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TISA, le rilevazioni di Wikileaks

Un trattato segreto ancora più antidemocratico del TTIP. È il Trade in Services Agreement, TISA, non riguarda le merci ma la deregolamentazione dei servizi pubblici. Le rivelazioni di Wikileaks

di Marina Zenobio

tisa

Wikileaks ha fatto filtrare il contenuto di negoziati clandestini tra cinquanta governi per un accordo segreto sul commercio internazionale dei servizi, nell’acronimo inglese TISA (Trade in Services Agreement). Se possibile, il TISA sarà ancora più antidemocratico e neoliberista del poco più noto TTIP. Il suo obiettivo è la deregolamentazione dei servizi pubblici (sanità e istruzione per citare i più importanti), di Internet, delle telecomunicazioni, dei trasporti, dei servizi finanziari e assicurativi, delle norme sociali e ambientali. Un accordo commerciale mondiale che sarà al di sopra di tutti i regolamenti e le normative statali e governative, a beneficio delle imprese.
Sempre secondo l’organizzazione di Julian Assange, il livello di riservatezza sugli articoli e gli allegati che conformano il TISA è superiore anche al TPPA (Trans-Pacific Partnership Agreement) tra Washington e i suoi alleati asiatici, accordo che prevede persino un periodo di quattro anni di vigenza in clandestinità.

Capifila Usa e Ue

Capifila del TISA sono i governi degli Stati Uniti e dell’Unione Europea, gli stessi che imposero quel fallito modello finanziario (s)regolato dall’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC). Lo stesso modello che ha provocato la crisi finanziaria globale del 2007-2008 (il crash delle borse simboleggiato dal collasso di Lehman Brothers). La stessa crisi finanziaria che ha fatto tabula rasa delle economie occidentali e per la quale, dopo quasi un decennio, la gente comune sta ancora pagando il conto fatto di austerità, tagli sociali e “salvataggi” delle istituzioni bancarie.
Ciò che esattamente cerca di imporre questo nuovo patto neoliberista mondiale non è altro che la continuità e l’intensificazione di quello stesso sistema, a beneficio senza limiti delle grandi transazionali. Un fine che ovviamente potranno raggiungere solo legando le mani dei governi e delle istituzioni pubbliche.

Violazione della Convenzione di Vienna sul Diritto dei Trattati

Gli obiettivi nefasti del TISA, secondo Wikileaks, si evincono dalle intenzioni di mantenere il trattato segreto e in sfacciata violazione della Convenzione di Vienna sul Diritto dei Trattati secondo cui qualsiasi trattato necessita di lavori preparatori e dibattiti preliminari tra esperti e accademici, organismi non governativi, partiti politici e altri attori della società. Qualcosa di impossibile quando l’elaborazione di un accordo avviene in segreto e nascosto all’opinione pubblica.

I testi dei negoziati segreti del TISA svelati da Wikileaks, mostrano che il fine principe è di eliminare qualsiasi controllo e ostacolo alla liberalizzazione globale dei servizi finanziari, rimuovendo ogni limite alle loro istituzioni e ogni restrizione ai loro prodotti innovativi, nonostante che siano state proprio delle invenzioni finanziarie come i derivati o i CDS (Credit Default Swap), autentiche scommesse su possibili fallimenti, a generare generarono la bolla del mercato azionario globale e il crollo del 2007-2008.

Già un anno fa Wikileaks era riuscita a mettere le mani su una piccolissima parte del negoziato del TISA, l’allegato sui Servizi Finanziari datato 19 giugno 2014. Oggi invece siamo in grado di saperne di più su Finanze (concordato datato 23 febbraio 2015), Telecomunicazioni, Commercio elettronico, Trasporto aereo e marittimo, Distribuzione e Spedizioni, Servizi professionali, Regolamenti nazionali interni, Servizi postali globali.
Gli interessi in gioco sono enormi: il settore servizi è il più grande per posti di lavoro nel mondo e produce il 70 per cento del prodotto interno lordo globale. Solo negli Stati Uniti rappresenta il 75 per cento dell’economia e genera l’80 per cento dei posti di lavoro del settore privato. L’ultimo trattato analogo è stato il Gats del 1995.

Le nazioni che si stanno accordando

Ad oggi, le nazioni implicate nel negoziato segreto del TISA sono: Australia, Canada, Cile, Colombia, Corea del Sud, Costa Rica, Stati Uniti, Hong Kong, Islanda, Israele, Giappone, Liechtenstein, Messico, Nuova Zelanda, Norvegia, Pakistan, Panama, Paraguay, Perù, Svizzera, Taiwan, Turchia e la Commissione Europea in rappresentanza dei 28 paesi membri dell’Unione, nonostante quest’ultima sia un organismo non eletto a suffragio universale.

La lista delle nazioni latinoamericane che partecipano al TISA è significativa: sono tutte fedeli alleate degli Stati Uniti, come Colombia, Messico e Panama (paradiso fiscale molto attivo nel negoziato). Mancano invece i cosiddetti paesi dell’area bolivariana, come il Venezuela, il Brasile ed altre paesi della regione di cui Washington non si fida. In realtà tutte le potenze emergenti del cosiddetto BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) si sono tenute a margine del trattato segreto, perché sanno che avrebbero molto da perdere nell’applicazione delle condizioni pattuite.

La segretezza è il modus operandi imposto anche ai governi

La parte sarcastica del trattato venuta alla luce dalle rivelazioni dell’organizzazione di Assange è “l’esigenza di trasparenza totale nei confronti delle autorità nazionali”, le uniche che dovranno annunciare e aprire la discussione preliminare su tutte le regole e normative che conformano il trattato. Ma non c’è certo buona fede in quanto è ritenuta una misura che assicurerà alle grandi corporazioni e alle lobby commerciali internazionali il tempo e le risorse per contrarrestare, modificare e persino impedire scelte sovrane in favore dei propri interessi.
Una imposizione agli enti pubblici che sono vincolati al patto di segretezza tipico del modus operandi con cui si sta portando avanti il trattato, negando così alle organizzazioni sociali la conoscenza delle regole che i governi andranno ad applicare in ogni nazione rispetto alle proprie relazioni internazionali.

Le corporazioni partoriranno un mostro

E ancora, il TISA prenderà in considerazione tutte e ognuna delle richieste dell’industria finanziaria, da Wall Street alla City londinese, così come gli interessi delle grandi corporazioni multinazionali per le quali, il trattato, non è affatto segreto anzi, è il mostro che esse stesse stanno partorendo.

Cosa preveda il TISA nei dettagli non sarà possibile, almeno fino a quando l’intera bozza non sarà disponibile, ma il documento preliminare sui servizi finanziari reso noto da Wikileaks rivela una chiarissima tendenza. Per fare un esempio, tra le lobby finanziarie più aggressive, protagoniste del TISA, c’è l’americana Coalition of Services Industries, che sta portando un’agenda di privatizzazione dei servizi dove Stati e governi sono visti esclusivamente come un intralcio al business. Scrive la Coalition of Services Industries nei suoi raramente disponibili comunicati a favore del TISA: “Dobbiamo supportare la capacità delle aziende di competere in modo giusto e secondo fattori basati sul mercato, non sui governi”.
Dall’altra parte però, Jane Kelsey, docente di diritto presso l’Università di Auckland, in Nuova Zelanda, qualche giorno fa ha messo in guardia: “Il maggior pericolo del TISA sta nel fatto che impedirà ai governi di rafforzare le regole dei propri settori finanziari”.

Progettato in stretta collaborazione con il settore finanziario globale, il TISA obbligherà i governi firmatari a rafforzare e ampliare la deregolamentazione e la liberalizzazione del mercato, perderanno il diritto di mantenere e controllare i dati finanziari dei propri paesi, saranno costretti ad accettare derivati creditizi tossici e sarà impedito loro di adottare misure per impedire o rispondere ad una nuova recessione indotta dal neoliberismo selvaggio.

Se i movimenti, le realtà sociali e popolari non daranno battaglia contro questo colpo di stato economico globale, le cui armi si chiamano TISA, TTIP, CETA, TTPA (per citare i trattati economico-commerciali principali), sarà sempre più difficile immaginare un altro mondo possibile.

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