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Libertà per Öcalan, pace in Kurdistan!

Per il 17esimo anniversario del sequestro di Abdullah Öcalan  iniziative anche in Italia. A Napoli cittadinanza onoraria al fondatore del PKK. Solidarietà per il popolo curdo dopo l’ultimo massacro di Cizre

di Giampaolo Martinotti

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Era il 15 febbraio 1999 quando agenti dei servizi segreti turchi sequestravano Abdullah Öcalan, fondatore e leader storico del PKK, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, nei pressi dell’aeroporto di Nairobi, in Kenya. E pensare che solo quattro mesi prima il leader curdo era atterrato a Roma per chiedere l’asilo politico che il governo presieduto da Massimo D’Alema, contrario all’estradizione in Turchia, gli avrebbe comunque negato.

Dal giorno della cattura Öcalan è detenuto in isolamento nel carcere turco di Imralı, isola-fortezza situata nel Mar di Marmara. “Nel suo trattamento si è sempre rispecchiata la posizione dello stato turco rispetto alla questione curda. Ogni inasprimento del conflitto è stato preceduto dall’aggravamento delle condizioni di carcerazione di Öcalan. Il suo trattamento è un metro di misura per l’atteggiamento dello stato turco nei confronti dei curdi”, riporta l’appello congiunto della Rete Kurdistan Roma e del Centro socio-culturale curdo Ararat, che invitano tutti all’appuntamento di domenica 14 febbraio alle ore 15 in piazza del Colosseo per la pace e per chiedere la liberazione del leader curdo.

“L’attuale isolamento totale su tutta l’isola di Imralı è senza precedenti nella storia della Turchia e una grave violazione della Convenzione Europea sui Diritti Umani e anche il probabile presagio di un’ulteriore escalation del conflitto. Dall’isola non arriva nessun segno vitale, nessuna visita di avvocati e famigliari, niente lettere, o telefonate”. Abdullah Öcalan era stato tra i protagonisti dei negoziati di pace ripartiti nel 2013 ma interrotti per volere del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan con l’intenzione di rinnovare le ostilità e reprimere diritti e libertà sulla falsa riga delle dinamiche che avrebbero ostacolato in tutti i modi il sorprendente risultato elettorale della formazione filo-curda HDP, il Partito Democratico del Popolo, nel giugno del 2015.

Locandina evento romano

Da quel momento, e davanti all’aggravarsi della situazione, “il movimento curdo ha reagito con un’offensiva pacifica e democratica, proclamando l’autogoverno democratico nelle principali città delle regioni curde”, assistendo poi al ritorno di una violentissima offensiva militare contro il popolo curdo. “Lo stato turco ha risposto con la repressione e una violenza inaudita, assediando le città, proclamando coprifuoco e massacrando la popolazione civile, usando come armi non solo l’artiglieria pesante, carri armati ed elicotteri, ma anche la fame e la sete: ha interrotto le forniture di acqua ed elettricità e impedito l’arrivo di aiuti umanitari e cibo nelle zone assediate”, continua il comunicato.

L’ultimo massacro risale a domenica sera: in un attacco delle forze di sicurezza turche a Cizre, cittadina turca in stato d’assedio da settembre, hanno perso la vita più di 60 civili curdi. Questo ennesimo episodio drammatico si aggiunge alla lunga e trise lista delle brutalità alle quali il popolo curdo è sistematicamente sottoposto, in una spirale di violenza che non tende a diminuire e che, giorno dopo giorno, prende sempre più le sembianze di un vero e proprio genocidio. Negli ultimi mesi infatti l’orrenda repressione delle forze di ‘sicurezza’ turche, anche grazie al silenzio dell’Ue, ha fatto salire il numero dei morti oltre quota 200 e quello dei profughi a più di 200mila. In questo contesto continua lacampagna di solidarietà dei movimenti e delle associazioni, coordinati nellaRete Kurdistan Italia, con l’appello a medici e infermieri per partecipare alle varie staffette sanitarie.

“La storia ha dimostrato che la questione curda non può essere risolta militarmente. Le guerre di logoramento e i genocidi dello stato turco non hanno mai funzionato. Hanno sempre avuto l’effetto contrario. La Turchia non dovrebbe attizzare un fuoco che non può spegnere. I colloqui per una soluzione politica della questione curda devono riprendere in una condizione di parità. L’unico modo per garantire questo, è l’immediata liberazione di Abdullah Öcalan”.

Zerocalcare per KobaneLunedì 15 febbraio alle ore 15.30 in piazza Cadorna a Milano è in programma un altro un presidio sempre per chiederne la scarcerazione. Nello stesso giorno, in seguito alla decisione presa dal comune a fine gennaio, si terrà alle ore 12.30 presso palazzo San Giacomoa Napoli la tanto attesa cerimonia per il riconoscimento della cittadinanza onoraria al ‘curdo-napolenato’ Öcalan. È fissata per le ore 18.30 alteatro Politeama una conferenza pubblica alla quale parteciperà anche il fumettista romano Zerocalcare, mentre dalle 20.30 sul palco, tra gli altri, si esibiranno i 99Posse per esprimere la loro solidarietà in musica.

Nel suo comunicato la Rete Kurdistan Napoli parla anche del Rojava dove “la resistenza alle bande dell’ISIS, sintetizzata agli occhi del mondo dall’esempio eroico della città di Kobane, si accompagna alla sperimentazione di un progetto democratico radicale, plurale e interculturale che costituisce un modello possibile di fuoruscita dal basso dall’inferno della guerra in Siria”. In questo senso è necessario rimuovere il PKK dalla lista delle organizzazioni terroristiche internazionali il prima possibile.

“Mettere fine all’isolamento di Abdullah Öcalan rafforzerà il processo di pace democratico e anche la lotta contro ISIS. Öcalan svolge un ruolo decisivo per una possibile soluzione duratura, democratica e pacifica della crisi profonda del Medio Oriente, è il rappresentante del popolo curdo e attore chiave per la stabilità, la lotta contro il radicalismo e una soluzione pacifica in Turchia e in Siria. Riavviare i negoziati e compiere i passi necessari per raggiungere una pace permanente è possibile solo se lui viene liberato”. Essere solidali con il popolo curdo significa avere a cuore una pace che potrebbe ristabilire un maggior equilibro internazionale fondato così sul rispetto, la libertà e l’autodeterminazione di tutti i popoli.

 

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