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Genova, una sentenza da tribunale speciale

Condanne più aspre delle richieste del Pm, per i 43 manifestanti antifascisti imputati per i disordini di Piazza Corvetto del 2019

Come per Mimmo Lucano: pene moltiplicate rispetto alle richieste del pm. Il tribunale di Genova ha condannato 43 manifestanti antifascisti per i disordini scoppiati in piazza Corvetto il 23 maggio 2019 in occasione della manifestazione organizzata per protestare contro il comizio di Casapound. Quel giorno, nonostante i ripetuti appelli, fu autorizzato un comizio dichiaratamente fascista in pieno centro cittadino, le “forze dell’ordine”, oltre a mettere in campo un formidabile schieramento a difesa dei “fascisti del terzo millennio”, hanno rimpinzato di gas lacrimogeni centinaia di manifestanti antifascisti poi caricati violentemente. La vicenda avrebbe avuto l’onore delle prime pagine nazionali perché quattro celerini eccitatissimi pestarono a sangue – procurandogli diverse fratture, ferite e un trauma cranico – un giornalista di Repubblica, Stefano Origone, scambiandolo per un manifestante.

I manifestanti erano imputati, a vario titolo, di resistenza, porto di oggetti atti a offendere, travisamento e lancio di oggetti pericolosi. Le condanne vanno da 8 mesi a 4 anni. Un procedimento parallelo ha registrato una pena per lesioni a 40 giorni di reclusione per i 4 picchiatori del reparto mobile, responsabili del pestaggio di Origone.

Un’asimmetria di trattamento che, in attesa delle motivazioni, non può che riecheggiare le sentenze del Tribunale speciale, organo speciale del regime fascista, che operò dal 1927 nel giudicare i reati contro la sicurezza dello Stato e del regime. Una sentenza che arriva in una ricorrenza anch’essa “speciale”, il giorno del ricordo delle foibe coniato dal governo Berlusconi e digerito senza problemi dai governi di centro-sinistra perché il negazionismo è funzionale all’idea bipartisan di criminalizzare il conflitto sociale.

Una sentenza che consegna un fardello giudiziario pesante al movimento antifascista di una città medaglia d’oro della Resistenza, ferita sia dalle gazzarre fasciste sia dalla violenza della repressione.

La procura di Genova aveva chiesto condanne inferiori, comprese tra 6 mesi e 1 anno e 9 mesi, ma il Tribunale ha optato per la linea dura e per un accanimento contro 4 imputati crocifissi con le condanne più aspre nella logica criminalizzante dei decreti Salvini così cari al Pd che non s’è sognato di abrogarli una volta rientrato a Palazzo Chigi. Nessuno dei 47 era imputato di lesioni, al contrario dei 4 celerini che sbagliarono obiettivo.

Ai piani alti del Viminale, Casapound viene considerata una confraternita di placidi filantropi: un documento della Direzione centrale della Polizia di prevenzione (protocollo N.224/SIG. DIV 2/Sez.2/4333 dell’11 aprile 2015 con sigla in calce del direttore centrale, prefetto Mario Papa) aveva definito Cpi una organizzazione di bravi ragazzi molto disciplinati, con «uno stile di militanza fattivo e dinamico ma rigoroso nelle rispetto delle gerarchie interne» sospinti dal dichiarato obiettivo «di sostenere una rivalutazione degli aspetti innovativi e di promozione sociale del ventennio». Così venne scritto proprio mentre in altre stanze del Viminale si indagava il ruolo di Cpi nell’organizzazione delle manifestazioni violente e razziste contro i migranti nella Capitale: “in seno all’area identitaria, spicca l’associazione CasaPound Italia” con le proprie articolazioni nel contesto studentesco “Blocco Studentesco”, sindacale Blu – Blocco Lavoratori Unitario e ambientalista L.F.C.A. – La Foresta che Avanza… CasaPound resta tra le formazioni più attive a Roma dove, dietro la copertura dei comitati di quartieri “organizza, gestisce e dirige, di fatto, ogni fase della protesta”, si legge in un rapporto della fine del 2016.

Dunque Casapound, coccolatissima anche da Lega e FdI, non è un club di pensatori fascisti, a smentire quel prefetto pochi mesi dopo è stato l’ultimo dato ufficiale a nostra disposizione, una relazione parlamentare prodotta nel 2016 dal ministro Alfano, ministro di polizia di Renzi dalla quale risulta che dal 2011 al 2016 ci sono stati 20 arresti (uno ogni tre mesi) e 359 denunce (circa una ogni 5 giorni) per membri di CasaPound, tra cui molte per violenze. Tra il 2013 e il 2018 l’Osservatorio sulle nuove destre ha recensito 66 aggressioni. Proprio secondo l’Osservatorio, considerato l’alto numero di persone coinvolte in episodi di violenza e che l’organizzazione squadrista non si è quasi mai sognata di espellere, non ci sarebbe nemmeno bisogno di ricorrere alle leggi che dovrebbero reprimere la riorganizzazione di un partito fascista, la Mancino o la legge Scelba poiché ci sono gli estremi di un’associazione a delinquere.

Ma a Genova il tribunale sembra non aver nemmeno preso in considerazione né l’una né l’altra ipotesi. Le difese degli antifascisti hanno chiesto che venisse riconosciuto l’avere agito per motivi di valore morale e sociale e in reazione a un ingiusto fatto altrui ma nessuna di queste attenuanti è stata riconosciuta dal tribunale, per il quale evidentemente l’antifascismo non ha valore morale e sociale ed il comizio fascista è un fatto giusto. A turbare il loro ordine, in ogni parte del Paese, sono gli antifascisti, gli studenti, i lavoratori che scioperano. I fascisti fanno parte dell’ordine, servono a fomentare le guerre dei penultimi contro gli ultimi.

«Continuiamo a rivendicarci quella giornata di lotta, convinti di essere dalla parte giusta della barricata – fa sapere Genova Antifascista convocando un appuntamento per stasera alle 20 in piazzale Parenzo proprio per contestare la celebrazione fascista delle foibe – perché noi i fascisti nelle nostre strade non li vogliamo e fino a quando ne avremo le forze faremo di tutto per impedire loro di manifestare. Non un passo indietro, la lotta continua».

Emerge con forza l’urgenza di una risposta politica alla repressione anche per l’evidente connessione della violenza poliziesca con le politiche neoliberiste. Un tema che dovrà essere affrontato dal Forum per la
convergenza dei movimenti, promosso dal percorso di Genova 2021, in programma a Roma tra il 25 e il 27 febbraio.

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