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Meglio tutta l’erba che il fascio. Una candidata stupefacente a Lecce

La parabola di Salvini, dai selfie con lo spacciatore internazionale di coca alla crociata contro i cannabis shop, vista da una candidata di sinistra a Lecce

Accade che, in campagna elettorale, un ministro dell’interno molto “social” lanci una crociata contro i “cannabis shop”, negozi in cui si vendono legalmente le varietà di cannabis con un contenuto di THC inferiore allo 0,2%, cioè tanto depotenziate dal punto di vista degli effetti sulla psiche da non poter più essere considerate degli stupefacenti.

Accade che, a distanza di meno di 24 ore dall’annuncio di Salvini, nelle Marche dei solerti questori chiudano due negozi di cannabis legale a Civitanova Marche. Come dire: dalle parole ai “fatti” … ma non di cannabis, evidentemente.

Il perché di questa nuova campagna proibizionista a suon di cinguettiì e da ricercare probabilmente in due elementi che caratterizzano il metodo e il merito della politica salviniana.

Il primo è senza dubbio la necessità per il vice premier di ricaricare continuamente le sue armi di distrazione di massa con cui sparare, o far sparare sui social dal suo personale esercito di comunicatori da combattimento. In questo modo il capitano collezionerà “like” e non sarà costretto a rispondere della inefficienza del suo dicastero nel contrastare la criminalità, più o meno organizzata, quella che spara per strada anche sui bambini; o sulle vicende giudiziarie dei suoi più stretti collaboratori, come quell’Armando Siri indagato per corruzione; o ancora sulla fine che hanno fatto quei 49 milioni di soldi pubblici sottratti illegalmente dal suo partito alle casse dello Stato.

Ma è l’altro elemento, quello che rimane un po’ in ombra, a doverci preoccupare di più. Perché il ministro dell’interno che vuole far chiudere i negozi che vendono cannabis legale, è lo stesso che si fa fotografare allo stadio con noti spacciatori (come il capo degli ultrà del Milan, Luca Lucci, condannato per spaccio internazionale di droga, oltre che per altri reati), o che li annovera tra i dirigenti locali del suo partito (come il referente della Lega per il comune di Comiziano, nella città metropolitana di Napoli, Bartolomeo Falco, arrestato dalla DDA di Napoli nell’ottobre scorso; o come Maurizio Agostini, il consigliere leghista del comune di Matterello in provincia di Trento, arrestato a febbraio 2018, mentre cercava di passare la frontiera con tre etti di cocaina purissima).

È legittimo, quindi, sospettare che con la sua crociata contro la cannabis legale, il ministro voglia – come dire – “alterare la concorrenza” in favore di chi spaccia (e non solo cannabis!)  liberando ulteriori fette di mercato.

Ma accade anche che vi siano campagne elettorali alternative, molto meno esposte mediaticamente, che provano a contrastare la politica proibizionista salviniana con l’arma dell’ironia e con il coraggio della militanza.

Accade così che in una piccola città di provincia, Lecce, in una lista elettorale che riunisce la sinistra senza aggettivi, una candidata giochi col suo nome e cognome per chiedere il voto e rivendicare la legalizzazione delle droghe leggere.

Lei è Maria Rollo, una militante di Rifondazione Comunista che si presenta con la lista “Sinistra Comune” e che ha scelto un insolito “santino” elettorale: invece della solita foto distribuisce delle cartine da sigaretta su cui campeggia, accanto al simbolo della lista, lo slogan “IO voto ROLLO MARIA”.

Sono tempi tristi e c’è davvero poco da ridere – dichiara – ma, fedele al motto anarchico “una risata vi seppellirà”, provo a sdrammatizzare e a porre un tema, quello della legalizzazione delle droghe leggere, che diventa oggi una battaglia da riprendere con maggiore forza”.

Secondo la candidata “stupefacente”, occorre far capire che dietro i proclami proibizionisti di Salvini “ci sta la vecchia storia di voler gestire problemi sociali come se fossero semplici questioni di ordine pubblico. Mentre invece una seria politica antiproibizionista sarebbe l’unico antidoto contro le mafie organizzate che, ancora oggi, si arricchiscono sulla pelle di tanta gente”.

Senza contare che l’ultimo affondo del ministro dell’interno contro la vendita di cannabis legale – continua la candidata – oltre ad essere ridicolo e strumentale, finisce per danneggiare un settore dell’economia legale che, tra agricoltura e commercio, produce migliaia di posti di lavoro

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