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Iperattività, è reale o serve solo a Big Pharma per vendere medicine?

L’iperattività e altri disturbi mentali infantili troppo spesso si curano con le medicine, per la gioia delle multinazionali farmaceutiche. In realtà, si possono tranquillamente curare ascoltando il bambino o risolvendo dinamiche familiari sbagliate.

 

di Monica Amendola

foto 1 psicofarmaci

Gianluca vive a Milano. Va a scuola e da grande vuole costruire computer e inventare software: «Come Bill Gates», dice lui. Una vita in apparenza normale. L’anno scorso è stato allontanato dalla scuola che frequentava perché irrequieto. Su richiesta dei suoi insegnanti è stato sottoposto a una visita medica che aveva dato come unico rimedio per curare la sua iperattività uno psicofarmaco, il Ritalin. I suoi genitori, però, si sono rifiutati di farlo curare con questa “droga”, come l’hanno definita; gli hanno offerto un’assistenza psicologica e l’hanno iscritto ad un’altra scuola. Gianluca non ha più avuto quei problemi che l’avevano fatto allontanare dalla scuola l’anno scorso.

 

La storia di questo bambino è solo uno dei tanti casi che ogni anno, non solo in Italia, si ripetono da quasi un decennio: nelle scuole, le elementari in particolare, sono aumentate a dismisura le richieste di esami clinici per diagnosticare i disturbi del comportamento, in particolare la cosiddetta “sindrome da iperattività” (Adhd) e il deficit dell’attenzione. Nella gran parte dei casi, queste sono false malattie, ma negli Stati Uniti si è moltiplicata la prassi di guarirle con gli psicofarmaci. Che, se utilizzati in età infantile, spesso rischiano di dare effetti collaterali gravi, come la tendenza al suicidio. Eppure, il più delle volte, questi disturbi sono solo lo specchio di situazioni familiari difficili o di un adattamento problematico all’ambiente in cui il bambino vive. Come la mamma di Gianluca ha sottolineato, in effetti, «la visita neurologica di nostro figlio l’ha descritto come un bambino normalissimo, che aveva solo un problema di socializzazione all’interno della scuola e nella classe che frequentava».

 

La tendenza statunitense si sta diffondendo., L’Europa negli ultimi anni, ha mostrato una tendenza a trattare questi disturbi nello stesso modo. Basti pensare che in Inghilterra, Germania, Belgio, Olanda, Islanda, Irlanda, Norvegia, Francia e Spagna la percentuale di crescita dell’utilizzo infantile di psicofarmaci è del cento percento. L’Italia sembra al momento più restia a somministrare medicine stimolanti in età infantile, anche se negli ultimi anni questa prassi è cresciuta: su gli oltre otto milioni di bambini fino a quattordici anni, più di settecentomila sembra soffrire di disturbi mentali di vario tipo, mentre meno del due percento ha avuto una diagnosi di Adhd o di deficit dell’attenzione. Tra questi (ma non solo) quarantamila utilizzano psicofarmaci e un quarto ne è dipendente. Inoltre, il ministero della Salute ha autorizzato venti centri, uno per regione, alla somministrazione.

 

I dati provengono dagli archivi del comitato “Giù le mani dai bambini”, nato nel 2004 e dedito alla sensibilizzazione sul rischio che comporta questa “americanizzazione del trattamento dei disturbi mentali infantili”. Perché, se in molti centri di assistenza per problemi infantili di questo tipo è molto rara la somministrazione di molecole con effetti sulla psiche, Luca Poma, portavoce del comitato, ha denunciato alcuni casi italiani: «Il più eclatante è quello di San Donà di Piave, in provincia di Venezia, dove la clinica somministra metanfetamine a pazienti in età scolare dopo una visita di soli venti minuti, dopo aver fatto firmare il consenso informato dei genitori come pura burocrazia».

 

È ciò che ha ripetuto anche il padre di Gianluca: «Mio figlio è un giocherellone. Questo è il suo modo di vivere l’infanzia, e non può essere etichettato come malattia. Il motivo per cui ci siamo rifiutati di fargli assumere lo psicofarmaco è che non sarebbe stato risolutivo: lo si droga e addormenta in quel momento; ma quando lui si risveglia si è punto e da capo. La sua scuola lo ha allontanato, ma noi non potevamo permetterlo, perché lui voleva andare a scuola».

Il Ritalin è il farmaco più prescritto per i presunti disturbi mentali dei bambini.
Il Ritalin è il farmaco più prescritto per i presunti disturbi mentali dei bambini.

Ha spiegato lo psichiatra Giovanni Dell’Uomo, direttore dell’assistenza materno-infantile del centro per disturbi mentali infantili di piazza Castellani di Roma: «di tutti i casi di sospetta Adhd, solo una minima percentuale è veramente patologica; tutto il resto è frutto di una dinamica di eccessiva semplificazione del Dsm (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorder), che mette al centro i sintomi e la persona. In questo modo, non ne rispetta quella che sarebbe definibile come originalità, e che oggi è etichettata come un problema. È una tendenza che probabilmente fa comodo, perché permette di immettere nella scuola del personale in più come sostegno; inoltre, i cosiddetti Bes (Bisogni educativi speciali), che permettono di ridurre o personalizzare i programmi didattici, sono più comodi per la logica dell’insegnamento odierno, basata sul: “Io spiego; se tu non capisci, i problemi sono tuoi”».

 

L’allerta, però, deve essere costante, perché la vendita degli psicofarmaci ha fruttato alle case farmaceutiche americane più di venti miliardi di dollari solo negli Stati Uniti. È l’allarme di “Giù le mani dai bambini”, ancora per bocca di Luca Poma: «Non va dimenticato il fatto che ultimamente il grosso delle somministrazioni di psicofarmaci è destinato al trattamento della depressione infantile: viene prescritta la paroxetina, che sarebbe vietata ai minori perchè induce al suicidio. Inoltre, negli ultimi tempi la casa farmaceutica Shire sta cercando di far approvare la guanfacina per l’Adhd: sembra che oggi si sia persa la memoria del fatto che questo farmaco non è stato somministrato per lungo tempo, per via dei troppi effetti collaterali che provoca. Eppure, la Shire promuove convegni per sostenerne l’utilizzo, dicendo che apporterebbe benefici a oltre trecentomila bambini».

 

Per questo, l’azione del comitato consiste soprattutto nel sensibilizzare: «Non serve vietarne l’utilizzo, perché gli psicofarmaci si possono comprare anche altrove, per esempio in Svizzera; è piuttosto un problema culturale. L’importante è sottolineare che in nessun caso di utilizzo di metanfetamine il paziente è guarito». La storia di Gianluca ne è l’esempio più eclatante: è bastato, a detta dei genitori, fornirgli un aiuto di altro tipo, solamente psicologico, e capirlo, perché tornasse a essere un bambino “normale”, pur rimanendo, come ha sottolineato suo padre, «lo stesso bambino di prima; con la differenza che ora è un bambino felice».

Il Prozac è il farmaco più prescritto negli Stati Uniti ai bambini iperattivi.
Il Prozac è il farmaco più prescritto negli Stati Uniti ai bambini iperattivi.

2 COMMENTI

  1. Sono Mamma di un (oggi una ragazzo di 23 anni), con diagnosi di Asperger, al’età di 12 anni li somm. (xk aveva una rash cuttaneo nelle gambe), En e Risperdal, come dite, subito si addormentava, poi, dopo 5 mesi ha cominciato l’inferno, tentava il suicidio, ho avvertito subito ai medici, ma loro continuavano a sostenere che era “normale e che lui aveva bisogno dei psicofarmaci”, oggi è dipendente…

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