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Case popolari di Roma, i falsi miti dei razzisti

Roma e le case popolari: i tre luoghi comuni da sfatare: gli stranieri sono “favoriti”, gli alloggi non bastano,  l’emergenza abitativa

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Enrico Puccini, architetto ed esperto di urbanistica, smentisce questi falsi miti. «Non sono favoriti gli stranieri, ma le famiglie numerose»; «Il 70% del patrimonio pubblico è inutilizzato»; «Non più di 5 mila famiglie in emergenza abitativa»

ROMA – “Non sono gli stranieri o i rom ad essere avvantaggiati nell’assegnazione delle case popolari: sono i nuclei familiari numerosi, che effettivamente oggi sono solo in minoranza italiani”.

E’ questo il primo “mito” da sfatare, secondo Enrico Puccini, architetto romano che ha seguito la questione con la giunta Marino e risponde con i dati e le norme alle voci che in questi giorni si alzano, soprattutto in alcune periferie romane, per protestare contro l’assegnazione di alloggi popolari a famiglie rom. “Dall’ultimo bando, che risale al 2012, risultano idonei circa 12.500 nuclei. Avere uno studio sulla composizione, sull’età, sulle condizioni socio-economiche d famiglie sarebbe utilissimo per poter svolgere una programmazione efficace – scrive Puccini sul suo blog “Osservatorio Casa Roma” – . Il Bando stesso sarebbe una utile fonte di informazioni (disabilità, reddito, provenienza, ecc.) che tuttavia non vengono elaborate e/o diffuse. I dati, infatti, sono criptati e l’unica cosa che trapela dalla nuova graduatoria è la composizione delle famiglie. Un elemento comunque significativo in quanto gli alloggi popolari vengono assegnati in base alla composizione del nucleo”. A deciderlo la Legge Regionale 12/99 e il suo regolamento attuativo(2/2000), che individuano 4 classi di assegnazione (e quindi altrettante graduatorie): alloggio di 45 mq per nuclei composti da 1 o 2 persone; da 45 a 60 mq per nuclei di 2-3 persone; da 60 a 75 mq per 4 persone, oltre i 75 mq per famiglie con 5 o più componenti. “Dallo screening della graduatoria emerge che i single rappresentano quota predominante, sono il 29%. Se a questi uniamo anche i nuclei da due persone i nuclei piccoli, cioè da una o due persone, sono il 52% di tutti i richiedenti (6.444 su un totale di 12mila)”.Tre anni fa Puccini ha pubblicato il volume “Verso una Politica per la Casa”, in cui “pronosticavo come il nostro patrimonio pubblico abitativo non fosse più adatto per ospitare la nuova domanda di alloggi popolari. Il punto di crisi è determinato da una predominanza di alloggi grandi – il 41% del totale – a fronte di una richiesta di nuclei piccoli. Questo provoca ovviamente lo scorrimento asimmetrico delle 4 classi di graduatoria tanto da creare sperequazioni enormi”. Una possibile soluzione sarebbe il frazionamento degli alloggi più grandi, che lo stesso Puccini ha studiato e calcolato, piante alla mano, nel libro “Roma cerca casa”: sulla base dello studio commissionato all’Università La Sapienza, “il 72% del patrimonio potrebbe essere frazionato. E c’è anche una legge (80/2014) che finanzia con circa 300 milioni interventi di questo tipo”, spiega Puccini, indicando così una possibile risposta al problema.

Il secondo “mito” da sfatare, strettamente legato al primo, è quello in base a cui le case popolari non bastano. Tutt’altro: “Le stime ci parlano di un sottoutilizzo del patrimonio privato del 50% – riferisce Puccini – e addirittura del 70% del patrimonio pubblico. Solo a Corviale, per fare un esempio, vi sono 300 alloggi da 118 metri quadri in cui ormai abita un anziano solo. Un fenomeno distorsivo che perlomeno nel pubblico deve essere affrontato”.

Anche l’emergenza abitativa a Roma, allora, non è altro che un luogo comune. Si poteva parlare di emergenza negli anni ’70, quando “per via delle migrazioni interne e della forte conurbazione post-bellica, 70 mila persone vivevano nei baraccamenti della periferia romana – ricorda Puccini – Per far fronte alla situazione si diede via ad imponenti programmi di costruzione, di cui una quota parte significativa furono i piani per l’edilizia economica e popolare. A Roma, solo tra il 1972 e il 1980, la produzione edilizia legale è stata di circa 83 mila abitazioni. Dal 1970 ad oggi la popolazione di Roma è rimasta sostanzialmente stabile, circa 2 milioni e 800 mila abitanti. Eppure, nonostante si sia costruito molto, ancora si parla di emergenza abitativa. Le stime attuali vertono su una prima necessità di 15 mila famiglie, di cui non più di 5 mila in condizioni simile a quelli dei baraccamenti, di certo una massa critica che non dovrebbe essere in grado di mettere in crisi una Città Capitale come Roma”.

Il gazebo dell’iniziativa razzista di Casapound a Casalbruciato

Il punto del Campidoglio. Il quadro delineato da Puccini ci viene confermato dall’assessorato all’Urbanistica del Campidoglio: “Sono oggi in attesa di assegnazione circa 12 mila nuclei – ci riferiscono dall’ufficio dell’assessora Castiglione – La graduatoria sta scorrendo, sono state fatte oltre 1.000 assegnazioni dalla giunta Raggi: più del doppio rispetto agli anni precedenti. Un’accelerata, quindi, si è avuta”. Esiste però effettivamente il problema segnalato da Puccini: “Oggi il regolamento regionale indica di assegnare alloggi di una data metratura a un nucleo di un dato numero di componenti. Il piccolo appartamento non può quindi essere assegnato a un nucleo numeroso e viceversa. Così si spiega anche l’assegnazione di questi giorni a Castel Bruciato, che sta facendo tanto discutere: nella velocità dell’assegnazione conta la posizione in graduatoria, ma relativamente alla dimensione dell’appartamento”. E’ vero anche che “i nuclei piccoli hanno maggiori difficoltà nell’assegnazione, perché il patrimonio immobiliare è tarato sulle famiglie italiane di tanti anni fa: famiglie per lo più numerose. Ora stiamo individuando delle possibili soluzioni, tra cui la frammentazione degli alloggi e il recupero degli edifici, tramite il piano di rigenerazione ‘Reinventiamo Roma’. Al tempo stesso – conclude l’assessorato – sta continuando il piano di dismissione dei residence per l’emergenza (Centri di assistenza alloggiativa temporanea) a favore del cosiddetto ‘Sassat’, il servizio di assistenza socio-alloggiativa a carattere temporaneo, che prevede anche un sostegno sociale alla famiglia e un accompagnamento verso l’autonomia. Recentemente abbiamo pubblicato il nuovo bando”. (cl)

 

 

 

 

 

 

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