Misna, c’è margine per salvare l’agenzia: “La partita non è chiusa”

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Alla vigilia della chiusura, parla il fondatore di Misna padre Giulio Albanese: “La Cei s’è detta disponibile a dare una mano. Le lettere di licenziamento sono arrivate, ma i tempi di liquidazione sono lunghi. Siamo ancora in tempo”

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ROMA – “La dead-line del 31 dicembre non è un problema, perché la società non è ancora stata liquidata”. Padre Giulio Albanese, fondatore della Misna, si dice fiducioso sulla possibilità di salvare l’agenzia di stampa che dal 1997 si propone di essere una fonte ‘alternativa’ ai grandi fornitori ‘globali’ di notizie, con l’obiettivo di ‘dare voce a chi non ha voce’ nel Sud nel mondo. “Le lettere di licenziamento sono arrivate – continua Albanese –, ma i tempi di liquidazione sono lunghi. Questo ci consente un margine per far procedere la negoziazione. Siamo ancora in tempo, la partita non è chiusa”.

Le direzioni generali degli Istituti missionari (Missionari Comboniani, Missionari della Consolata, Pontificio istituto missioni estere, Missionari Saveriani) costituiscono l’editore di riferimento dell’agenzia. “Il fatto che tutto sia iniziato poco prima delle festività natalizie non ha facilitato il confronto – ammette Albanese –: i padri missionari operano in varie zone del mondo, devono dialogare tra loro, ma serve tempo”. Intanto, anche la Cei ha aperto al dialogo: “La Conferenza episcopale si è detta disponibile a dare una mano. Non sono ancora state formulate proposte precise, ma c’è la volontà di ragionare insieme”.

La comunicazione della chiusura della Misna il 31 dicembre era stata data ai redattori (4 giornalisti, 2 collaboratori e 3 traduttori) solo il 18 dicembre, rendendo di fatto impossibile l’apertura di un tavolo di confronto: “Da parte dell’editore non ci sono proposte concrete, e abbiamo registrato il rifiuto di fronte alla manifestata disponibilità della redazione di considerare soluzioni in grado di affrontare le crisi aziendali che facciano leva sugli ammortizzatori sociali disponibili – si leggeva in una nota –. Questo ci conferma una mancanza di volontà cheriflette una crisi più ampia, e ancor più grave, poiché investe ideali e motivazioni”.

Pochi giorni fa la decisione della redazione di mandare una lettera a Papa Francesco e l’appello del direttore dell’agenzia Carmine Curci: “Chiuderla sarebbe una grave perdita, tanto più nell’anno del Giubileo della Misericordia. Servirebbe una visione più ampia, che ci permetta di respirare”. (Ambra Notari)

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TAG: MISNACOMUNICAZIONEGIORNALISMO

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Checchino Antonini
Checchino Antonini quasi sociologo, giornalista e scrittore, classe 1962. Dagli anni Ottanta segue e racconta i movimenti sociali e la “malapolizia”. Ha scritto e trasmesso su Radio Città Futura, TeleAmbiente, Avvenimenti, Ultime Notizie, Liberazione, Micromega, Erre e Megafono quotidiano, InsideArt, Globalist, PostIt Roma, Retisolidali, Left, il manifesto, Diogene. Ha pubblicato, con Alessio Spataro, “Zona del silenzio”, graphic novel sul caso Aldrovandi. Con le edizioni Alegre ha scritto “Scuola Diaz vergogna di Stato” assieme a Dario Rossi e “Baro” Barilli. Il suo primo libro è Zona Gialla, le prospettive dei social forum (Fratelli Frilli, 2002). L'ultimo, per ora, è un'antologia di racconti di Gabriele Brundo che lui ha ideato e curato assieme a Rimaflow e Archivi della Resistenza: Cocktail Partigiani (ETS, Pisa)

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