“L’animale politico. Agostino, Aristotele e altri mostri medievali”, un testo di Gianluca Briguglia che spiega il fatto politico globale
di Carlo Scognamiglio
Gianluca Briguglia ha da poco pubblicato per l’editore Salerno un libricino agile ed elegante, intitolato L’animale politico. Agostino, Aristotele e altri mostri medievali. Il percorso tracciato dall’autore è assai originale, e si muove con competenza sul tema della definizione aristotelica della natura umana connessa all’agire politico e sociale, con variazioni filosofiche, storiche e letterarie.
I riferimenti colti e accurati di Briguglia non devono spaventare il lettore poco avvezzo alle frequentazioni dei testi medievali, perché l’autore riesce bene a costruire una riflessione leggera nello stile e mai banale nei contenuti.
Il volumetto si articola in sei capitoli, che prendono le mosse dalla lezione dello Stagirita, per poi attraversare l’impronta inestimabile consegnata da Cicerone alla storia del pensiero politico, andando infine a inanellare una serie interessantissima di considerazioni sul dibattito medievale intorno alle origini dell’umanità, al peccato, e alla nascita della società politica.
Oscillando sempre tra racconto biblico e costruzione di un’esemplificazione globale del fatto politico, vengono poi evocati i cosiddetti “mostri” di tanti anni fa. Partendo dal mito di Nembrot, per passare ai “pigmei” e alla Cerere di Boccaccio, si riflette sull’origine della civiltà, e al tempo stesso sull’essenza del nostro tempo, perché, come avverte lo tesso autore nella sua introduzione, ragionare “sulla natura sociale e politica dell’essere umano” significa meditare “sul perimetro possibile di costruzione della società e della politica