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Grecia, la sinistra ignora le conseguenze della resa di Tsipras

In Grecia la sinistra sembra ignorare la portata storica della capitolazione di Tsipras: Syriza è un partito ogm e l’estrema sinistra continua a frammentarsi

di Yorgos Mitralias

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Ciò che è più spaventoso della situazione greca è che tutti i leader della sinistra hanno dato l’impressione di non raggiungere né la portata né la profondità del disastro già compiuto dalla capitolazione del governo Tsipras verso i creditori del paese. In effetti, la campagna continua con le sue invettive e i suoi sgambetti seguendo le tradizioni consolidate, nessuno fa riferimento a questo disastro, e in particolare alle sue conseguenze a medio e lungo termine. E peggio, nessuno fa alcun riferimento a compiti concreti ed urgenti che questo disastro richiede alla sinistra greca e ai militanti.

Eppure è impossibile che ciò passi inosservato nell’attuale grigiore del paesaggio greco perché assolutamente ovvio. Da un lato, l’emorragia di cui sta soffrendo Syriza “geneticamente modificata” supera già i peggiori timori dei promotori della sua ‘normalizzazione’. Giorno dopo giorno, centinaia di funzionari, parlamentari, membri dell’ufficio politico del Comitato Centrale, della direzione giovanile, la sua frazione sindacale e di altri organi del partito vanno via sbattendo la porta, denunciando con forza il “tradimento” del governo Tsipras.

Se la stragrande maggioranza di coloro che sbattono la porta aderisce a Unità Popolare, partito di recente formazione, non è lo stesso per le migliaia e migliaia di “anonimi” che vanno via in punta piedi, completamente disorientati, delusi, o anche arrabbiati. Il risultato di tutto questo è già sotto i nostri occhi: Syriza crolla nei sondaggi e fa risorgere la tradizionale destra di Nuova Democrazia che mira già a contendere la vittoria con una Syriza prematuramente invecchiata e screditata.

D’altra parte, l’Unità Popolare, scaturita dalla scissione dei leader della piattaforma di Sinistra, non sembra ispirare folle deluse né le altre forze politiche che si oppongono al memorandum e che “normalmente” avrebbero potuto aderire. Lo scandaloso campismo dei suoi leader (Lafazanis) mescolato con un approccio egemonico verso la sinistra di minore influenza elettorale (Antarsya e altri) già distanziano potenziali partner e mette in evidenza non solo la frammentazione elettorale della sinistra anti memorandum, ma anche la disperazione generale che guida una parte sostanziale del popolo di sinistra e in particolare quelli che si erano aggregati a Syriza alle ultime elezioni, a voltare le spalle alla politica, ai partiti e a rinchiudersi in se stessi.

Se aggiungiamo a tutto questo il fatto che il Partito Comunista di Grecia (KKE) ha fatto di Unità Popolare e Lafazanis il suo principale bersaglio che attacca giorno e notte con espressioni di una violenza rara, e che Antarsya abbia deciso di presentare le proprie liste alle prossime elezioni, si capisce perché la parola “schifo” domina le discussioni tra militanti di sinistra e (ex) elettori di Syriza. Allora, come ora tutto indica che dopo le elezioni Syriza “geneticamente modificata” sarà parte di un governo di coalizione con una o più parti neoliberali (Tsipras ha nominato come possibile partner di governo perfino il PASOK), e che il programma di questo governo sarà quello di applicare il terzo e più duro memorandum, il cerchio è chiuso perché il “disgusto” quasi generalizzato si traduca nell’incubo che i politici siano “tutti uguali” e il sistema “tutto marcio”, ossia nel patrimonio elettorale dell’estrema destra, e nel caso greco, di Alba dorata già ben consolidata e vigile.

Questa “indifferenza” della sinistra greca verso le terribili conseguenze internazionali della loro capitolazione, non ci può sorprendere se si pensa che quella sinistra (con rare eccezioni) ha scoperto la minaccia mortale rappresentata dai neonazista di Alba Dorata solo dopo il suo exploit elettorale! In realtà, i leader di Syriza non hanno mai capito che il loro successo elettorale era solo l’altra faccia della medaglia del successo di Alba dorata, di come gli enormi progressi di entrambe le parti erano tutti e due il prodotto e anche la rappresentazione della disperata ricerca di soluzioni radicali, i due estremi della mappa politica del paese da parte della maggioranza della popolazione greca impoverita, radicalizzata e arrabbiata.

I leader di Syriza non hanno capito nulla di tutto questo e hanno sempre creduto che il loro successo fosse dovuto alle loro capacità politiche straordinarie. Questo enorme malinteso non aveva grande importanza pratica quando tutto filava liscio e ha fatto continuare lo slancio verso l’alto di Syriza. Ma ora, al momento della verità, i regolamenti di conti con la storia e con l’indomani raccontano una verità diversa. In questa società greca, che da lungo tempo somiglia come due gocce d’acqua alla Repubblica di Weimar morente, la prossima mossa del pendolo potrebbe portare verso l’estrema destra! Tanto più che il governo di sinistra radicale ha appena dimostrato la sua incapacità di soddisfare le aspettative della popolazione e la società greca, tradizionalmente molto conservatrice trova velocemente i suoi vecchi riflessi, Alba dorata non è piovuta dal cielo.

La conclusione è anche un avvertimento. Solo la portata eccezionale della consapevolezza del disastro causato dalla capitolazione di Syriza e del suo governo potrebbe portare il resto della sinistra radicale greca a definire rapidamente i punti che corrispondono all’urgenza del momento. Il tempo non è quello di trionfalismo, ma della rigorosa analisi della situazione venutasi a creare dopo la resa del 13 luglio e delle conseguenze che ha e che avrà sul comportamento politico e sociale della popolazione e soprattutto delle classi medie rovinate e in via di radicalizzazione in Grecia (poco prima delle elezioni del 25 gennaio, rispondendo a un sondaggio sulla fiducia nelle istituzioni, oltre l’80% degli intervistati ha scelto l’esercito, e più del 70% la polizia! Si noti che gli stessi intervistati hanno espresso in quel momento il supporto principalmente per Syriza. I risultati di questa indagine non hanno causato alcuna scossa in Grecia). In questo contesto, il settarismo che porta alla attuale frammentazione estrema delle forze di sinistra radicali sono equivalenti a un vero e proprio suicidio che prepara il bacino dell’estrema destra neonazista. Allo stesso modo, sarebbe un suicidio ogni atteggiamento conciliante verso la sinistra che ha capitolato perché lascia libero di volare il campo in fondo a destra con il suo slogan centrale “tutti uguali – tutti marcio”.

In breve, è ora più che mai che l’ingiunzione di Gramsci a combinare “il pessimismo della ragione e l’ ottimismo della volontà” dovrebbe guidare la sinistra radicale greca …

2 COMMENTI

  1. Lo psicanalista SARANTIS THANOPULOS in un suo articolo su “Manifesto” di oggi, riesce a parlar male di Varoufakis usando un lessico destinato pero’ a non essere compreso e tanto meno condiviso anche da coloro che la pensano come lui. E quindi uno sforzo inutile il suo per giustificare Tsipras e il suo improvviso cambio di marcia nei confronti di milioni di operai,studenti e pensionati che puntavano sulla sua onesta’ politica,per una reale,concreta strasformazione economica e morale della Gracia.

  2. Va bene, buona analisi. E quindi? Perché alla fine il punto è sempre cosa fare di fronte a un regime transnazionale e totalitario come la Troika. A fallire è stato un progetto euro riformista, ossia ritenere possibile la riformabilità dell’Unione Europea e quindi, pensare che sia possibile conciliare trattati e memorandum con politiche a favore del lavoro, del welfare del reddito sociale e delle fasce più deboli.
    Ma anche fosse possibile una riformabilità a partire da una democratizzazione dell’architettura europea, a partire dal parlamento europeo, farlo diventare legislativo e non solo consultivo, l’atteggiamento di CE, Eurogruppo, BCE e FMI era inaccettabile. Andava capito che una guerra è in atto contro le classi popolari greche e di tutto il continente a partire dai paesi del sud Europa. E che questa guerra non ha alternative, com quando ti invadono il paese, che fai? Combatti.
    La miseria c’è comunque, i cordoni della borsa chiusi, se non si fa quello che ti dicono, pure. L’escalation allo strozzo fino a vendersi tutto anche. E guerra sia. la rottura con l’UE e con l’Eurozona doveva essere la scelta, appoggiata da una vasta mobilitazione popolare, con una politica di cambio di alleanze strategiche. Tsipras non avuto questo coraggio, per il semplice fatto che questa opzione non era minimamente contemplata: è andato in guerra contro i panzer della Wermacht con la cavalleria polacca. Questa è la realtà. Quindi, articoli come questo dovrebbero suggerire qualcosa, no? Dare un’indicazione. E l’unica possibile è l’insolvenza e la rottura con l’UE, la moneta sovrana e gettare le basi per l’internazionalizzazione del conflitto di classe e sociale, DANDO L’ESEMPIO AGLI SPAGNOLI, AI PORTOGHESI, AGLI ITALIANI.
    Grazie per lo spazio.

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