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Roma, la sinistra si schiera per il No allo stadio

Un progetto devastante e una Giunta sempre più lontana dai reali bisogni a cui si contrappongono comitati e organizzazioni politiche [Elio Romano]

Da quando (ottobre 2022) il Sindaco Gualtieri ha accolto la richiesta di Friedkin, presidente della A.S. Roma, per un nuovo  stadio nella zona Pietralata, sono cominciate le proteste di molti comitati locali del IV e del II Municipio. L’opposizione dei cittadini si è  concentrata da subito sul fatto che l’area individuata non solo è area pubblica, del Comune di Roma, ma era destinata dal PRG e dal Piano particolareggiato di Pietralata a parco pubblico. Quell’area, grande 14 ettari , è rimasta area verde per l’insipienza delle varie amministrazioni capitoline che nei decenni trascorsi non hanno saputo  adempiere all’impegno urbanistico trasformandola in un vero Parco cittadino.

Oltre questo aspetto, fondamentale nella attuale emergenza climatica, i comitati denunciano che l’ipotesi stadio presenta  importanti criticità che definiscono ostative alla realizzazione di uno stadio. Anzitutto  i problemi legati ad una  mobilità pubblica e privata già complicata, a livelli di inquinamento ambientale (atmosferico, acustico e termico), alle prevedibili difficoltà (rumore, viabilità) che coinvolgerebbero l’ospedale Pertini.

Le forze  politiche di sinistra, hanno sentito il dovere di affiancare e sostenere questa vertenza popolare. Tra i tanti appuntamenti organizzati nella Festa di Liberazione dalla Federazione romana del PRC, si è svolto, il 6 luglio un incontro con titolo “Basta consumo di suolo – Si al Parco – No allo stadio a Pietralata”.  In quella sede, agli interventi molto esplicativi dei comitati, hanno fatto seguito le prese di posizione e le riflessioni di associazioni ambientaliste, dal WWF alla Rete ecosocialista, dell’Arci  al Comitato pendolari. Nella sostanza (chi più chi meno ) è stato definito irricevibile la proposta stadio della Roma a Pietralata per un consumo di suolo inopportuno,  perché inutile e dannoso per la città in presenza di  due stadi (Olimpico e flaminio). La Giunta del Comune di Roma è stata definita irresponsabile: per le forzature urbanistiche, per la non partecipazione democratica, per la anomala dichiarazione di pubblica utilità, per affidare ad uno speculatore finanziario la gestione (per 90 anni!)  di una importante fetta della città.

Particolarmente sostenuta la tesi che lo stadio, lontano dall’essere un fatto locale, rappresenti la mancanza di una visione , di un progetto complessivo per la città: e allo stadio è stato affiancato l’esempio dell’inceneritore di Santa Palomba e quello della delibera sulla ZTL. Una  denuncia netta per il disinteresse verso i reali  e quotidiani problemi dei cittadini.

Ma la parte più interessante della assemblea è stata la proposta presentata da un pool di avvocati che hanno motivato  la bozza di una diffida e ipotizzato rincorsi al TAR. Uno di questi ultimi potrebbe riguardare la cosiddetta Legge Stadi (L.38/2021);  per il facile superamento dei dispositivi di tutela ambientale, paesaggistico territoriali e per le deroghe urbanistiche che vengono consentite, la legge sta infatti richiamando nel nostro paese fondi speculativi privati stranieri che puntano a comprare le squadre e a realizzare il business dello stadio di proprietà.                                                                                                La proposta è stata accolta con favore dai partiti presenti: PRC, PaP, Sinistra anticapitalista; a giorni la prima diffida verrà firmata, protocollata  e depositata.

Un’ultima chicca dell’incontro è stata la presenza di un deputato di Europa Verde che nel  definire “inconcepibile oltre che insostenibile il progetto di un nuovo stadio” ha promosso la riqualificazione e ristrutturazione dello stadio Olimpico e del Flaminio ; impegnandosi in sede parlamentare a sostenere la battaglia intrapresa dai cittadini.

Una assemblea puntuale, consapevole  e determinata; del resto, lo striscione esposto recitava “amo lo sport, odio il cemento.

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