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Pena sospesa. Luca Casarini è libero

Luca Casarini è libero. Il tribunale di Venezia accoglie richiesta di sospensione della pena. Lui stesso spiega la vicenda

di Luca Casarini

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Ci siamo di nuovo. Alle 13.40 di oggi la Digos di Palermo, sezione Movimenti Politici, mi ha notificato il provvedimento di scarcerazione. Sono di nuovo libero. La mia detenzione è stata sospesa dallo stesso Tribunale di sorveglianza che l’aveva disposta un mese fa, chiudendomi a casa, in esecuzione di una pena a tre mesi per occupazione di casa. E’ difficile mi dicono che un Tribunale in qualche modo smentisca sé stesso. Questo fatto quantomai benefico è accaduto perché ho presentato un ricorso in Cassazione, che attacca duramente la sentenza di quel Tribunale, di quel Presidente di Tribunale, dicendo che ha agito contro la legge, e non secondo la legge. Perché per avere accesso all’affidamento sociale in prova, cosa che io avevo richiesto, non occorre un lavoro, basta anche solo l’impegno ad un lavoro. Perché i servizi di vontariato e di servizio sociale, che io avevo richiesto, dovrebbero avere la priorità piuttosto che misure restrittive ed afflittive come la detenzione. E perché la mia “pericolosità sociale” non può essere ricavata da illazioni o veline della Questura, che in questo caso “non esclude contatti con la criminalità organizzata”, ma deve scaturire da prove, indagini serie, verifiche che non sono mai state fatte e che non avrebbero ovviamente condotto a niente. La Cassazione si esprimerà, prima o poi, ma siccome è probabile che mi dia ragione, il Giudice ha sospeso ciò che prima aveva così arbitrariamente imposto. Bene. E ora, essendo libero, posso comunicare. Perché l’assurdo e l’ingiusto di questa misura era anche il divieto assoluto di comunicazione con l’esterno. Ho presentato istanza al Tribunale di Sorveglianza di Palermo per poter scrivere su un blog, quindi senza interazioni con altri. Semplicemente per esercitare il diritto ad esprimere liberamente il mio pensiero, come affermano la costituzione e la Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo. Negato, perché “in virtù di possibili contatti con la criminalità organizzata e non”, della “pericolosità sociale”, “bisogna contenere la personalità del reo”. Ora cari giudici, cari agenti dell’anticrimine appassionati di visite notturne nonostante i miei bambini di notte si spaventano se della gente suona insistentemente, cari agenti della Digos sezione Movimenti Politici, cari tutti voi che vigilate sulla mia pericolosità sociale e sui miei contatti con la mafia, vado a farmi un tuffo al mare con mio figlio più piccolo, che il caldo s’era fatto opprimente senza la meraviglia di Mondello. Questa battaglia continua, e certamente non per me, che ho la fortuna di avere mille amici e compagni che mi sono stati sempre vicino, che si sono mobilitati, che hanno scritto appelli e che sanno che mi avranno sempre al loro fianco. Questa battaglia deve continuare per tutti coloro che patiscono il carcere perché ad esempio si oppongono ad una grande ed inutile devastazione come la Tav. O per coloro che scrivono una tesi indagando le ragioni di un conflitto e vengono condannati a due mesi di carcere. O per quelli che svolgono attività sindacali e per questo vengono “avvisati oralmente” dal questore di turno, che utilizza un dispositivo antimafia per farlo. Una battaglia che deve essere contro l’uso punitivo del reato di “devastazione e saccheggio” nei confronti di manifestanti, arrestati in piazza da una polizia che non deve sottostare a nessuna legge sulla tortura, perché nel nostro paese non c’è. I pericolosi socialmente risiedono tra le autorità che ho citato. Lavorano tutto il santo giorno a costruire una società in cui il dissenso sia un crimine. A una società in cui sia vietato sognare. Loro possono anche fare a meno del mare. Io no. Grazie a tutti e a tutte, sempre.

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  1. 1dd“Unfortunately, we don’t know the specifics of it, but we can make some reasonable assumptions based on standard practices in the fiah&.”Tletd#8217;s just the problem – your assumptions aren’t reasonable. Releases for spot news photography don’t contain the language you think they do. Publishers and editors do know the difference between a private citizen and a professional journalist.

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