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Francia, prove generali di stato autoritario

Approvata la riforma della Costituzione voluta da Hollande: lo “stato di emergenza” potrà essere indetto dal consiglio dei ministri. L’ultima parola spetta al Senato, ma la destra ha già vinto

di Giampaolo Martinotti

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Il sì definitivo arriverà solo a marzo ma, tra l’8 e il 10 febbraio, con 317 voti favorevoli, 51 astensioni e 199 contrari, l’Assemblée Nationale ha già approvato lo sciagurato progetto di revisione costituzionale voluto dal presidente Hollande e sostenuto da Manuel Valls. In questi giorni il premier, convinto che il ddl riuscirà a sedurre i tre quinti del Senato ottenendo così la maggioranza definitiva, si è detto molto soddisfatto di una riforma che consente al consiglio dei ministri di concentrare tutti i poteri nella mani del governo, esautorando di fatto il parlamento e i cittadini, e andando così a svuotare ulteriormente una democrazia già imperfetta e sofferente.

Per quanto riguarda l’inserimento del ritiro della cittadinanza francese per i condannati per reati di terrorismo che siano in possesso di doppia nazionalità, il governo ha liquidato la questione e risposto alle tante critiche semplicemente eliminando la menzione “doppia cittadinanza”, estendendo dunque il possibile provvedimento a tutti i cittadini francesi. Il gioco di prestigio semantico per evitare di “discriminare le minoranze” ha fruttato al governo una maggioranza risicata, 162 voti favorevoli e 148 contrari, aprendo una spaccatura all’interno del Partito Socialista e rianimando sensibilmente la spenta opposizione dei Verdi e del Front de Gauche che a tempo debito erano caduti nella trappola della retorica securitaria votando in favore dello stato d’emergenza. letat-durgence-une-procedure-tres-rarement-utilisee_0

È bene ricordare come il Nouveau Parti Anticapitaliste, all’interno della coalizione della sinistra, sia stato in questi mesi il partito più attivo nell’opporsi e mobilitarsi contro la soppressione dei diritti civili. Solo un paio di settimane fa migliaia di cittadini davano vita a presidi e cortei di protesta in più di settanta città francesi per chiedere la revoca dello stato di emergenza, bloccare la riforma costituzionale e denunciare la criminalizzazione dei movimenti sociali. In questo senso, la riforma della Costituzione in funzione “antiterroristica” non fa altro che rafforzare l’arsenale repressivo nella mani del governo, rientrando a pieno titolo nei programmi dei Républicains di Sarkozy e dei neofascisti del Front National che dal 13 novembre in poi hanno beneficiato in termini elettorali della svolta marziale di Hollande.

Il presidente, dopo aver implementato le fallimentari politiche d’asuetrità che hanno travolto le classi popolari, vuole ridefinire l’organizzazione della società francese utilizzando la lotta al terrorismo come mezzo per legalizzare ogni tipo di deriva autoritaria. La logica dell’antiterrorismo costituzionale, dello stato d’eccezione che diventa consuetudine, mostra tutta la fragilità e il degrado di un sistema di governo che si evolve sempre più verso una forma di dominazione poliziesca dello Stato sulla società. Il disprezzo che gli sciamani neoliberisti, da François Hollande a Nicolas Sarkozy passando per Marine Le Pen, nutrono nei confronti della democrazia, che tende a limitarne il potere e l’influenza, si manifesta proprio nella criminalizzazione dei movimenti politici e sociali, o dei singoli cittadini, che si oppongono al lento processo di annientamento dei diritti fondamentali.

È palese come svariati emendamenti presenti nella riforma, dal famigerato ritiro della nazionalità alla citazione in Costituzione delle “radici cristiane” della Francia, non abbiano alcuna efficacia nella lotta contro il terrorismo. La loro importanza, se uniti alla imperante stigmatizzazione dei musulmani, sta nel fatto di alimentare quel razzismo e quella xenofobia tanto funzionali all’ulteriore aumento delle divisioni all’interno della popolazione e della classe lavoratrice sotto attacco. Nell’attesa della prossima rilettura in Senato, affinché la farsa andata in scena all’Assemblée Nationale non si trasformi irrimediabilmente in una tragedia, la sinistra radicale francese dovrebbe immediatamente unirsi alle mobilitazioni del NPA, dei collettivi sociali e dei sindacati combattivi, andando a rafforzare una opposizione frontale che potrebbe rivelarsi una grande opportunità per ricostruire un’alternativa a tutto l’ordine dominante.

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