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Ue: un’etichetta per i prodotti provenienti dai Territori Occupati

La Corte di Giustizia europea: «Gli alimenti originari dei territori occupati da Israele devono recare l’indicazione di tale provenienza». Cresce la campagna Bds contro l’apartheid

La Corte si è espressa su un caso che vedeva l’Organisation juive européenne e la Vignoble Psagot contro il Ministro francese dell’Economia e delle Finanze. Secondo i giudici di Lussemburgo, «il fatto di apporre su alcuni alimenti l’indicazione secondo cui lo Stato di Israele è il loro Paese d’origine, mentre tali alimenti sono in realtà originari di territori che dispongono ciascuno di uno statuto internazionale proprio e distinto da quello di tale Stato, che sono occupati da quest’ultimo e soggetti a una sua giurisdizione limitata, in quanto potenza occupante ai sensi del diritto internazionale umanitario, sarebbe tale da trarre in inganno i consumatori». Di conseguenza, «la Corte ha dichiarato che l’indicazione del territorio di origine degli alimenti in questione è obbligatoria, al fine di evitare che i consumatori possano essere indotti in errore in merito al fatto che lo Stato di Israele è presente nei territori in quanto potenza occupante e non in quanto entità sovrana».

Intanto 150 attività commerciali, culturali e sportive si dichiarano Spazi Liberi dall’Apartheid Israeliana. Lo rende noto la Bds, la campagna a guida palestinese per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele. Cresce il numero delle associazioni, sindacati, movimenti, artigiani, commercianti, centri culturali e sportivi che si sono associati alla rete Spazi Liberi dall’Apartheid Israeliana – SPLAI. Ad oggi in Italia la rete SPLAI conta 150 attività che si sono schierate in difesa dei diritti umani e contro ogni forma di discriminazione, in solidarietà con la richiesta di libertà, giustizia e uguaglianza del popolo palestinese [Vedere elenco aderenti]. Gli associati alla rete SPLAI si impegnano a non intrattenere rapporti con istituzioni e imprese coinvolte nelle violazioni del diritto internazionale e che sostengono le politiche israeliane che discriminano i palestinesi e negano loro i diritti umani fondamentali.

Lanciata a giugno di quest’anno, la rete è cresciuta del 50% in pochi mesi, a testimonianza di una determinazione a non restare in silenzio di fronte all’ingiustizia, all’oppressione, alla violenza e alla razzismo, ovunque accada. La campagna SPLAI è già presente in diversi paesi, tra cui Belgio, Norvegia e Spagna, dove partecipano oltre trecento soggetti, tra cui decine di amministrazioni locali.

«Volere La Luna aderisce alla campagna SPLAI perché crede fortemente nel boicottaggio delle istituzioni israeliane come strumento di lotta non violenta per i diritti fondamentali del popolo palestinese», è il commento del laboratorio di cultura politica e di buone pratiche creato da Livio Pepino, Marco Revelli, Francesca Rascazzo, Tomaso Montanari, tra gli altri. «Anche noi di Askavusa Lampedusa aderiamo alla campagna Spazi Liberi dall’Apartheid Israeliana (SPLAI). Nessuno deve vedersi privato dalla propria libertà di movimento, nessuno deve vedersi bloccato a una frontiera. Sosteniamo il diritto dei rifugiati palestinesi di rientrare nella proprio terra. Abbattiamo il muro dell’apartheid israeliana». Ancora il Circolo ARCI Thomas Sankara di Messina: «Da 19 anni le nostre pratiche antirazziste si saldano con la solidarietà alla popolazione palestinese. Abbiamo cercato di raccontare la storia della Palestina, attraverso la voce degli esuli palestinesi ma anche dei dissidenti israeliani. Aderiamo alla campagna SPLAI perché il boicottaggio è l’unica arma che vogliamo impugnare contro il genocidio in Palestina». Nelvideoa sostegno della campagna, Moni Ovadia dice: «È ora di fare sentire la voce dei giusti sulla questiona Palestinese, negletta in maniera vile e ipocrita dall’intera comunità internazionale».

La SPLAI è una delle campagne del movimento internazionale per il Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni (BDS) nei confronti dell’apartheid israeliana. Nato nel 2005 da oltre 170 associazioni della società civile palestinese, il movimento BDS attua pratiche di lotta nonviolenta contro le politiche di occupazione, di colonizzazione e di apartheid portate avanti da Israele. Il movimento BDS è sostenuto da sindacati, movimenti, chiese, ONG in tutto il mondo e vi aderiscono artisti e intellettuali, tra gli altri Ken Loach, Roger Waters e l’arcivescovo sudafricano e Premio Nobel per la Pace Desmond Tutu. Ispirato alla storica lotta per l’abolizione dell’apartheid in Sudafrica, il movimento BDS si basa sul rispetto del diritto internazionale e sulla tutela dei diritti umani universali, sostiene la parità di diritti per tutte e tutti e si oppone con forza a ogni forma di razzismo, fascismo, sessismo, antisemitismo, islamofobia, discriminazione etnica e religiosa.

 

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