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Piksi non aver paura di non tirare il calcio di rigore

Quella volta che Stojkovic giocò dalla parte sbagliata e rinunciò a tirare un rigore contro la sua squadra, la Stella Rossa di Belgrado

di Carlo Perigli

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29 maggio 1991, al San Nicola di Bari va di scena la finale della Coppa dei Campioni. Di fronte all’Olympique Marsiglia, l’armata francese guidata da un “killer” come Jean-Pierre Papin, c’è la Stella Rossa di Belgrado, un gruppo di ragazzini terribili, folli, guidati ad un mix di tecnica e incoscienza che li porterà dritti nell’Olimpo del calcio. È la generazione di Savicevic e Mihajlovic, di Prosinecki, Jugovic e Pancev, ma è sopratutto la squadra segnata dal mito di Dragan ‘Piksi’ Stojkovic, il giocatore più amato della storia del club belgradese.

DALLA PARTE SBAGLIATA – Ironia della sorte però, quella sera Stojkovic è incredibilmente dalla parte sbagliata, seduto in panchina, con in dosso l’imponente tuta dell’Olympique Marsiglia. L’estate precedente ha ceduto all’allettante offerta presentatagli da Bernard Tapie, presidente del club francese nonchè proprietario dell’Adidas ed è partito, insieme alla speranza di poter raggiungere quel trofeo sfuggitogli pochi anni prima in semi-finale. Ora però gli eventi hanno preso una piega imprevista, perchè i suoi vecchi compagni di squadra, i suoi amici, quelli che erano, sono e saranno ancora i suoi fratelli, ora sono i suoi avversari ed in mezzo c’è il trofeo più ambito del calcio continentale. Stojkovic è lì, quasi a “ringraziare” la cattiva sorte per quell’infortunio che gli ha rovinato la stagione e che gli ha impedito di essere tra i titolari.

TOCCA A TE PIKSI – A nove minuti dalla fine dei supplementari però, Stojkovic viene gettato nella mischia, l’ultima carta giocata da Goethals per portare in Francia la coppa dalle grandi orecchie. Al suo ingresso in campo, un boato esplode nello stadio. No, non sono i tifosi francesi ad accogliere un fenomeno dai piedi impareggiabili, ma la Jugoslavia che torna ad abbracciare un figlio, senza rancore, senza rabbia, senza pensare che proprio quei piedi fatati, prima ancora delle diplomazie occidentali, avrebbero potuto spegnere il sogno che abbracciava tre dei popoli jugoslavi.

UNA SCELTA DI CUORE – Nemmeno i supplementari riescono a decretare un vincitore, così si arriva alla lotteria dei rigori. Ma mentre Goethals richiama i suoi per stilare la lista dei tiratori, Stojkovic gli si avvicina e gli comunica la sua volontà: non tirerà nessuno dei cinque rigori. Fermiamoci a riflettere Diksi, è una carriera intera che insegui quel trofeo. Tu, che alla pari di Savicevic sei la massima espressione del calcio jugoslavo, tu, genio e sregolatezza, sei ad un passo dalla Coppa Campioni, quel trofeo che due anni prima hai sfiorato a causa di quella maledetta quanto improbabile nebbia di Belgrado. Te la ricordi? Voi, un gruppo di ragazzini terribili, avevate schiantato il Milan di Sacchi, quello dei campioni ultra miliardari, salvato solo dalla sospensione decretata dall’arbitro. E ora sei qui, ad un passo dal successo, devi fare solo quello che ti riesce meglio, il resto passerà e le ferite si rimargineranno. No, non si può, perchè di fronte a te c’è “Dika” Stojanovic, che a Belgrado ti ha accolto come un fratello, tra un allenamento e un bicchiere di rakija e dietro di lui la sua gente, la tua gente. Nella testa di Stojkovic i pensieri si rincorrono, veloci come i dribbling con i quali il talento jugoslavo ha ubriacato centinaia di difensori, ma nè la tecnica nè il prestigio quella sera ebbero una parte nella decisione di Diksi. Al cuor non si comanda.

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