sel si infuria

I parlamentari di Vendola non ritirano parte dei seimila emendamenti per la riforma del Senato. In aula lo spettro dell’accordo tra Renzi e Berlusconi. Vendola: «No a ricatti».

di Massimo Lauria

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Un accordo tra Pd e Sel sembrava essere stato trovato, tanto che il “dissidente” Pd Vannino Chiti, titolare della trattativa col partito di Vendola, aveva dato per scontato il taglio della maggior parte dei seimila emendamenti presentati dal gruppo d’opposizione per giungere rapidamente al primo sì della riforma del Senato. Ma qualcosa è andato storto. La bocciatura di un emendamento dei vendoliani sulla tutela delle minoranze linguistiche, votato a scrutinio segreto, ha riportato nell’aula di Palazzo Madama lo spettro dell’accordo tra Renzi e Berlusconi sulla legge elettorale, il cosiddetto “Patto del Nazareno”.

Davvero i parlamentari di Sel avevano davvero creduto che l’asse Pd-Fi fosse un lontano ricordo? Sta di fatto che qualsiasi accordo tra il partito di Renzi e quello di Vendola per ora appare improbabile.

In casa Sel fanno sapere che i colloqui con Chiti ci sono stati, e che sarebbro pure stati disponibili a ritirare una parte di quegli emendamenti. Il partito di Vendola, però, non è disposto a cedere su alcuni punti ritenuti fondamentali.

«Noi abbiamo dato la nostra disponibilità al ritiro di una consistente parte degli emendamenti, ma questa nostra disponibilità deve avere un contraltare di risposte dal governo. È arrivato il momento in cui nessuno può fare giochini», ha detto la parlamentare di Sel Loredana De Petris in conferenza stampa.

Le firme per convocare un referendum, quelle per presentare una legge di iniziativa popolare, le modalità di elezione del presidente della Repubblica, sono solo alcuni dei punti sui quali Sel chiede la disponibilità del Pd e del ministro Maria Elena Boschi.
Per Fratoianni «non basta dire che dopo la riforma si fa il referendum costituzionale; vanno definite le modalità concrete per arrivarci. E ancora: le firme per chiedere il referendum vanno riportate a 500mila: è inaccettabile che il ddl Boschi le aumenti a 800mila». Questo vale anche per il numero delle firme sulle leggi di iniziativa popolare: vanno riportate a 50mila. Mentre sull’elezione del capo dello Stato, il deputato di Sel insiste: «Così com’è nel ddl Boschi la maggioranza si può prendere tutto. Invece la platea va allargata, magari agli eurodeputati: bisogna discuterne».

Infine c’è il nodo del pareggio in bilancio in Costituzione: «Va eliminato per praticare la flessibilità. Si inizi da lì – continua Fratoianni – dopodichè per cambiare verso all’Europa, bisogna cambiare i trattati. Su tutto questo vogliamo risposte precise e non ambigue: non si tratta di un ricatto, il ricatto lo pongono loro se dicono di ritirare gli emendamenti senza discutere nel merito».

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