Roma e le case popolari: i tre luoghi comuni da sfatare: gli stranieri sono “favoriti”, gli alloggi non bastano, l’emergenza abitativa
Enrico Puccini, architetto ed esperto di urbanistica, smentisce questi falsi miti. «Non sono favoriti gli stranieri, ma le famiglie numerose»; «Il 70% del patrimonio pubblico è inutilizzato»; «Non più di 5 mila famiglie in emergenza abitativa»
ROMA – “Non sono gli stranieri o i rom ad essere avvantaggiati nell’assegnazione delle case popolari: sono i nuclei familiari numerosi, che effettivamente oggi sono solo in minoranza italiani”.
Il secondo “mito” da sfatare, strettamente legato al primo, è quello in base a cui le case popolari non bastano. Tutt’altro: “Le stime ci parlano di un sottoutilizzo del patrimonio privato del 50% – riferisce Puccini – e addirittura del 70% del patrimonio pubblico. Solo a Corviale, per fare un esempio, vi sono 300 alloggi da 118 metri quadri in cui ormai abita un anziano solo. Un fenomeno distorsivo che perlomeno nel pubblico deve essere affrontato”.
Anche l’emergenza abitativa a Roma, allora, non è altro che un luogo comune. Si poteva parlare di emergenza negli anni ’70, quando “per via delle migrazioni interne e della forte conurbazione post-bellica, 70 mila persone vivevano nei baraccamenti della periferia romana – ricorda Puccini – Per far fronte alla situazione si diede via ad imponenti programmi di costruzione, di cui una quota parte significativa furono i piani per l’edilizia economica e popolare. A Roma, solo tra il 1972 e il 1980, la produzione edilizia legale è stata di circa 83 mila abitazioni. Dal 1970 ad oggi la popolazione di Roma è rimasta sostanzialmente stabile, circa 2 milioni e 800 mila abitanti. Eppure, nonostante si sia costruito molto, ancora si parla di emergenza abitativa. Le stime attuali vertono su una prima necessità di 15 mila famiglie, di cui non più di 5 mila in condizioni simile a quelli dei baraccamenti, di certo una massa critica che non dovrebbe essere in grado di mettere in crisi una Città Capitale come Roma”.

Il punto del Campidoglio. Il quadro delineato da Puccini ci viene confermato dall’assessorato all’Urbanistica del Campidoglio: “Sono oggi in attesa di assegnazione circa 12 mila nuclei – ci riferiscono dall’ufficio dell’assessora Castiglione – La graduatoria sta scorrendo, sono state fatte oltre 1.000 assegnazioni dalla giunta Raggi: più del doppio rispetto agli anni precedenti. Un’accelerata, quindi, si è avuta”. Esiste però effettivamente il problema segnalato da Puccini: “Oggi il regolamento regionale indica di assegnare alloggi di una data metratura a un nucleo di un dato numero di componenti. Il piccolo appartamento non può quindi essere assegnato a un nucleo numeroso e viceversa. Così si spiega anche l’assegnazione di questi giorni a Castel Bruciato, che sta facendo tanto discutere: nella velocità dell’assegnazione conta la posizione in graduatoria, ma relativamente alla dimensione dell’appartamento”. E’ vero anche che “i nuclei piccoli hanno maggiori difficoltà nell’assegnazione, perché il patrimonio immobiliare è tarato sulle famiglie italiane di tanti anni fa: famiglie per lo più numerose. Ora stiamo individuando delle possibili soluzioni, tra cui la frammentazione degli alloggi e il recupero degli edifici, tramite il piano di rigenerazione ‘Reinventiamo Roma’. Al tempo stesso – conclude l’assessorato – sta continuando il piano di dismissione dei residence per l’emergenza (Centri di assistenza alloggiativa temporanea) a favore del cosiddetto ‘Sassat’, il servizio di assistenza socio-alloggiativa a carattere temporaneo, che prevede anche un sostegno sociale alla famiglia e un accompagnamento verso l’autonomia. Recentemente abbiamo pubblicato il nuovo bando”. (cl)
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