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Dalla Calabria a Macondo

Le Calabrais qui émigra à Macondo, nuovo libro di Angelo Mastrandrea pubblicato bilingue dalla Meet di Saint-Nazaire

L’Avana, 1981. Due scrittori si incontrano in un parco della capitale cubana. Sta in un libro bilingue, pubblicato dalla Maison des Écrivains Étrangers et des Traducteurs, Meet, di Saint-Nazaire, questa vicenda raccontata da Angelo Mastrandrea nella versione originale italiana e nella perfetta traduzione in francese di Olivier-Attilio Favier: Le Calabrais qui émigra à Macondo.

Un romanzo, a gloria degli emigranti italiani nelle Americhe, che fonde realtà e finzione sulle orme di Gabriel Garcia Marquez. Mastrandrea, già vicedirettore del Manifesto, collaboratore di Internazionale e de Il Venerdì, in residenza di scrittura a Saint-Nazaire nel 2014, ha scritto questa raccolta di racconti dove i capitoli riecheggiano l’uno con l’altro. Il punto di partenza immaginario è una conferenza di scrittori all’Avana nel 1981 che ha riunito scrittori importanti, tra cui Gabriel Garcia Marquez. L’autore immagina che Marquez incontri un professore di storia, letteratura e teatro a Bogotà.

Il primo scrittore ha la carnagione scura tipicamente latina, sopracciglia come cespugli e un paio di folti baffi su un viso tondeggiante che gli conferiscono una vaga somiglianza con il suo interlocutore, che è solo più giovane e un pelo più magro. Indossa una camicia blu su jeans del medesimo colore, dal taschino fa capolino una penna e i capelli mostrano i segni di un incanutimento precoce. Ha appena pubblicato un romanzo ispirato a un “delitto d’onore” che ha visto protagonista Cayetano Gentile, giovane figlio di immigrati dal sud Italia e suo amico d’adolescenza al tempo in cui viveva con la famiglia a Sucre, in Colombia. Si intitola Cronaca di una morte annunciata e l’autore ancora non sa che l’incipit sarà ricordato come uno dei più folgoranti della storia della letteratura: Il giorno che l’avrebbero ucciso, Santiago Nasar si alzò alle 5,30 del mattino per andare ad aspettare il battello con cui arrivava il vescovo.

Uno scorcio di Aracataca

Il secondo è professore di storia del teatro e della letteratura all’università di Bogotà, scrive di cultura sui giornali e non ha ancora pubblicato il suo primo libro, una raccolta di racconti. Indossa una t-shirt gialla sugli immancabili jeans, sopra i baffi porta un paio di occhialini da intellettuale e al collo una macchina fotografica. Entrambi provengono dalla stessa città, Aracataca nel distretto colombiano di Magdalena, ed è innanzitutto questo il motivo per cui, in una pausa del meeting al quale sono stati invitati insieme a trecento intellettuali latinoamericani e a un gruppo di osservatori europei, in particolare spagnoli, Eduardo Marceles Daconte ha voluto a tutti i costi incontrare Gabriel Garcia Marquez.

Quando il professore con gli occhialini si presenta al più illustre concittadino, questi improvvisamente si infiamma : “Hai detto Daconte ? Di Aracataca ? Non è che per caso sei figlio di donna Imperia ? Cazzo ! Andiamo a sederci che abbiamo molte cose da raccontarci”. Eduardo Daconte pensa che non gli sarebbe potuto capitare di meglio, quel giorno. Si siedono uno di fronte all’altro e Gabriel Garcia Marquez dà mostra di voler riaprire lo scrigno dei ricordi : “Ma immagina tu, caspita, Antonio Daconte, mi ricordo di tuo nonno come fosse ieri”. La sua memoria da elefante gli consente di raccontare numerosi particolari legati alla famiglia dell’uomo che gli sta di fronte. Gli parla dell’amicizia con suo zio Galileo, “il miglior amico d’infanzia che io abbia avuto”, l’uomo che in L’amore ai tempi del colera aprirà “la prima sala cinematografica” nella cittadina colombiana, e della sua attrazione, ai tempi in cui frequentava la scuola Montessori, per la compagna di classe Nena, zia di Eduardo, che da adulta sposerà un certo Armando del Vecchio, a sua volta figlio di un emigrante italiano.

Nena, “quasi una bambina, con certi occhi da uccello felice e una pelle di melassa che irraggiava ancora il solleone dei Caraibi nel lugubre imbrunire di gennaio”, sarà la protagonista, con il suo nome e cognome, di Traccia il tuo sangue sulla neve, l’ultimo dei suoi Dodici racconti raminghi, nei quali lo scrittore finisce ad Arezzo in un castello medievale popolato dal fantasma del primo proprietario, morto suicida dopo aver ucciso la moglie, incontra un giovane cacciatore di murene a Pantelleria e fa morire assassinata a colpi di coltello la sua istitutrice tedesca al culmine di un’estate felice sull’isola mediterranea.

Angelo MASTRANDREA
Le Calabrais qui émigra à Macondo
traduit de l’italien par Olivier Favier
ISBN : 979-10-95145-17-7
2019
15 €

 

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