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Comunali, Roma: c’è vita a sinistra del Pd

Roma. La sinistra alternativa alle prossime comunali «con un programma e una proposta elettorale partecipata, antagonista a quella del PD»

«Facciamolo alla rovescia»: con questo approccio le organizzazioni della sinistra di alternativa (Rifondazione Comunista – Potere al Popolo – Sinistra Anticapitalista – Coalizione Sociale Roma – Partito del Sud – Pci) annunciano l’intento di correre per le comunali di ottobre «con un programma e una proposta elettorale partecipata, antagonista a quella del PD». Dopo Torino, dove ieri è stata palesata la discesa in campo dello storico gramsciano Angelo d’Orsi, è la volta della sinistra antagonista della Capitale che alla scorsa tornata ha saltato il turno risucchiata, in parte, a volte sedotta dall’ondata grillina o dalla prova incolore della lista “Sinistra per Roma” (all’incirca Sel e Prc) che è riuscita a eleggere un consigliere ma poi si è appiattita proprio su di lui, Stefano Fassina contemporaneamente consigliere comunale e deputato che non ha voluto far entrare il primo dei non eletti, Sandro Medici, e poi si è barcamenato tra la costruzione di un suo movimento sovranista di “sinistra”, Patria e Costituzione, e il consueto ruolo di “sinistra del centrosinistra” in competizione con altri eletti, a loro volta competitor, che alimentano l’idea che possa esistere un “campo largo”, o una “piazza grande” capace di convertire il Pd in nome di una mitologica radice di sinistra di quel comitato d’affari che si prepara alla sceneggiata delle primarie. L’esito è stato un mix di subalternità alla religione del voto “utile”, favorita dai meccanismi elettorali e di opportunismo che imprigiona pezzi della sinistra sociale di questa città. Gli stessi ingredienti che hanno tarpato le ali a esperienze ricche di potenzialità come quella di Repubblica Romana (candidato sindaco, appunto, Sandro Medici) che nel 2013 aveva tessuto una alleanza tra la sinistra politica e molte delle esperienze di autogestione e attivazione dal basso.

«Vogliamo costruire una città della cura e della solidarietà. Vogliamo costruire una città che ponga al centro l’ambiente e la qualità della vita», si legge nel comunicato che ricorda le promesse tradite e la decadenza di una città aumentata dall’irrompere della pandemia sulle condizioni di vita e di lavoro della maggioranza di donne e uomini già incise in profondità dalle dinamiche di una governance neoliberista.

«Ma questa è anche una città delle mille ricchezze umane, espressa – ad esempio – nei centri antiviolenza autogestiti, nella solidarietà mostrata durante la pandemia, nelle lotte in difesa degli spazi sottratti all’abbandono e alla speculazione, nelle battaglie antirazziste, nelle decine di vertenze in difesa dei territori e contro la speculazione. Un mutualismo e un conflitto di classe, troppo spesso in difesa e frammentato. E’ un pezzo importante di società in questa città che adesso ha necessità di riscatto. Intendiamo agire per mettere al servizio delle cittadine e dei cittadini le ricchezze culturali e ambientali di questa città, vogliamo fare di questa città un polo di attrazione della ricerca a servizio della gente e di un turismo della conoscenza svincolato dalle logiche del profitto e del consumo», si legge ancora chiarendo sia gli interlocutori sociali sia i paletti politici. «Intendiamo agire dalla parte di chi vive lo sfruttamento, di chi vive l’emarginazione, di chi vive l’assenza di opportunità. Intendiamo agire per rompere il ricatto dell’eterno impossibile, quel ricatto del debito di questa città verso le banche, le stesse che vedono in Draghi, sostenuto da Lega, Partito Democratico e Cinque Stelle, il salvatore della patria».

Ancora: «Per fare tutto questo abbiamo prima di tutto messo in discussione noi stessi, la nostra frammentazione, i nostri errori. Per partecipare alle prossime elezioni al comune di Roma abbiamo iniziato un lavoro comune, che sarà complesso, articolato e non scontato, che necessita di ogni sforzo possibile e impossibile per costruire una idea di città che vogliamo condivisa, popolare e contaminata dalle culture dell’alternatività, con idee e proposte che nascano dal basso, dai luoghi del conflitto e della resistenza, dalle mille energie disperse che pure in questa città continuano ad esprimersi e lavorare sul piano sociale e politico. Vogliamo – dunque – farlo insieme e vogliamo farlo attraverso assemblee pubbliche, con incontri nei territori e praticando collettivamente il conflitto, con un percorso coinvolgente ed aggregante».

Per adesso non si fanno nomi, tra le ipotesi c’è quello dell’urbanista Paolo Berdini. La prossima tappa potrebbe essere un’assemblea cittadina che allarghi il cerchio, e inverta la tendenza alla frammentazione, coinvolgendo energie che già innervano i conflitti territoriali per i beni comuni o contro le grandi opere e le vertenze sindacali.

 

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