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Svolta nel processo Cucchi, uno dei carabinieri imputati accusa i colleghi

Processo Cucchi: Francesco Tedesco, uno dei carabinieri imputati ha «chiamato in causa» i suoi colleghi. Ora il pm lo chiamerà a testimoniare

«Processo Cucchi. Udienza odierna ore 11.21. Il muro è stato abbattuto. Ora sappiamo e saranno in tanti a dover chiedere scusa a Stefano e alla famiglia Cucchi». IlariaCucchi, sorella di Stefano, lo scrive sul suo profilo Facebook dopo il colpo di scena a inizio udienza:del processo che vede cinque carabinieri imputati per la vicenda della morte di Stefano Cucchi. Il pm Giovanni Musarò ha reso noto un’attività integrativa di indagine dopo che uno dei carabinieri imputati, Francesco Tedesco, in una denuncia ha ricostruito i fatti di quella notte e ha «chiamato in causa» due dei militari imputati per il pestaggio. «Il 20 giugno 2018 – ha detto il pm – Tedesco ha presentato una denuncia contro ignoti in cui dice che quando ha saputo della morte di Cucchi ha redatto una notazione di servizio». In successive dichiarazioni ha poi chiamato «in causa gli altri imputati: Mandolini, da lui informato; D’Alessandro e Di Bernardo, quali autori del pestaggio; Nicolardi quando si è recato in Corte d’Assise, già sapeva tutto». I successivi riscontri della procura hanno portato a verificare che «è stata redatta una notazione di servizio – ha detto il pm – che è stata sottratta e il comandante di stazione dell’epoca non ha saputo spiegare la mancanza».

Scrive Marco Trotta, un mediattivista, uno di quelli che da Genova in poi ha continuato a occuparsi di repressione:

Ora che uno dei carabinieri ha ammesso i pestaggi nella vicenda Cucchi, accusando gli altri, è il tempo delle scuse. E delle azioni conseguenti

Per esempio da parte di Carlo Giovanardi: “La sorella Ilaria dice che è morto per fratture? Io non credo agli asini che volano” (https://bit.ly/2RIkNZ2)
Oppure Stefano Maccari (Sindacato di Polizia Coisp Segreteria Nazionale). “Stefano Cucchi non è morto per un presunto pestaggio. E stata l’epilessia a causare la morte improvvisa ed inaspettata dell’uomo fermato per droga, che soffriva da anni di patologia epilettica ed era in trattamento con farmaci anti-epilettici” (https://bit.ly/2yvQmwi)
E poi di Ignazio La Russa: “Quindi non ho strumenti per accertare, ma di una cosa sono certo: del comportamento assolutamente corretto da parte dei carabinieri in questa occasione” (https://bit.ly/2yACX66)

Ma soprattutto del ministro degli interni Matteo Salvini “La sorella si dovrebbe vergognare, fa schifo” (https://bit.ly/2IPGHW1). Da lui si accettano anche rateazioni ma non come nel caso dei 49 milioni di euro rubati dal suo partito. Questa volta deve dare un bell’anticipo: che si dimetta subito, senza se e senza ma.

A leggere le 18 pagine di interrogatorio a Francesco Tedesco, infatti, viene fuori il contrario di quello che ha dichiarato uno dei suoi legali, ossia che sarebbe un riscatto anche per l’Arma. In realtà è la conferma che, a vari livelli, dall’allora ministro della difesa La Russa fino al comando stazione di Roma Appia che, infatti, a differenza del (post) fascista è sotto processo.

«Un’azione combinata, una spinta e poi i calci, anche quando era a terra». Francesco Tedesco, carabiniere imputato al processo Cucchi, fa mettere nero dunque su bianco ciò che vide la notte tra il 15 e il 16 ottobre del 2009 nella sala del fotosegnalamento della Compagnia Casilina a Roma. Accusa, lui carabiniere, altri due carabinieri, Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro, del pestaggio di Stefano Cucchi. E li accusa anche di minacce: «mi dissero fatti i c… tuoi». Il verbale di Tedesco, imputato al processo scaturito dall’inchiesta bis con Di Bernardo e D’Alessandro con l’accusa di omicidio preterintenzionale, potrebbe essere la vera svolta nella vicenda processuale per la morte del geometra romano. Tedesco nel luglio scorso va dai pm e fa mettere a verbale che tutto quella sera cominciò con un battibecco tra Stefano Cucchi, Di Bernardo e D’Alessandro: Cucchi tentò di dare uno schiaffo ad uno dei due rifiutandosi inizialmente di rilasciare le impronte. Poi, all’uscita dalla sala del fotosegnalamento, dopo un’altra serie di insulti arrivò lo schiaffo di Di Bernardo e partì il pestaggio descritto nel verbale come «un’azione combinata», durante la quale Stefano «perse l’equilibrio e cadde sul bacino» per il calcio dell’altro carabiniere, D’Alessandro, e la violenta spinta di Di Bernardo. Infine una botta alla testa, «tanto violenta da far sentire il rumore» – si legge nel verbale – e l’ultimo colpo sferrato da D’Alessandro con un calcio in faccia a Cucchi mentre questi è riverso in terra. «Gli dissi ‘basta, che c…fate, non vi permettete», fa mettere a verbale Tedesco che aiuta Cucchi a rialzarsi. «Sto bene, io sono un pugile», gli disse il geometra. Tedesco capisce che non può stare zitto e chiama il comandante della stazione Appia Roberto Mandolini. Alla morte di Stefano Cucchi Tedesco capisce che non può più tenersi dentro le immagini del pestaggio al quale dice di aver assistito. Così mette nero su bianco quei terribili momenti e salva il file su un pc o una pendrive. «Stampai due copie del file dell’annotazione redigendo due originali -ha detto al pm – che furono inserite in una cartellina e avrebbero dovuto essere firmate dal comandante: una poi avrebbe dovuto essere indirizzata all’Autorità giudiziaria, l’altra doveva restare agli atti del comando». Di quell’atto ora non c’è traccia. Eppure, dice a verbale Tedesco «il fascicolo era conservato in un’armadio posto all’entrata della caserma, accessibile a tutti». Tedesco riferisce al pm anche delle minacce. Oltre a quelle dei due carabinieri, «fatti i c… tuoi», anche le parole di Mandolini. «Prima del mio interrogatorio mi disse ‘Tu gli devi dire che stava bene, gli devi dire quello che è successo, che stava bene e che non è successo niente…capisci a me, poi ci penso io, non ti preoccuparè, si legge nel verbale. Nel processo Mandolini è accusato di calunnia e falso.

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