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I leghisti a Ferrara sono solo ospiti. Ma fino a quando?

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L’Emilia non è leghista, ancora no, e in tutti modi bisognerà far si che non lo diventi. Scrive uno scrittore, migrante interno a Ferrara

da Ferrara, Sandro Abruzzese

Da migrante interno, quindi da meridionale al Nord, ho scelto di vivere a Ferrara e l’ho fatto forse proprio per il modo che questa città ancora conserva di stare insieme. Casapercasa (Rubettino, 2018), il libro di questi anni ferraresi, ha registrato non volendo la distanza tra la città e la politica, insieme all’avanzata tracotante quanto inarrestabile della Lega ferrarese che ha cavalcato in maniera abile il malcontento, l’insicurezza di questi 10 anni di crisi economica.

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Ebbene, oggi che la politica dell’umiliazione della Lega, dello sprezzo dei diritti e quindi delle regole democratiche, si avvale del consenso democratico, possiamo dire che questo paradosso simbolizza l’assenza della politica dell’umiltà, della vicinanza e dell’ascolto. La Lega si è incuneata in uno spazio abbandonato, che è diventata voragine. E questo perché quando si fa politica senza più curarsi di coinvolgere le persone in un processo, si lascia sguarnita quella stessa società che si vorrebbe amministrare.

E allora ecco lo spazio per il rancore, per il risentimento, per la xenofobia di Casapercasa. Se il leghismo ferrarese è davvero il peggiore della penisola per metodi e assenza di contenuti, d’altra parte il suo successo storico è il risultato di una crisi molto più profonda di quella economica, ed è la lontananza della sinistra italiana dalla realtà delle persone che essa pensa di poter rappresentare.

Ora il partito “popolare” è senza popolo. Tutto è da rifare. Al più presto e con più attenzione. Occorre ribadire infine e a costo di essere banali che l’Emilia non è leghista, ancora non lo è, e in tutti modi bisognerà far si che non lo diventi. I leghisti a Ferrara sono solo degli ospiti e speriamo temporanei. Confido che la città di cui mi sono innamorato sappia disfarsene il prima possibile.

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