13.5 C
Rome
giovedì 7 Dicembre 2023
13.5 C
Rome
giovedì 7 Dicembre 2023
HomecultureCiao Koko, amico e maestro

Ciao Koko, amico e maestro

Alessandro Kokocinski ci ha lasciato. In ricordo dell’amico e maestro, oltre la memoria

di Maurizio Zuccari

Kokocinski, Volai tra le stelle, 2013 (foto Manuela Giusto). In home, Koko con l’autore a Xi’an, l’antica capitale della Cina

Non è facile avere a che fare con la morte, soprattutto se è quella di un amico. Alessandro Kokocinski se n’è andato, un freddo mattino di dicembre, digrignando i denti alla commare secca che è venuta a prenderselo, fregandosene di quel che gli restava da fare, e alla vita a cui aveva ancora molto da dare. Koko ci ha lasciato, e da atei speriamo che, ovunque sia, non soffra più come quest’ultimo suo tempo in vita, qui. È l’unico pensiero che può lenire il dolore di questi giorni: il cessare d’una sofferenza per sé e i suoi cari dolorosa oltre il vivibile. Non è facile aggirarsi nelle stanze della sua casa di Tuscania, vuote della sua presenza e piene degli oggetti amati e raccolti in vita, accettare la visione dell’involucro che ci racchiude, alla fine di tutto, prima di perdersi in un fildifumo.

Ci ha lasciato un amico, e un maestro, oltre che un artista. Tanto più grande perché non uso a risparmiarsi, generoso nella vita come nell’arte. S’era mangiato la vita a morsi, Koko, durante un’esistenza non lunga – era nato nella terra di Leopardi nel ‘48, da genitori che stavano leccandosi le ferite del tempo di guerra e mai si sarebbero rimarginate del tutto – ma ricca più d’altre cento. L’esistenza straordinaria di un artista, quasi un romanzo, come ha scritto Tiziana Gazzini in una biografia che ha fatto appena in tempo a coglierlo in vita. E, da un po’, la vita aveva cominciato a mordere lui. L’appuntamento con la comare nera, con cui Koko ha iniziato da anni una partita a scacchi dall’esito scontato, è infine arrivato. Non possiamo che chinare il capo al fato. Anche se tanto aveva da dire – da dare – l’uomo e l’artista (il maestro, insisto nel dire, come lo chiamava anche la sua compagna, Giovanna).

Non era facile a volte stargli accanto, ma un maestro si misura anche da questo: lascia qualcosa di sé anche quando si dà solo in parte, o si ritrae, dal rapporto con gli altri. Indipendentemente dal tempo della conoscenza chi gli è stato vicino, poco o tanto che l’abbia frequentato, non può che serbare un ricordo a somma positiva di lui. Ma l’esercizio d’una memoria sterile sarebbe un po’ tradire il ricordo d’un amico, le sue azioni e in fondo la sua arte. Koko deve vivere non solo nella memoria, ma nel parco tematico, in una rassegna d’arte circense o multimaterica, insomma in qualunque attività la Fondazione che porta il suo nome voglia e possa proseguirne l’impegno, insieme a ci gli ha voluto bene. Nello spirito gioioso e anarchico, libero da ogni costrizione anche interiore ma sorretto da una ferrea etica morale e da una perizia artistica – da lui stesso definita artigianale – che lo contraddistingueva. Solo così le sue ceneri, quando verranno sepolte sotto un albero a Labro, il paesino dell’alta Sabina che tanto amava, potranno continuare a concimare l’esistenza di molti, bruciare in vite degne d’essere vissute, come la sua.
Qui l’intervista con Koko nello studio di Tuscania, nel 2011
(riprese Manuela Giusto, montaggio Camilla Mozzetti)

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento, prego!
Inserisci il tuo nome qui, prego

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Ultimi articoli

Il teatro fisico che dipana il mito

Sonoma, la macchina surreale di Marcos Morao, in scena al Teatro della Tosse di Genova

Restare umani sulla linea Gustav

Non chiusero le porte. Storie di solidarietà a prigionieri alleati e ebrei in fuga in un piccolissimo comune di confine tra Lazio e Abruzzo [Marino Nicolai]

Le stronzate dei padroni (Corporate Bullsh*t) e come combatterle

Ecco un manuale per fermare le bugie aziendali e cambiare il Paese [Joan Walsh, Nick Hanauer, Donald Cohen]

Tabula Gaza

A due mesi dall’“Alluvione al Aqsa” ricostruiamo quanto sta portando alla soluzione finale palestinese, almeno a Gaza

Meno male che c’è Busan

Che Roma vada a fondo non importa al ceto politico, alle redazioni, ai municipi "di sinistra". Per fortuna è arrivata Busan a ricordarcelo [Gianluca Cicinelli]