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Il cuore dentro le scarpe: la storia triste della ex nazionale jugoslava

Storie di calcio, al via il 13 novembre la terza edizione di “Il cuore dentro alle scarpe”, festival organizzato dal circolo Arci Caseta Popular di Grugliasco

Il cuore dentro alle scarpe

TORINO – L’imprevedibile estro di Savicevic, il centrocampo fluidificante di Jarni, la visione d’insieme di Prosinecki. Alla ex nazionale jugoslava quel gioco così spettacolare valse il soprannome di “Brasile d’Europa”: e pazienza se, a differenza dei colleghi carioca, una coppa i balcanici non riuscirono mai a portarsela a casa. I tempi parevano maturi nel 1992, alla vigilia degli europei di Svezia, dove proprio la ex federazione era data per favorita; ma i pronostici non avevano fatto i conti con la storia, e a un passo dal campionato gli slavi si ritrovarono banditi per effetto delle sanzioni internazionali contro la guerra in Bosnia, che proprio in quei giorni – con l’inizio dell’assedio di Sarajevo – entrava nella sua fase più cruenta.

Da questo episodio, così emblematico,  prende le mosse la terza edizione di “Il cuore dentro alle scarpe”, festival organizzato dal circolo Arci “Caseta popular” di Grugliasco: un evento che dal 2013 – attraverso la narrazione di giornalisti e scrittori – racconta ai torinesi “storie e magie degli uomini di calcio”; e i cui cinque appuntamenti di quest’anno si snoderanno proprio lungo il filo delle imprevedibili modalità con cui la storia e la politica hanno fatto irruzione nei campi sportivi.

Tanto imprevedibili, in realtà, gli eventi di quel giugno ’92 non furono: un anno prima, con l’indipendenza della Croazia, la nazionale jugoslava aveva dovuto rimpiazzare i suoi primi giocatori; “e con la guerra serbo bosniaca – spiega Alessandro Gori, giornalista celebre per i suoi reportage dai balcani, che intrecciano sport, cultura e geopolitica – stavano continuando a perdere pezzi”. Nel frattempo, proprio tra gli ultras della Stella rossa Belgrado il criminale di guerra Željko “Arkan” Ražnatovic prendeva a reclutare i suoi miliziani, che negli anni successivi si sarebbero resi responsabili di centinaia di omicidi e atti di pulizia etnica. “Ma non bisogna cadere nell’errore di attribuire al mondo del calcio la responsabilità di quegli eventi”  continua Gori, che il prossimo venerdì (13 novembre) racconterà quella storia al pubblico torinese. “Lo sport – continua il giornalista – rappresenta semplicemente un riflesso della società; e in quei giorni gli stadi da calcio della ex Iugoslavia riflettevano tensioni che montavano ormai da anni”. E nonostante questo, nella nazionale che andò in ritiro in Svezia coesistevano serbi, bosniaci, sloveni, macedoni e montenegrini: insieme si ritrovarono esclusi subito prima che le gare iniziassero, quando la Uefa diede applicazione alla risoluzione 757 del Consiglio di sicurezza Onu, che tra le altre cose bandiva la Repubblica federale da ogni manifestazione sportiva. “Quello era sport, non politica – avrebbe in seguito dichiarato il Ct Stojkovic – e le due cose non dovrebbero mai andare di pari passo. Se avevano deciso di escluderci dalla competizione, perché non dircelo prima? Ci stavamo allenando, eravamo già in hotel in Svezia, e ora dovevamo andarcene a casa”.

Un’esclusione che fu una doppia beffa, “visto che arrivò nel momento di massima maturazione per gli ex jugoslavi” continua Gori. “C’era stato il quarto posto ai mondiali del 90 – prosegue  – e, fatto ancor più straordinario, l’anno seguente la Stella rossa aveva vinto la Champions league, il che era un record assoluto per una squadra jugoslava. Da quella nazionale, insomma, ci si attendevano grandi cose: finì invece che dovettero andarsene, sancendo così il ripescaggio della Danimarca, che alla fine vinse addirittura il campionato”.

Venerdì prossimo, assieme a Gori, sul palco della Cascina sederanno Damiano Benzoni di East journal e Andrea De Benedetti del Guerin sportivo. Appena 24 ore dopo andrà in scena il secondo appuntamento della rassegna, che porterà di fronte al pubblico torinese  gli scrittori Andrea De Bendedetti, Christiano Presutti (del collettivo Luther Blissett) e Fulvio Paglialunga (del gruppo Wu Ming 3), questi ultimi entrambi co-fondatori del blog Fútbologia: insieme ripercorreranno la vicenda del disastro di Hillsborough (Sheffield, Regno Unito), che nell’89 mise le basi per la virata securitaria negli stadi inglesi, e per quello che oggi chiamiamo “calcio moderno”. La kermesse proseguirà poi fino al 28, con altri due appuntamenti sul calcio militante tra Irlanda, Germania e Paesi Baschi, sulla strage dello stadio di Heysel (Bruxelles) del 1985 e con “quizzone” di cultura calcistica condotto dal giornalista e scrittore Maurizio Blatto. (ams)

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TAG: EX JUGOSLAVIAARCI

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