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Venezia, lo spacciatore guardaparco e l’assessora

Rinviata a giudizio Francesca Zaccariotto, assessora a Venezia per Fratelli d’Italia: fece assumere uno spacciatore, secondo l’accusa, facendogli saltare trenta posti in graduatoria

di Enrico Baldin

Zaccariotto accanto a Bossi quand'era leghista. Ora è di Fratelli d'Italia
Zaccariotto accanto a Bossi quand’era leghista. Ora è vicina a Fratelli d’Italia

E’ stata rinviata a giudizio Francesca Zaccariotto. L’assessore del comune di Venezia dovrà comparire a novembre per il processo che la coinvolge con l’accusa di abuso d’ufficio e falso ideologico. Secondo l’accusa la Zaccariotto, che all’epoca dei fatti era Sindaco del comune dell’entroterra veneziano di San Donà di Piave, aveva commesso i suddetti reati in concorso con una dipendente comunale e con un pregiudicato, questi ultimi assolti nel processo con rito abbreviato tenutosi venerdì.

La vicenda risale al 2012 quando l’allora sindaco della Lega Nord avrebbe – secondo l’accusa – fatto assumere un pregiudicato nell’incarico di “guardiaparco” imponendo la sua assunzione nonostante fosse preceduto in una graduatoria comunale da altri trentuno soggetti con un punteggio superiore. Il pregiudicato in questione è Luciano Maritan. Il suo è un cognome arcinoto in zona: suo zio Silvano, braccio destro del boss della mala del Brenta Felice Maniero, è da poco finito ai domiciliari dopo aver scontato venticinque anni di carcere per la sua attività criminale esercitata negli anni ’70 ed ’80 quando tralaltro partecipò anche a due omicidi. Silvano Maritan era uscito nel 2007 grazie all’indulto e alla buona condotta, ma era rientrato in carcere poco dopo perché si era rimesso nel “commercio” di sostanze stupefacenti che venivano importate dalla Spagna. In quella stessa inchiesta finì anche Luciano Maritan, che qualche anno dopo (2014) subirà una condanna per analoghi motivi, ovvero per spaccio di stupefacenti importati dall’hinterland milanese e cedutigli da alcuni esponenti della ‘ndrangheta. Nell’occasione patteggiò anche un ufficiale dei carabinieri che in cambio di denaro fornì alla banda informazioni sui controlli che l’arma avrebbe messo in atto. Lo stesso Luciano Maritan ad aprile ha riportato un’altra condanna per aver truffato, con altri, alcune società di leasing per un ammontare totale complessivo che si aggirava intorno ai 33milioni di euro.

Ora Maritan è uscito indenne dal processo per la sua assunzione nel comune di San Donà di Piave dopo rito abbreviato. Assolta anche la dipendente comunale che aveva posto in essere la pratica. Rinviata a giudizio invece Francesca Zaccariotto che, a fronte dell’assoluzione dei due co-imputati si è detta fiduciosa. Contro la Zaccariotto ci sono alcune intercettazioni telefoniche e la testimonianza di un pentito all’epoca “in affari” con Maritan: stando all’accusa non solo la Zaccariotto impose di saltare “a pié pari” una graduatoria che a Maritan precedeva altri trentuno pretendenti, ma ne bloccò anche la sua esposizione evitando così di renderla pubblica.

Zaccariotto non è nuova a problemi con la giustizia: un anno fa fu condannata a risarcire con 50mila euro la Provincia di Venezia per danno erariale, per aver fatto assumere – quando era Presidente della Provincia di Venezia – a rango di dirigente e con corrispondente inquadramento salariale, un “amico” che non aveva i requisiti per svolgere tale incarico. Zaccariotto inoltre da Sindaco di San Donà di Piave è finita tra le carte di una indagine per mobbing, la cui conclusione è stata il reintegro ai suoi incarichi ad una dipendente comunale demansionata. Ora, per l’ex esponente leghista e candidata a Sindaco di Venezia per il partito di destra Fratelli d’Italia e “imbarcata” dal Sindaco Brugnaro nella sua Giunta, il rinvio a giudizio per il caso Maritan.

Resta da capire, aldilà di come si concluderà il processo e della liceità o meno del procedimento amministrativo, perché l’esponente di destra Francesca Zaccariotto dovesse specificatamente imporre l’assunzione di un noto pregiudicato, conosciuto per aver inondato di cocaina il litorale veneziano ed il sandonatese, territorio in cui l’ex leghista era Sindaco. Una storia che attende risposte e che tra le sue pieghe pare assumere i contorni romanzeschi dei racconti noir dello scrittore veneto Massimo Carlotto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2B, venezia, zaccriotto, lega,fratelli d’italia, mafia del Brenta, Maritan

1 COMMENTO

  1. Io mi chiedo anche … Con quale criterio il sindaco Brugnato si prende la libertà di mettere a carico dei cittadini una figura così inareguatana svolgere attività che riguardano interessi comuni … Non le “solite” intrallazzazioni tra uffici .. Che hanno solo costi per la cittadinanza oltre che la propagazione di metodi mafiosi. Che diritto ha Brugnaro di fare questo impunemente????

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