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Tpo, Gianmarco torni a Bologna. Libertà di movimento

Rodotà, Landini, Revelli e la Comunità San Benedetto firmano l’appello per la libertà di movimento per De Pieri, attivista del Tpo raggiunto da un anacronistico divieto di dimora

[Ludovica Schiaroli]

Ci sono Maurizio Landini, Stefano Rodotà, il senatore Luigi Manconi, e poi Marco Revelli, Luciana Castellina, lo scrittore Pino Cacucci e la Comunità San Benedetto di Don Andrea Gallo (e molti altri) tra i firmatari dell’appello del Tpo (Teatro polivalente occupato) di Bologna perché Gianmarco De Pieri possa “tornare subito a Bologna da cittadino libero, senza alcuna restrizione alla sua libertà personale e agibilità politica”.

De Pieri storico attivista del Tpo venerdì 28 agosto è stata informato che la magistratura aveva disposto nei suoi confronti la misura di “divieto di dimora” nella sua città a causa di un episodio che lo vedeva protagonista insieme a molti altri, lo scorso 18 giugno, per essersi opposto allo sgombero forzato di decine di donne e uomini da Villa Adelante, edificio fino ad allora abbandonato e occupato da persone senza casa.

“E’ stato mandato al confino”, scrivono i compagni del Tpo nel loro appello a cui seguono tante firme di politici (Fratoianni, Forenza, Manconi) scrittori (WuMing, Cacucci, Bifo) e con loro la Comunità San Benedetto al Porto che rilancia l’appello dalla pagina facebook di Don Gallo. “In moltissime situazioni ci viene chiesto cosa avrebbe detto Don Andrea Gallo rispetto a una determinata situazione – scrivono i ragazzi della Comunità – cosa avrebbe detto rispetto al confino inflitto da una magistratura strumentale a Gian Marco de Pieri non lo sappiamo – continuano – però sappiamo con certezza da
che parte sarebbe stato: dalla sua dalla parte, quella degli ultimi e dei più deboli”.

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L’appello chiede che Gianmarco De Pieri torni subito a Bologna, da cittadino libero, senza alcuna restrizione alla sua libertà personale e agibilità politica. “Così come non devono più trovare applicazione  – si legge ancora – provvedimenti che, calpestando diritti costituzionalmente garantiti, cerchino di limitare e chiudere spazi di espressione del dissenso e dell’opposizione sociale e politica”.

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APPELLO per Gian Marco de Pieri

In Italia esiste ancora il “confino” per motivi politici
Venerdì 28 agosto la Magistratura bolognese ha disposto la misura del “divieto di dimora” nella sua città per Gianmarco De Pieri. Gianmarco risiede da vent’anni a Bologna, dove è un cittadino socialmente, economicamente, culturalmente attivo. Lì vive la sua famiglia con Gloria e il piccolo Leonardo che proprio in questi giorni dovrebbe fare il suo ingresso in asilo.
I suoi più elementari diritti di cittadinanza sono negati per un episodio di limitata rilevanza penale, ma di significativo valore sociale: il 18 giugno scorso, insieme a molti altri, si è opposto allo sgombero forzato di decine di donne, uomini e bambini, precari e poveri senza casa di ogni origine, da Villa Adelante, residenza fino ad allora e da allora abbandonata al degrado.
Gli viene imputato l’attivo impegno nei movimenti sociali cittadini, il pubblico dissenso e la concreta opposizione alle politiche europee e governative di austerity che, in questi anni di crisi, hanno reso la nostra società più povera, più ingiusta e meno democratica.
I magistrati, come purtroppo già avvenuto in simili casi, hanno applicato una misura particolarmente odiosa disponibile nei Codici, e che ricorda da vicino l’allontanamento coatto degli oppositori al regime fascista:Gianmarco è stato mandato al “confino”, né più né meno.
Gianmarco De Pieri deve poter tornare subito a Bologna, da cittadino libero, senza alcuna restrizione alla sua libertà personale e agibilità politica. Così come non devono più trovare applicazione provvedimenti che, calpestando diritti costituzionalmente garantiti, cerchino di limitare e chiudere spazi di espressione del dissenso e dell’opposizione sociale e politica.

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