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Homein fondo a sinistraFerrero: «Solo i conflitti sociali manderanno a casa questo governo»

Ferrero: «Solo i conflitti sociali manderanno a casa questo governo»

Paolo Ferrero: «Credo che questo governo potrebbe andare in crisi col conflitto sociale. Se no le loro mediazioni interne possono durare anche a lungo»

da Treviso, Enrico Baldin

«Questo governo cade se si mettono in rete i conflitti sociali». Così Paolo Ferrero, a margine dell’ennesima presentazione del suo libro sull’attualità del pensiero marxista. L’ex ministro e segretario nazionale di Rifondazione Comunista, oggi ricopre l’incarico di vicepresidente del Partito della Sinistra Europea. A lui Popoff ha fatto alcune domande per analizzare la fase politica italiana e quella europea. Ferrero attualmente sta conducendo un tour di presentazione del suo libro “Marx oltre i luoghi comuni”, scritto con Bruno Morandi in occasione dei 200 anni dalla nascita del filosofo di Treviri.

Ferrero, un libro su Marx nel 2018. Non le pare un po’ fuori moda?

Penso di no perché le contraddizioni del capitalismo oggi sono maggiori rispetto ai tempi di Marx. Le previsioni che faceva Marx erano corrette e il bisogno di superare il capitalismo, perché questo non produca la barbarie, per me è questione all’ordine del giorno. Oggi non c’è solo lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, ma c’è anche la questione della guerra, quella del razzismo, quella dell’ambiente sempre prodotta dalla logica del profitto. Ovviamente si sconta il fatto che visto che i padroni hanno vinto raccontano a reti unificate che Marx è morto, ma queste sono le balle diffuse dai ricchi.

Marx era per stare con le masse in fermento. Come si sarebbe comportato con un movimento contraddittorio come quello dei gilet gialli in Francia?

Si sarebbe posto il problema di capire le contraddizioni e avrebbe visto nel fenomeno delle casacche gialle la contraddizione della richiesta di abbattere le tasse con la conseguenza dell’abbattimento dello stato sociale. Marx avrebbe detto che le risorse vanno prese dal capitale. Il problema infatti non è far scendere le tasse, ma chi le paga.

Quella francese è una rivolta che ha diversi elementi di destra. Ma è tutta l’Europa che sembra stia andando sempre più a destra. Come può stare in piedi questa Europa dei nazionalismi?

La cosa sta degenerando dentro ogni paese. Il punto è che di fronte alla paura del futuro e alla distruzione di un’idea sociale positiva emergono i fenomeni più barbari. Io credo che l’unico antidoto alla guerra tra i poveri è ricostruire la guerra ai ricchi.

Rimanendo ancora in Francia, pare che Melenchon con altri, stia lavorando da battitore libero. Come vicepresidente del Partito della Sinistra Europea è preoccupato che si stia producendo una spaccatura tra le sinistre europee?

In realtà dentro al Partito della Sinistra Europea c’è una dialettica tra posizione non identiche. L’elemento di rottura è stata la scelta di Melenchon di uscire dalla Sinistra Europea. Ma la cosa riguarda solo lui. C’è una differenza di posizioni che c’è sempre stata e c’è una pesante accentuazione dei toni da parte di Melenchon.

In Italia pare che la destra reazionaria abbia successo a discapito della destra liberista.

E’ tragicamente normale sia così. La gente ha provato le diverse forme di liberismo vedendo che non funzionavano, perciò adesso danno credito a quelli che pensano che il problema siano i migranti. Questo andrà avanti almeno finché questi non faranno scemenze rilevanti. La gente pensa di non poter contare niente perciò c’è una sorta di affidamento alla provvidenza a quello che fa i miracoli. Lo era per Berlusconi, lo è stato per Renzi ed ora lo è per Salvini. Almeno finché non si accorgeranno che neanche Salvini fa i miracoli.

Quanto durerà questo governo? Quale sarà il punto di rottura che potrà farlo saltare?

Difficile dire quanto durerà questo governo. Ci sono delle contraddizioni interne che in questo momento stan facendo sì che la Lega cresca e i 5 stelle calano. Ma questo paradossalmente li tiene legati. Credo che questo Governo potrebbe andare in crisi col conflitto sociale. Sennò le loro mediazioni interne possono durare anche a lungo.

Il conflitto sociale però non pare essere protagonista, anzi.

Ci sono conflitti di diversi tipi, da quello sui migranti a quello sulle donne, da vertenze sindacali non generalizzate a quello di stampo leghista-medievale sulla famiglia, fino a quello sull’ambiente. Sabato prossimo ci sarà la manifestazione contro il Tav. Serve connettere quello che c’è, far dialogare le lotte sarebbe già un salto in avanti.

Ha parlato di vertenze sindacali particolari, non generalizzate. E’ scomparsa la questione del lavoro dalla pratica del conflitto?

Le lotte sindacali in questa fase sono quasi assenti. Come anche per il caso francese c’è una responsabilità del sindacato, la stessa Cgil è un po’ mollacciona. Io confido che nel congresso della Cgil possano avere buoni risultati le posizioni di sinistra, e anche che Landini possa vincere il congresso perché nell’immaginario rappresenterebbe un’idea di sindacato più radicale rispetto all’attuale.

A Roma De Magistris ha mosso i primi passi per costituire qualcosa che sia alternativo all’onda nera e anche Rifondazione ha detto di voler esser della partita. Aspettavate l’arrivo del Papa straniero?

C’è una proposta di costruire una lista unitaria di sinistra, antiliberista. Luigi è il personaggio più conosciuto e credibile ed è bene se si riesce a partire dalla sua figura per mettere insieme tutti gli spezzoni politici, sociali, culturali dell’antiliberismo. Per me ci devono stare tutti i soggetti a sinistra del PD che vogliono opporsi alle destre, sia quelle liberiste che col PD sono state al governo in questi anni, sia quelle gialloverdi al governo ora.

Il suo partito pare aver gestito male l’operazione Potere al Popolo. Cosa ricava da questa esperienza?

Purtroppo questo è un deja-vu che non insegna niente. Eravamo partiti con l’intento di fare un’aggregazione unitaria ma qualcuno ha deformato le attese pensando ad un partitino, tra l’altro violando le regole, con una gestione scorretta del sito.

Qualcuno ha visto in Potere al Popolo una messa in discussione della stessa esistenza di Rifondazione.

Rifondazione non si scioglie, è una stronzata senza senso, una leggenda tirata fuori ciclicamente.

Avete da poco promosso l’appello “Compagne e compagni”, questo non si contrappone ad un lavoro su Rifondazione?

No. L’appello “Compagne e compagni”, dopo la dipartita di PAP, lungi dal riproporre una nuova sigla, serve per costruire una discussione collettiva, un modo di procedere che cerca di interrogarsi su come far incontrare i vari soggetti che in questo paese lottano per cambiare questa società. Altra cosa è ragionare su cosa dev’essere Rifondazione: Rifondazione è un partito che fa lavoro e lotta sociale, che fa mutualismo, che lotta nei territori sulle vertenze e che lavora all’aggregazione della sinistra politica e sociale, ben altro da un partito che fa accordi elettorali a ogni scadenza elettorale.

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