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Il Pd fa lo Sblocca Italia, i movimenti lo bloccheranno

Con l’ennesimo voto di fiducia Renzi incassa il si definitivo allo Sblocca Italia. Protestano i movimenti  che rilanciano la battaglia contro un decreto devastante per i territori

di Alessio Di Florio

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Il Decreto “Sblocca Italia” è legge. Nonostante le vibranti e numerosissime proteste levatesi in tutta Italia (compresi due giorni di sit in davanti Montecitorio a cui hanno partecipato centinaia di persone da tutta Italia e di cui Popoff si è già occupato, il Governo Renzi ha incassato la fiducia anche su questo provvedimento. Ma la denuncia e la mobilitazione ambientalista non si arrende e prosegue, pronta a sfruttare quelli che vengono definiti “varchi” della legge, ricordando alcune lotte del passato che fanno ancora ben sperare e tutti gli altri strumenti a disposizione (a partire dall’impugnazione davanti la Corte Costituzionale, che alcune regioni già si sono impegnate a fare).

Il Forum Abruzzese dei Movimenti per l’Acqua Pubblica auspica che il decreto “Sporca Italia” (come gli ambientalisti l’hanno ribattezzato) – un “provvedimento dal sapore di primo novecento” – diventi un “boomerang per i petrolieri”, ricordando che in Abruzzo la mobilitazione popolare fermò il terzo traforo sotto il Gran Sasso e il Centro Oli che erano già decisi e approvati. Dopo aver evidenziato le possibili vie legali – dal ricorso “che dovrà presentare la Regione Abruzzo alla Corte Costituzionale alle questioni di legittimità che si potranno introdurre nei ricorsi ai TAR sulle opere” – il movimento ambientalista evidenzia “il passaggio in comitato Valutazione di Impatto Ambientale, dove si deve continuare ogni forma di opposizione tecnica e giuridica” per “le procedure autorizzative dei singoli interventi” e la modifica dell’art. 38 rispetto alla prima stesura, quando era previsto che tutto il comparto energetico. Con il comma 1bis invece sarà un Piano che dovrà stabilire quali saranno le “aree effettivamente strategiche”. In conclusione il Forum afferma che il decreto “Sblocca Italia” è “un provvedimento che cerca di scavare oltre il fondo del barile per svendere quello che rimane dell’ormai ex Belpaese. Insieme alla altre organizzazioni, movimenti e comitati definiremo strategie e iniziative di lotta che ci vedranno impegnati nei prossimi mesi ed anni per scongiurare che l’Abruzzo diventi per decenni un distretto minerario”.

Il WWF denuncia apertamente quella che definisce una “manovra contro l’ambiente,  che protegge interessi privati speculativi e che minaccia territorio e mari italiani, proprio quando l’Italia, già fragile, affronta un’emergenza permanente dovuta al dissesto idrogeologico ed ai cambiamenti climatici” (e la cronaca di queste ore ne è una drammatica conferma. “La fiducia imposta dal Governo su disposizioni che perpetuano un modello di sviluppo insostenibile  per le nostre risorse naturali e fossili – prosegue il WWF – accresce la sfiducia nei confronti dell’esecutivo dei cittadini consapevoli oramai dell’esigenza di tutelare e valorizzare il capitale naturale del Paese”. L’associazione denuncia che su 45 articoli 11 disposizioni (un quarto della legge) indeboliscono “le tutele e le valutazioni ambientali e a dare mano libera agli interessi speculativi sui beni comuni” tra cui “La proroga delle concessioni senza gara e l’allargamento dei poteri delle concessionarie autostradali in violazione delle normative comunitarie”, “Il combinato disposto delle norme a favore degli speculatori edilizi e fondiari relative alle deroghe alla pianificazione urbanistica, alla elusione del nulla osta paesaggistico delle soprintendenze e  del via libera agli appetiti dei privati sul patrimonio pubblico sulla base di semplici accordi di programma” e l’insieme di norme che definiscono forzosamente come strategiche intere categorie di interventi (incenerimento dei rifiuti, gasdotti, rigassificatori, stoccaggio di gas, ricerca, prospezione, coltivazione e stoccaggio del gas naturale nel sottosuolo) in deroga alle procedure di valutazione ambientale ed economico-finanziarie e cancellando le ineludibili intese con le Regioni, stabilite dal Titolo V della Costituzione”.

Durissimo il comunicato congiunto del Forum Nazionale dei Movimenti per l’Acqua Pubblica, di A Sud e del Coordinamento No Triv (tra i primissimi a mobilitarsi e promotori della due giorni di sit in). I movimenti ambientalisti denunciano “Un futuro nero per il Bel Paese”, rilanciando la campagna “Blocca lo Sblocca Italia” e auspicando che la conversione in legge del decreto diventi “una vittoria di Pirro per un Governo che solo grazie a due fiducie è riuscito ad imporre un provvedimento dal sapore da primo novecento” “Le lobby del cemento e delle bonifiche, degli inceneritori e del petrolio, assieme ai privatizzatori del servizio idrico integrato non avranno vita facile a far applicare questa legge per i loro profitti” affermano gli ambientalisti rilevando che “ci sono diversi punti della legge su cui i cittadini potranno decidere di intervenire” a partire dalla “deriva petrolifera che il Governo vorrebbe imporre a diverse regioni come Lombardia, Campania, Emilia Romagna, Abruzzo, Marche e Basilicata e ai mari Adriatico, Ionio, e canale di Sicilia” definendo il piano che sarà affidato al MISE per identificare le “aree strategiche” un “varco che può dare spazio alle lotte”.

Forum Nazionale dei Movimenti per l’Acqua Pubblica, A Sud e Coordinamento No Triv ricordano nel loro comunicato anche che Renzi “ha annullato la visita a Bagnoli, prima cavia del provvedimento sulle bonifiche che prevede commissariamenti e sistema MOSE, grazie alla mobilitazione che si terrà domattina (7 novembre) organizzata dai comitati”. Più di 50 organizzazioni scenderanno in piazza per la prima di quella che si annuncia come una lunga serie di mobilitazioni nazionali contro lo “Sblocca Italia”. La piattaforma della manifestazione denuncia che “l’articolo 33, che detta procedure straordinarie per interventi di rigenerazione urbana ed ambientale, inizialmente pensato per l’ex area industriale napoletana di Bagnoli e successivamente esteso all’intero territorio nazionale” esproprierà “i cittadini, le assemblee elettive locali e gli organi di controllo statali […]del diritto di pianificare il territorio di loro competenza, che viene affidato ad un commissario governativo-podestà: sarà questi, insieme ad un soggetto attuatore unico costituito da istituti finanziari, costruttori e proprietà immobiliare, a decidere i destini delle aree considerate di interesse nazionale”. Così facendo gli interventi derogheranno “piani urbanistici e norme di tutela ambientale”. “Anche a Bagnoli l’obiettivo politico del decreto è annientare l’opposizione dei gruppi di base, che in questi anni hanno puntualmente denunciato le inefficienze della bonifica, arginando le ricorrenti manovre speculative e gli interessi affaristici che da tempo sabotano l’attuazione del piano urbanistico” si legge nella piattaforma della manifestazione che aggiunge “Dietro il governo Renzi ci sono le banche e Fintecna, la finanziaria statale proprietaria dei suoli ex IRI” e costruttori come “Caltagirone-Cementir”.

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