Atac ai privati? Parlano i lavoratori di Genova e Firenze

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Atac, smascherare l’inganno referendario: la parola ai lavoratori di Genova e Firenze, ai Giuristi democratici e a Sinistra Anticapitalista

In questo video la testimonianza di lavoratori coinvolti in processi molto simili a quelli in cui si troveranno lavoratori e cittadini di Roma se l’inganno referendario dovesse produrre effetti. Popoff ricorda che gli effetti di una privatizzazione sono fossilizzati nei monconi di Ponte Morandi crollato a Genova, nelle macerie, nel dramma dei morti e dei sopravvissuti. E nello stillicidio delle vite di ciascuno di noi sotto il giogo delle politiche di austerità. Invertire la rotta è possibile ma è necessaria un’alleanza tra lavoratori e cittadini per rivendicare servizi pubblici efficienti e per ripensare una città devastata dai meccanismi del neoliberismo. 

Così scrivono i Giuristi democratici

Domenica 11 novembre cittadine e cittadini romani saranno chiamati a votare per il referendum consultivo, promosso dai radicali italiani, in merito alla volontà di far gestire ai privati il trasporto pubblico locale.
Riteniamo importante opporsi in ogni modo all’ennesimo tentativo, da parte delle aziende private, di cannibalizzare i servizi pubblici, patrimonio della collettività. Difendere il trasporto pubblico non equivale certo a difendere il servizio oggi offerto, palesemente inadeguato; significa invece difendere un diritto costituzionalmente garantito, al pari di quelli alle cure ed all’istruzione, scongiurando un aumento dei costi pubblici e delle tariffe per i cittadini. Al contempo, il trasporto pubblico deve mirare a essere sinonimo di qualità ed efficienza.
Perché questo possa realmente accadere, occorre tornare a una gestione pubblica al 100%, che garantisca con gli investimenti necessari l’ammodernamento delle infrastrutture e dei mezzi, eliminando di fatto modelli come quello attuale di Atac che, pur essendo un’azienda pubblica, è di fatto una Società per Azioni e perciò un soggetto di diritto privato.
Un privato che a Roma esiste già e non funziona. Dal 2010, una linea su tre è privatizzata. I chilometri percorsi dalle linee private corrispondono quasi alla metà di quelli affidati ad Atac. Ed è sulle linee gestite dal privato, tutte periferiche, che si registrano i maggiori disagi e lunghe attese alle fermate.
Cionondimeno, il privato consegue i finanziamenti pubblici senza alcun rischio d’impresa, traendo profitto da un servizio pubblico ma senza reinvestire sulla sua qualità.
Tutto ciò con conseguenze nefaste -che quotidianamente purtroppo viviamo- per la mobilità nella Capitale,  intasata dal traffico privato. E senza dimenticare che il referendum, seppur consultivo, andrà ad impattare soprattutto sui molti utenti non residenti a Roma ma nell’hinterland: i quali, però, non avranno modo di esprimere il diritto di voto.
Occorre allora far sì che la consultazione divenga un’occasione per riportare al centro del dibattito e dell’agenda politica la necessità di un nuovo modello di pubblico, nel solco delle battaglie che da tempo ci vedono in prima linea nella difesa dell’accessibilità a costi sociali per tutte e tutti di beni e servizi pubblici essenziali.

L’appello per il No di Sinistra Anticapitalista Roma

L’11 Novembre si voterà per due quesiti referendari promossi dai Radicali Italiani, che rappresentano l’ennesima truffa, a danno non solo dei lavoratori e delle lavoratrici di ATAC, ma soprattutto per tutti i cittadini e le cittadine di Roma. Formalmente, il primo quesito riguarda la liberalizzazione del trasporto locale di superficie e sotterraneo, mentre il secondo intende favorire e promuovere l’esercizio di trasporto collettivo non di linea a imprese operanti in concorrenza.

Nella sostanza si tratta della ulteriore privatizzazione del trasporto pubblico locale di Roma.

  • In primo luogo, la liberalizzazione e la messa a gara non sono altro che il primo passo verso la privatizzazione dei beni e servizi pubblici, come dimostra l’esperienza locale e nazionale in tutti i settori, dalla sanità all’istruzione, dall’acqua all’energia, dai rifiuti ai trasporti. Lo scandalo della concessione di Autostrade è solo l’ultimo della tragica cronaca di affari e profitti per i privati a scapito della collettività e della classe lavoratrice.
  • In secondo luogo, si tratta solo di una ulteriore privatizzazione in quanto già la metà del trasporto locale di Roma è in subappalto ai privati. Si tratta del servizio delle periferie, in mano alla società consortile privata Roma TPL, il servizio più scadente di tutti, con l’aggravante di costi più alti, salari più bassi e spesso non pagati, personale precarizzato, corse scarse che saltano: insomma, un disastro totale!
  • Infine, l’esito del sì al referendum è scontato. La gestione privata comporterà l’eliminazione dei “rami secchi”, ovvero delle linee periferiche strutturalmente deficitarie, l’aumento del costo di biglietti e abbonamenti, il taglio di retribuzioni e tutele, una maggiore precarizzazione del lavoro, l’incapacità di risolvere la riqualificazione della città in termini sociali e ambientali, per favorire soltanto i dividendi e le rendite, di speculatori, affaristi e lorsignori professionisti del profitto.

La storia si ripete tragicamente e il copione è sempre lo stesso. Il modello dominato da profitti e rendite ha imposto una gigantesca espansione e frammentazione urbanistica oltre che un potere incontrastato della famelica proprietà fondiaria. Il costo del trasporto, parametrato sui chilometri percorsi, è cresciuto assieme a una qualità del servizio scadente soprattutto per i ceti più popolari.

Le politiche liberiste dell’austerità, dei tagli, della spending review, del patto di stabilità interno, dei crediti razionati al pubblico ma non al privato, della riduzione crescente degli investimenti pubblici municipali, confermati dalla Legge di Bilancio del governo “populista ma impopolare” della Lega e dei 5stelle, hanno reso la qualità del servizio pubblico sempre più scadente e le condizioni di lavoro e di salario sempre peggiori. In questo film dell’orrore la privatizzazione è lo sbocco inevitabile; il finale è l’ulteriore vantaggio per i dividendi e così il ciclo ricomincia daccapo.

Per spezzare questo circolo vizioso, l’11 Novembre bisogna votare contro la privatizzazione di ATAC e a favore di un nuovo modello di trasporto pubblico e popolare in grado di promuovere una riconversione ecosocialista della città di Roma: capace, al tempo stesso, di avvicinare le periferie, pianificare la riqualificazione ecologista della città e del trasporto locale, basato su una moderna rete tramviaria e su una ondata massiccia di investimenti ecologici, con il risanamento dell’azienda, la partecipazione effettiva e popolare alla gestione della società, la riduzione dei costi del servizio per i ceti popolari e la maggiore tutela delle condizioni di lavoro e di salario.

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