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Il femminicidio di Maria condiviso su Facebook

“Sei morta troia”. Così l’ex marito aveva annunciato su Fb l’assassinio dell’ex moglie. Orrore su orrore: 728 tra “mi piace” e “condivido”

di Marina Zenobio

Cosimo Pagnani2

 

Ennesimo femminicidio in Italia, a Postiglione in provincia di Salerno. La trentaquattrenne Maria D’Antonio è stata uccisa con diverse coltellate in più parti del corpo dall’ex marito Cosimo Pagnani di 32 anni che, oltre ad uccidere Maria, ha reso orfana di madre la figlia di 4 anni. Non ci interessano i motivi perché non esistono a mio avviso motivi che possano anche solo minimamente giustificare un gesto simile. Vorrei però riflettere su un’altra cosa.

Ci sono tanti segnali in una relazione violenta che possono mettere in allarme, che possono far capire alla donna e a chi le sta accanto che c’è un pericolo di vita. A volte non si capiscono o non si riesce ad avere la consapevolezza del rischio in corso e si sta pericolosamente ferme.

Questa volta invece l’assassino, Cosimo Pagnani, l’aveva persino anticipato sulla sua pagina Facebook. “Sei morto troia”, aveva scritto l’uomo prima di accanirsi sul corpo di Maria.

Ora c’è da dire che gli investigatori sono certi che l’annuncio sia stato scritto prima del delitto e che il profilo Facebook è proprio quello di Pagnani. Non si è ancora capito perché gli inquirenti sono invece cauti nel dire che sia stato l’assassino stesso a scrivere il macabro annuncio. Ce lo diranno.

Ma, a prescinde, all’orrore per la uccisione di Maria D’Antonio si cumula altro orrore perché l’annuncio che si presume abbia scritto Pagnani, quel terribile “sei morta troia”, ha ricevuto 321 “mi piace” e 407 condivisioni. E anche se non l’avesse scritto l’assassino, quell’annuncio ha comunque ricevuto, ripeto, 321 “mi piace” e 407 condivisioni.

Pagnani spesso scriveva sul suo profilo Fb il suo stato d’animo, del conflitto con l’ex moglie per l’affidamento della figlia. La donna, che in fase di separazione aveva ottenuto la custodia legale della figlia, aveva iniziato una nuova relazione che l’ex marito non aveva accettato. A giugno l’uomo aveva sottratto la bambina alla madre e l’aveva portata con sé in Germania per una decina di giorni. Solo la denuncia della donna lo aveva fatto rientrare in Italia per riportare la piccola alla madre. Quindi possiamo pensare che gli “amici” di Facebook fossero al corrente della fortissima tensione tra l’ex coppia.

Eppure non solo a nessuno tra chi ha letto quell’annuncio, vera e propria minaccia di morte, è venuto un dubbio, un pensiero, una preoccupazione che lo portasse ad avvisare un parente, se conosciuto, oppure le forze dell’ordine. Anzi, hanno fatto un click e condiviso, con una sequenza tale “sei morta troia” “mi piace” “condivido”. Che dire, a 728 persone è piaciuto o hanno condiviso l’assassinio di Maria D’Antonio.

Quando le reti di donne, i centri antiviolenza e quante si occupano di prevenzione in tal senso parlano della necessità di un cambiamento culturale più che di misure securitarie o emergenziali sul fenomeno della violenza alle donne, parlano proprio di questo.

Se non si interviene sulla cultura, sul modo di pensare, se non si avviano percorsi di prevenzione alla violenza contro le donne fin dai primi anni di scuola, non solo le donne continueranno a morire per mano di uomini che dicevano di amarle, ma tanti altri condivideranno perché, in fondo, nell’immaginario collettivo degli uomini, in un sistema patriarcale cristallizzato, uccidere una “troia” – termine sessista per apostrofare una donna che si sente libera di gestire la propria vita quindi fuori controllo dell’uomo -, non dovrebbe neanche essere un reato.

2 COMMENTI

  1. Beh, onestamente qualcuna delle condivisioni potrebbe essere stata commentata in modo critico.
    Il tasto “condividi” è utilizzato per segnalare un post più che per condividerne il contenuto.
    Rimangono comunque almeno 321 like e una gran parte di quelle condivisioni.

    Che schifo.

  2. Il diritto al divorzio dovrebbe essere rivisto in msniera restrittiva, inoltre è chiaro che un sistema giudiziario disfunzione crea queste tragedie, ci vorrebbe maggiore equità tra o genitori davanti al giudice.

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