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Milano, saluto romano del prete per il rapinatore [video]

Milano, saluti romani al cimitero dei reduci di Avanguardia Nazionale in ricordo di un rapinatore omicida ucciso 40 anni fa. Nuove gesta del prete dei camerati

di Ercole Olmi

Una scena della commemorazione
Una scena della commemorazione

Il lugubre rito del “presente” per il camerata e il saluto romano, gesto proibito dalla legge ma sempre più abusato. Ma il camerata era un rapinatore omicida e picchiatore noto, e a salutarlo così un prete. Il Campo X del cimitero monumentale di Milano è stato ancora teatro di una pagliacciata fascista, l’ennesima, e a farla balzare all’onore delle cronache la presenza di un prete intento a seguire la medesima sceneggiatura arricchendola con parole paradossali per Salvatore Vivirito, squadrista di Avanguardia nazionale. “l’eroe della solidarietà», il suo «coraggio di combattente».

Al Cimitero Maggiore di Milano si è tenuta sabato scorso una cerimonia per ricordare il sanbabilino, bombarolo neofascista, Salvatore Vivirito, caduto, come recita l’epitaffio curato dai camerati, “sul campo dell’onore”, presenti delegazioni di Avanguardia nazionale di Roma, Milano, Bergamo, Brescia e del Friuli Venezia Giulia. La notizia arriva dall’Osservatorio democratico sulle nuove destre che monitora i siti e i gruppi dell’ultradestra.

Salvatore Vivirito morì il 19 maggio 1977, a soli 22 anni, a seguito di una ferita da arma da fuoco rimediata nel corso di una rapina, il giorno prima, a una gioielleria di piazza Udine a Milano, nella quale assassinò, crivellandolo con sei colpi di pistola, il titolare del negozio Ernesto Bernini di 48 anni. Anche la moglie rimase gravemente ferita dai proiettili di Vivirito.
Nel video postato da Fascinazione, si veda anche il saluto romano di Don Orlando Amendola, il “cappellano dei camerati”, ormai presenza fissa alle manifestazioni neofasciste al Campo X del Cimitero Maggiore.

Scrisse “La Stampa” dell’epoca:

“E’ morto portandosi dentro molti segreti di una vita violenta : Salvatore Vivirito detto “Umberto”, 22 anni, manovale del terrorismo fascista, magliaro invischiato nel giro dei trafficanti d’ armi, dei tramisti neri, degli attentatori. Preso dagli uomini della Mobile venerdì 20 maggio con una pallottola in corpo è spirato in ospedale dopo una operazione chirurgica che pareva riuscita, prima che il magistrato potesse inchiodarlo alle responsabilità di un assassinio. “Umberto” aveva una ferita al torace. Interrogato disse che erano stati “avversari politici” a sparagli contro. Ha negato fino all’ ultimo poi è morto. I molti segreti e le molte verità che Vivirito si porta nella tomba lo riguardano direttamente, da quando aveva 16 anni e scelse la strada della violenza, legandosi al mondo lombardo dei fascisti. “Comitato Tricolore”, “Avanguardia Nazionale”, “Squadre d’ azione Mussolini”, Mar di Carlo Fumagalli. Passo per passo aveva percorso la strada di manovale, ripagato dal denaro facile: vestiti, motociclette potenti, armi a volontà. I rischi erano grossi ma Salvatore li affrontava con apparente indifferenza: in un modo o nell’ altro ne usciva (…). Vivirito era nel giro dei Sanbabilini, conosceva i bombardieri della Valtellina, i neofascisti di Brescia (…).

Senza titolo-1

C’è un blog dedicato al rapinatore-squadrista e ne rimembra le gesta:

Durante il periodo degli anni di piombo, a Milano, vi fu un luogo, Piazza San Babila, considerato l’avamposto del neofascismo milanese. Da lì, per i militanti, il nome di “Sanbabilini”. Il richiamo, fu soprattutto per le caratteristiche storiche. Infatti, la Piazza, era costruita in larga parte da architetture risalenti agli anni trenta in piena epoca fascista. Una nuova generazione, che, pur mantenendo un minimo legame con il Movimento Sociale Italiano, decise di seguire la strada della piazza. Alcuni bar furono utilizzatati come sede organizzativa. Lo zoccolo duro era formato da Gianni Nardi, Rodolfo Crovace, Giancarlo Esposti e soprattutto Salvatore Umberto Vivirito. Tutti simpatizzanti e molto vicini ad Avanguardia Nazionale e poi Ordine Nuovo. Salvatore Vivirito, protagonista in numerose attività politiche e non, fermato e arrestato più volte dalla Polizia, fu uno degli elementi, insieme a Esposti, che nel maggio 1974 tentarono di organizzare il famoso golpe in tenda. I quattro, per evitare l’arresto, decisero di fuggire verso l’Italia centrale. Dopo vari spostamenti giunsero, per sentieri tortuosi, nella provincia di Rieti, a Pian del Rascino. Piantarono le tende e cercarono di elaborare le strategie per il golpe. Dopo alcuni  giorni, Esposti, prima di raggiungere Roma per acquistare altre armi e cartine particolareggiate di Pian del Rascino, lasciò sulla strada statale 17 Salvatore Vivirito, che, tra autostop e treni, riuscì a tornare in tempo a Milano per firmare il registro dei sorvegliati speciali. Fu il loro ultimo incontro. L’accampamento fu individuato dai carabinieri e durante l’arresto ci fu un conflitto a fuoco dove perse la vita proprio Esposti. Stessa sorte, tre anni dopo, 19 maggio 1977, per Salvatore Vivirito, durante una rapina per autofinanziamento, rimase ucciso da un colpo di pistola esploso però dal proprietario di una gioielleria a Milano.

E il prete salutatore romano, Orlando Amendola, cappellano al Campo X, ritorna agli onori delle cronache dopo che lo scorso anno s’era fatto fotografare al gazebo elettorale di un candidato imbarcato dalla Lega per il municipio 8. Si tratta di Stefano Pavesi, militante di Lealtà e Azione, formazione neofascista e antisemita, copertura di Hammerskin, movimento skinhead.

Ora qualcuno chiederà ai cattolici moderati di dissociarsi da questo cristiano fondamentalista, ossia fascista?

 

2 COMMENTI

  1. Ma quando mai se la chiesa ha sempre coperto i crimini nazifascisti…io vorrei sapere quando verrá attuata la legge che vieta i saluti romani e qualsiasi atto di commemorazione del fascismo. Voglio proprio vedere…

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