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In Francia la miccia si è riaccesa

Continua in Francia lo sciopero contro il piano di Macron di dimezzare le pensioni. Una mobilitazione che chiede la testa del Presidente

da Parigi, Elias Deliolanes

Non si ferma lo sciopero generale a oltranza cominciato lo scorso giovedì 5 dicembre in Francia promosso dalle più importanti sigle sindacali di base e confederali per contestare la riforma delle pensioni promossa da Macron e dal suo primo ministro Édouard Philippe. Più di 800.000 persone, secondo i dati del ministero dell’interno, hanno sfidato il freddo di questi giorni e sono scese in piazza generando cortei stracolmi come non se ne vedevano da diverso tempo nel Paese. L’obiettivo è dare avvio ad una lotta che non si fermi presto, ma che prosegua compatta fino alla fine. Come era prevedibile, un grandissimo numero di persone si è presentato, nonostante il blocco pressoché totale del trasporto pubblico metropolitano e ferroviario.

Oltre ai lavoratori dei trasporti avevano inoltre annunciato lo sciopero e la chiusura delle attività numerosissime altre categorie, tra cui i pompieri, le poste, gli ospedali, scuole, università e biblioteche. L’università Paris 8, situata nella banlieu di Saint Denis ha annunciato che resterà chiusa fino a lunedì, mentre la Ratp, la società che gestisce i trasporti pubblici nella capitale, non riuscirà a garantire il funzionamento con continuità che di una linea su 14 durante questo arco di tempo. La compagnia ferroviaria di stato, la Sncf, ha bloccato le prenotazioni per questo periodo, mentre Air France ha dovuto cancellare il 30% dei suoi voli.

 

la fotogallery di Elias Deliolanes

Quasi 250 cortei si sono dipanati per tutta la Francia, come non accadeva da tempo. A Parigi si è sviluppato quello principale, partendo dalla stazione Est e proseguendo per gli ampi boulevards fino a raggiungere place de la Nation. Nonostante la continuità di rivendicazioni con i gilets gialli, questa volta la manifestazione non si è sparsa come una macchia d’olio per tutta la città, ma è proceduta in modo più tradizionale ed ordinato, seguendo il percorso concordato dalle organizzazioni sindacali. Moltissime sono state le persone che hanno vestito il gilet simbolo delle lotte dello scorso inverno, rivendicando una continuità nella lotta alle politiche neoliberali ed al dispotismo di Macron. Al suo interno si potevano vedere bambine, ragazzi e persone più grandi sfilare pacificamente in un clima di festa, fermarsi agli stand di libri e bevande appositamente installati dai sindacati e cantare cori anticapitalisti.

All’altezza di place de la République, degli attivisti si sono arrampicati sul tetto di un palazzo e hanno srotolato uno striscione che recitava “les grandes révolutions naissent des petites misères, commes les grandes fleuves des petites ruisseaux” (le grandi rivoluzioni nascono dalle piccole miserie, come i grandi fiumi dai piccoli ruscelli), dimostrando la determinatezza e l’ambizione della mobilitazione. Nonostante il clima pacifico, non sono mancati momenti di tensione con il massiccio numero di poliziotti presenti, come quando all’altezza di place de la République è stato tagliato in due spezzoni il corteo per permettere il passaggio di un mezzo dei pompieri. Manifestanti e poliziotti si sono affrontati, lanciandosi rispettivamente bombe carta e lacrimogeni, e qualche carica è partita; diversamente dalle altre volte però, la violenza poliziesca è stata limitata, evitando l’uso dei famigerati LBD (Lanceur de Balles de Défense), e producendo non più di 91 fermi rispetto ai 336 dello scorso primo maggio.

La riforma pianificata dal governo, non ancora presentata ufficialmente, potrebbe portare ad una diminuzione dell’assegno pensionistico dal 75% per i più antichi contribuenti, fino al 50% per i più giovani. Dovrebbe essere inoltre introdotto un sistema a punti che unificherebbe i 42 regimi esistenti. Ad essere escluse saranno solamente le categorie più privilegiate: l’esercito, i parlamentari e le forze dell’ordine. La restante parte della società francese dovrebbe vedere l’assegno pensionistico ridursi. L’impresa che sognano i manifestanti è di ripetere le gesta del ’95, quando proprio per contestare una riforma delle pensioni, lo sciopero riuscì a far naufragare il progetto del primo ministro Juppé. Questo spiega la grande motivazione che ha spinto i francesi a confermare lo sciopero anche per oggi, fino a lunedì. Ma la speranza è che si vada oltre finché non verrà ritirata la proposta. In Francia la lotta si è appena riaccesa e non intende spegnersi fino a che non raggiungerà il suo obiettivo.

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