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Perché ad Aleppo si decide la guerra in Siria

Tregua ad Aleppo di tre ore al giorno, per permettere l’ingresso dei convogli umanitari. Una tregua che giunge dopo l’ incontro Erdogan Putin, i due ex nemici che da anni in Siria si fanno la guerra per interposta persona

MA PERCHÉ ALEPPO?

Aleppo mitraglia cop

1. La battaglia cruciale, dicono i militari che ad Aleppo, da cinque anni, non riescono a prevalere sulla parte avversaria. Cruciale sia per i ribelli sia per il regime, battaglia incancrenita in una guerra di logoramento, nella quale difficilmente riuscirà a prevalere una delle due parti in maniera netta. Di Aleppo ormai sappiamo che dal 2012 è divisa tra quartieri ovest, controllati dal governo, e quartieri est, nelle mani dei ribelli. Un accumulo di macerie e abitanti sopravvissuti fatti ostaggio.

2. Sappiamo anche che le principali forze che s’oppongono al regime sono quelle del Jaish al fatah, che nel 2015 era riuscito a scacciare le truppe governative dal grosso della provincia di Idlib, nel nordest. Jaish al fatah è una coalizione che riunisce una decina di fazioni jihadiste sostenute dall’Arabia Saudita, il Qatar e la Turchia, tra cui si trovano la potente organizzazione ex Fronte al Nusra in veste più moderata che si è ormai svincolata da Al Qaeda, e i ribelli salafiti di Ahrar al sham.

3. Secondo alcuni esperti militari, si tratterebbe di trenta-quarantamila uomini ben addestrati e molto motivati, e circa diecimila si troverebbero ad Aleppo. Tra loro ci sono anche alcune migliaia di jihadisti venuti dall’estero. Jaish al fatah -dettagli da Internazionale- dispone di carri armati, veicoli di trasporto truppe e artiglieria, perlopiù sottratti all’esercito siriano, ma anche di missili anticarro di tipo tow, missile guidato via tubo, di produzione statunitense. Da ricordare, per la serie, chi ha armato chi.

4. Secondo l’esperto Charles Lister quest’alleanza avrebbe ricevuto “per la prima volta” proprio ad Aleppo, alcune armi di produzione statunitense riservate fino ad allora alle forze che combattevano contro Isis. Anche se il tecnico occidentale deve ammettere le armi più efficaci dei ribelli anti Assad, jihadisti diversamente ‘moderati’, sono le autobombe e gli attacchi suicidi. Un mix micidiale tra sacrifici umani per ottenere il paradiso di Allah e la modernità delle armi più micidiali.

5. Le forze in campo secondo una analisi della France Presse. Forze governative. Esercito e miliziani delle Forze di difesa nazionale, oltre che combattenti iraniani, iracheni e l’Hezbollah libanese. Secondo Almasdarnews, un sito filogovernativo generalmente ben informato, le forze dell’esercito di Assad hanno fatto arrivare almeno cento carri armati e quattrocento veicoli di trasporto truppe ad Aleppo, per un totale di uomini sul terreno compreso fra trentamila e quarantamila.

6. Va subito detto che queste formazioni non hanno tutte lo stesso valore militare: tra loro si trovano combattenti agguerriti ma anche soldati di leva che vogliono solo salvare la pelle. Secondo il sito Almasdarnews, l’esercito dispone di truppe d’assalto composte da svariate migliaia di uomini, totalmente devoti al colonnello Suheil Al Hassan, soprannominato la tigre -ci ricordano-, dalle forze della guardia repubblicana, dalle forze speciali e dai corpi scelti degli Hezbollah libanesi.

7. Ma non basta, sempre secondo gli analisti militari di France Presse. Le truppe di Bashar al Assad possono contare su un’enorme potenza di fuoco, con i loro carri armati, la loro artiglieria e soprattutto la loro aviazione, una risorsa fondamentale nei confronti dei ribelli, che invece non ne possiedono alcuna. Senza dimenticare il sostegno fondamentale dei precisissimi apparecchi russi che continuano a colpire le postazioni avversarie più e meglio della coalizione a incerta guida Usa.

8. Aleppo doveva essere la Bengasi siriana, la città dalla quale i ribelli avrebbero fatto capitolare il regime, spiega Rami Abdel Rahman, direttore del discusso Osservatorio siriano dei diritti umani. La Bengasi libica, da cui era stata annunciata la cattura e la morte del leader Muammar Gheddafi. Ma ad Aleppo l’annuncio di sconfitta e morte del leader siriano non risulta affatto vicina o probabile. Peggio: “Se la dovessero perdere, il territorio che controllano nel nord della Siria si ridurrà”.

9. “Per i ribelli è impossibile abbandonare i loro fratelli in stato d’assedio ad Aleppo”, assicura Fabrice Balanche, geografo specialista della Siria ed esperto del Washington institute. “Riprendere Aleppo permetterebbe alle forze governative di poter circondare i ribelli nella provincia di Idlib”, sottolinea Balanche. “Si tratta di una prova di forza nei confronti di tutta la Siria e nei negoziati internazionali. Obiettivo, mettere la nuova amministrazione statunitense di fronte al fatto compiuto a gennaio”.

10. Battaglia perduta per i ribelli? Non è detto. “Il regime ha poche truppe. Ha sicuramente sguarnito le sue difese nel sud per andare alla conquista della strada di Castello”, principale via di rifornimento dei ribelli ad Aleppo, secondo Yazid Sayegh, uno dei principali esperti del centro Carnegie per il Medio Oriente. “Ma per le stesse ragioni che valgono per il regime, è impossibile che l’opposizione possa conquistare tutta Aleppo”. La somma delle due debolezze fa la battaglia infinita.

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