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Kevin Costner, i Quartieri Spagnoli di Napoli e il reporter di strada

Cronache romane di un cinema che fa festa, nono giorno. Popoff vi racconta il Festival Internazionale del Film di Roma.

di Giorgia Pietropaoli


Il trailer del film Black and White

«Sai cosa sanno fare bene gli avvocati? Niente». Nel penultimo giorno (24 ottobre) del Festival Internazionale del Film di Roma è Kevin Costner a calcare il red carpet per presentare il suo ultimo film Black and White, diretto dal regista Mike Binder e in concorso nella sezione Gala.
Elliot Anderson (Kevin Costner, appunto) è un avvocato e, insieme alla moglie, si occupa della nipotina Eloise, nata dalla relazione interraziale della sua unica figlia, morta di parto. Ben presto Elliot si ritroverà ad accudire da solo la bambina e a dover lottare per mantenere l’affidamento che la nonna paterna, Rowena (ma quant’è brava Octavia Spencer?), vorrebbe sottrargli per far vivere Eloise in un ambiente che rispecchi di più le origini paterne. «Voglio solo che quel culo nero di tuo figlio stia lontano da Eloise. Qual è la prossima domanda?».

black-and-white

Mike Binder confeziona un film che indaga e racconta le tensioni tra due famiglie e che nascono in seguito a pregiudizi razziali, pregiudizi che si distribuiscono equamente in entrambe le parti. Binder non lo fa certo con uno sguardo particolare o mai visto finora; si apprezza, comunque, il tentativo di donare nuova attualità, almeno cinematograficamente parlando, a un conflitto mai risolto negli Stati Uniti. Sullo schermo le due fazioni, pur con le dovute differenze, sono una lo specchio dell’altra: vizi, abitudini, parole, offese e sentimenti non conoscono discriminazione di sorta. «Sei un cliché».
L’aura di buonismo che vigila attenta sulla pellicola affinché ogni cosa vada come deve andare, fa sì che Black and White sia un film decente per famiglie che devono essere rassicurate. Nulla di più. Kevin Costner, almeno, tenta di risollevarsi dalle pubblicità tonnate. In fin dei conti sembra che stia imparando di nuovo a respirare.

Per la sezione Prospettive Italia, invece, è stato presentato al pubblico (preceduto dal corto Ore 12 di Toni D’Angelo, figlio di quel Nino) il documentario Largo Baracche di Gaetano Di Vaio, il Figlio del Bronx che ha riscattato se stesso e che sta cercando di riscattare anche la sua Napoli.
«Alla fine non bisogna guadagnare per vivere ma per morire». Il film segue la vita quotidiana di un gruppo di ragazzi (Carmine Monaco e la sua “batteria”) nati e cresciuti nei Quartieri Spagnoli, luogo dalla pessima fama e denso di delinquenza, in cui i giovani si sentono ghettizzati. Sono ragazzi che hanno sogni, speranze e che riflettono sulla loro condizione, nonostante la scarsità dei mezzi a loro disposizione; sono ragazzi che si rimboccano le maniche e che non hanno paura di fare lavori umili, per evitare di cadere nella trappola criminale; sono ragazzi che hanno sofferto, che hanno visto i morti per strada e che hanno capito che esiste un altro mondo da vedere, un mondo che, forse, loro potrebbero portare a Napoli. «Rido sempre, anche se sono triste».

largo baracche

Gaetano Di Vaio tenta un’operazione coraggiosa che gli riesce alla perfezione: portare sullo schermo una città che non è Gomorra (e finalmente!) per arrivare al cuore delle persone e mostrare che esiste un lato che si fa fatica a ricordare a causa di quel “muro” eretto anche da un certo tipo di televisione. L’indipendenza e l’estraneità alle caste garantiscono la genuinità di questo documentario che non ha finalità puramente massmediatiche (a differenza di altri prodotti) ma comunicative, di rottura e di rivincita su alcuni meccanismi produttivi che tendono a escludere chi non rientra nelle operazioni commerciali stabilite dall’alto.
Carmine, Giovanni, Mariano, Luca, Giuseppe, Gennaro, Gianni e Antonio (Gaetano non ce lo scordiamo) si sono rimboccati le maniche perché chi «si vuole salvare si salva da sé». Tutti gli altri, che stanno facendo? Perché le vere eccezioni, nei Quartieri Spagnoli «sono le opportunità».

Carmine, nel frattempo, è diventato famoso, conosciuto come O’ Track’, e anche gli altri ne hanno fatta, di strada. Sono tutti su quel palco della sala Sala Petrassi, all’Auditorium Parco della Musica di Roma, nell’ambito di un festival importante. Numerosi, chiassosi, emozionati, giovani, belli nella loro spontaneità. «Spero che qualcuno abbia fatto questa foto e che sia arrivata ai miei professori e alla mia preside, che dicevano che sarei diventato un camorrista».


Il trailer del film Nichtcrawler

La serata di questo venerdì si è conclusa con un film in concorso nella sezione Mondo Genere. Si tratta di Nightcrawler, opera prima di Dan Gilroy (già sceneggiatore di The Bourne Legacy) e interpretato da Jake Gyllenhaal.
«Non assumo un ladro del cazzo». Lou Bloom è disoccupato e sopravvive come può rubacchiando. Una notte s’imbatte in un gruppo di reporter d’assalto che, telecamere in spalla, riprendono un incidente stradale per poi rivendere il materiale girato al miglior offerente. Lou capisce che è quello che ha sempre voluto fare. Si procura una telecamera e un assistente, Rick (Riz Ahmed), e comincia a sbaragliare la concorrenza. Lou ci sa fare, ha occhio e un’innata capacità per la trattazione. «Immagina il nostro notiziario come una donna che urla per strada con la gola squarciata». Da quel momento la sua scalata al successo sarà una discesa, sempre più irreversibile, nella spietatezza e nella crudeltà del sensazionalismo.

NIGHTCRAWLER

«Voglio essere quello che possiede l’emittente che possiede la telecamera». Gilroy dirige un film dalla psicologia complessa, che esplora i meccanismi dell’informazione americana (e non solo), quella che punta all’esagerazione e all’estremizzazione di certi parametri comunicativi. L’etica, in sostanza, va a farsi fottere, in questo thriller dai toni cupi e quasi redfordiani. Il regista ha a disposizione un protagonista forte e malvagio, interpretato da un Jake Gyllenhaal strepitoso e ai massimi livelli, in grado di regalare una performance decisamente da Oscar. «E se il mio problema non fosse che non capisco gli altri ma che non mi piacciono?».
Chissà se il pubblico romano deciderà di premiarlo, con quel finale che denuncia/prospetta scenari impensabili. «Non ho parole… è straordinario». Sì, lo è. È un film straordinario. «Grazie».

BLACK AND WHITE
Regia di Mike Binder
Con Kevin Costner, Octavia Spencer, Jennifer Ehle, Andre Holland, Bill Burr
Drammatico, 121 min
USA, 2014
Voto Popoff: 2/5

LARGO BARACCHE
Regia di Gaetano Di Vaio
Con Giovanni Savio, Carmine Monaco, Mariano Di Giovanni, Giuseppe Schisano, Luca Monaco, Gennaro Masiello, Antonio De Vincenzo
Documentario, 70 min
Italia, 2014
Voto Popoff: 5/5

NIGHTCRAWLER
Regia di Dan Gilroy
Con Jake Gyllenhaal, Bill Paxton, Rene Russo, Ann Cusack, Kevin Rahm, Riz Ahmed
Titolo italiano: Lo sciacallo
Thriller, 119 min
USA, 2014
Uscita giovedì 13 novembre 2014
Voto Popoff: 5/5

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