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Facebook rende infelici?

Depressione, solitudine, problemi di autostima possono essere causati anche da un abuso di Facebook. Da uno studio pubblicato dal Journal of Epidemiology

Facebook rende infelici?

di Marina Zenobio

Penso che se tra Facebook ed ognuno di noi ci fosse uno status di relazione di coppia, potremmo definirla alquanto “complicata”, e immagino che in tanti condividano questo pensiero. La piattaforma più importante dei social media è una confettura di amore e odio che, ogni giorno, ci fa viaggiare su di un ottovolante le cui rotaie sono le emozioni. E la cosa più difficile è cercare di tagliare il cordone che ci unisce, visto che ora tutto è connesso.

A parte ciò che può essere frutto di una mia visione, lascio spazio alla scienza. Non è la prima volta che i social network finiscono nel mirino di ricerche scientifiche, ma dal recente studio  Association of Facebook Use With Compromised Well-Being: A Longitudinal Study , condotto dall’Università di Yale e di San Diego California, e pubblicato sul Journal of Epidemiology, , esce fuori che più si usa Facebook meno si è felici e in salute.

Lo studio longitudinale ha esaminato l’attività su Facebook di 5208 persone adulte nel corso degli anni 2013-2014-2015, mettendo in correlazione tali attività con lo stato di salute fisica, mentale e di soddisfazione di vita.
La sintesi finale della ricerca è che mentre le interazioni “face to face” migliorano il benessere, con “l’ubiquità” dei social media sono emerse importanti questioni sull’impatto delle relazioni.
Secondo gli autori dello studio – Holly B. Shakyra e Nicholas A. Christakis – “i risultati dimostrano che in generale l’utilizzo della piattaforma non è associata al benessere” e riportano un esempio nel quale ognuna e ognuno di noi può, più o meno, ritrovarsi: se alla pubblicazione di un post non corrisponde un numero di “mi piace” giudicato sufficiente, la conseguenza è un peggioramento dal 5 all’8% dello stato psicofisico.
“La cosa complicata dei social media – scrivono gli autori dello studio – è che mentre li usiamo abbiamo l’impressione che ci stiamo impegnando in un’interazione sociale significativa. I nostri risultati invece suggeriscono che la natura e la qualità di questo tipo di connessione non possono sostituire l’interazione con il mondo reale di cui abbiamo bisogno per avere una vita sana”.

Non è certo il primo studio a puntare il dito contro i social media per le conseguenze negative che avrebbero sulla vita di adolescenti e adulti, ad evidenziare come l’utilizzo delle piattaforme sociali, soprattutto se basate su immagini, accresca un sentimento di isolamento, aumenti sentimenti di ansia e di inadeguatezza.

Nel 2013, uno studio guidato dallo psicologo Ethan Kross dell’Università del Michigan ( http://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0069841) già metteva in luce quali potevano essere le conseguenze dell’abuso delle reti: “potremmo dover pagare un pedaggio negativo per la nostra salute emozionale”.

E ancora nel 1998, Robert Kraut, uno psicologo che studia l’interazione tra umani e informatica presso l’Università Carnegie Mellon di Pittsburgh, in Pennsylvania, esaminò per primo l’impatto sociale e psicologico di Internet su 169 persone nel corso dei loro primi due anni in connessione. Lo studio riportò che più tempo speso in “connessione” si associa ad una diminuzione della comunicazione con le persone nella vita reale. Meno amici nella rete della vita reale corrisponde ad un aumento della depressione e del senso di solitudine.

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