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3 bolognesi su 4: niente soldi pubblici ai culti. E ora chi lo dice a Lepore?

Sondaggio commissionato da Uaar a Bologna: 74% di contrari ai finanziamenti comunali all’edilizia di culto e alle scuole paritarie

I bolognesi non vogliono che il comune finanzi né l’edilizia di culto né le scuole private paritarie. A cinque giorni dalle elezioni amministrative sono questi i risultati del sondaggio BiDiMedia su un campione di maggiorenni residenti a Bologna, commissionato dal circolo cittadino Uaar, Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti.

Il 74% dei cittadini avrebbe voluto che i 452.360 euro destinati nel dicembre scorso a “chiese e altri edifici per attività religiose” venissero utilizzati esclusivamente per il patrimonio di proprietà pubblica (scuole, nidi, aree verdi, parcheggi, eccetera). Solo il 15% risulta invece favorevole a continuare a devolvere ad attività religiose una quota degli oneri di urbanizzazione secondaria incassati dall’amministrazione.

Per quanto riguarda invece il milione di euro che ogni anno il comune di Bologna versa alle scuole private paritarie dell’infanzia (quasi tutte di orientamento religioso), solo il 26% è dell’idea di mantenere tale sovvenzionamento. Il 41% vuole che venga finanziata solo la scuola pubblica (statale o comunale), mentre un 30% sarebbe disponibile a valutare un finanziamento anche alle private, ma solamente se e quando tutte le domande di scuola dell’infanzia pubblica siano soddisfatte.

La sensibilità verso scelte di tipo laico è più spiccata tra i giovani: nella fascia d’età 18-24 anni è l’85% a esprimersi a favore della destinazione pubblica degli oneri di urbanizzazione secondaria; tra i 25 e i 34 anni l’80%. Per quanto riguarda il finanziamento delle scuole, nella fascia 25-34 anni il 50% si dice favorevole al solo finanziamento delle scuole pubbliche; tra i 35 e i 44 anni è il 48% a pensarla così; tra i 18 e i 24 anni il 43%. La cifra scende al 35% tra gli over 65.

Il finanziamento alle scuole cattoliche, o comunque alle private, è da tempo una questione molto sentita in città. L’Emilia “rossa” è stata tra i precursori delle controverse prebende fin dagli albori del secolo. Quando il Comitato Articolo 33 raccolse le firme e vinse il referendum consultivo per abrogare quella pioggia di soldi comunali alle materne private, il disprezzo del Pd per quell’esempio di democrazia partecipata dal basso fu da manuale. L’allora assessore Lepore, oggi candidato sindaco e appoggiato anche dalla compagnia di giro già negriana e sinistrorsa, definì “l’invasione dei marziani” l’adesione di personaggi di caratura nazionale del mondo della musica e della società all’appello lanciato dal Comitato Articolo 33. Merola, oggi sindaco uscente, sentenziò: “Chi vuole va a votare, ma sappia che sono stato eletto per portare avanti questo sistema. Io ho le mie responsabilità ed impegni presi con gli elettori che intendo mantenere”.

A Roma l’unico timido tentativo di ripubblicizzare un servizio (privatizzato dal centrosinistra), quello degli ex Aec, assistenti educativi comunali, oggi Oepa, operatori educativi per l’autonomia, è potuto succedere nel momento storico in cui il Pd era fuori dalle stanze dei bottoni del Campidoglio che ha potuto sottrarsi alla morsa lobbistica delle cooperative. Chissà se quel risultato, forse l’unico dell’infausta stagione Raggi (e malgrado Raggi) potrà consolidarsi. Si sa, il voto utile, proprio come certa religiosità, non è altro che una forma di superstizione. Ma questa è un’altra storia, torniamo a Bologna.

«I risultati sulla scuola pubblica confermano e amplificano la risposta laica che i bolognesi diedero nel referendum comunale del 2013. Ancora più netta la contrarietà a finanziare attività religiose ed edilizia di culto, misurata per la prima volta con una indagine demoscopica grazie all’Uaar» commenta il coordinatore del Circolo Uaar di Bologna Andrea Ruggeri, che lancia una sfida a candidati e candidate che chiedono il voto il 3 e 4 ottobre: «Rispondete pubblicamente e chiaramente alle domande laiche che l’Uaar vi ha rivolto; le prime due riguardano proprio i temi oggetto del sondaggio».

«Il sondaggio BiDiMedia dice chiaramente che la cittadinanza vuole un uso laico e a favore della proprietà pubblica delle risorse pubbliche, e rigetta l’idea di continuare a finanziare il culto e le scuole private di orientamento religioso. Due tipi di esborso di stampo clericale diffusi in tutti i comuni italiani, non certo solo a Bologna – sottolinea Roberto Grendene, segretario nazionale Uaar – si tratta peraltro di risultati in linea con un sondaggio Doxa condotto su tutto il territorio nazionale due anni fa dal quale era emerso che il 55,9% della popolazione è poco e per niente d’accordo a finanziare le scuole private. Chissà se la classe politica si prenderà una buona volta la responsabilità di compiere scelte laiche e civili. E per giunta sostenute dalla maggioranza dei cittadini».

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