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Cucchi, i carabinieri schedano chi va a vedere il film?

Cucchi: carabinieri di Siderno alla proiezione: «dateci lista dei partecipanti». Schedature di massa, antico vizio dell’Arma

Volevano la lista degli spettatori: due carabinieri si sono presentati in una libreria del centro commerciale “Le Gru” di Siderno dov’era in programma la proiezione del film “Sulla mia pelle”, incentrato sugli ultimi giorni di vita di Stefano Cucchi, ed hanno chiesto alla titolare «l’elenco dei partecipanti». La titolare della libreria, Roberta Strangio, ha risposto ai due militari che non poteva soddisfare la loro richiesta perché non esisteva un elenco dei partecipanti all’iniziativa. I due carabinieri si sono allora congedati «con gentilezza», ha riferito ancora Roberta Strangio intervistata da La Stampa, ma non hanno lasciato la libreria, trattenendosi per l’intera durata della proiezione del film ma senza identificare nessuno dei partecipanti all’iniziativa. «Non hanno chiesto i documenti a nessuno – ha detto Strangio – neanche alle persone uscite prima della fine del dibattito che ha fatto seguito alla proiezione del film». Il quotidiano riporta anche una dichiarazione su quanto è accaduto del Comandante del Gruppo di Locri dei carabinieri, colonnello Gabriele De Pascalis. «I carabinieri erano lì – ha detto l’ufficiale – per attività di routine e hanno interloquito con gli organizzatori per sapere se c’era qualcuno delle istituzioni o autorità, in un’ottica di ordine e sicurezza pubblica. A noi non interessa alcun elenco, soprattutto in una manifestazione che non aveva alcun rischio di ordine pubblico. Noi siamo sempre tra la gente e non vogliamo che l’accaduto venga strumentalizzato, specie in una vicenda triste e delicata come quella di Stefano Cucchi». Una toppa su una vicenda quanto meno maldestra dentro una storia, quella dello sdegno per la morte di Stefano Cucchi e delle inchieste che ne sono scaturite, che sta rivelando molto sulle pratiche in alcuni settori dell’Arma, sul suo spirito di corpo, sulla rigidità delle gerarchie e sulle connivenze politiche che hanno contribuito a fabbricare il cono d’ombra che ha nascosto per oltre sei anni i militari coinvolti dallo sguardo degli inquirenti.

Che l’Arma sia anche una fabbrica di schedature più o meno legittime non è nemmeno una novità di questi tempi: già nel 2002 un carabiniere, Valerio Mattioli, venne licenziato per “scarso rendimento” perché nel ’99 aveva denunciato la schedatura di massa e illegale che aveva prodotto 75 milioni di fascicoli personali, intestati alla quasi totalità della popolazione (neonati e doppioni compresi), che registrano tutto in violazione della legge sulla privacy (entrata in vigore da poco), comprese le attività politiche e le preferenze sessuali. Il Garante appurò che le pratiche P (pratiche permanenti, ex fascicoli personali) erano almeno 90 milioni. L’arma venne invitata a mettersi in regola nel gennaio 2001, successive raccomandazioni del Garante non sono mai state rese pubbliche.

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