Alla vigilia di Ferragosto il sindaco manda i vigili a sgomberare le prime quattro famiglie che vivono dove dovrebbe sorgere lo stadio di Pietralata [Simona Tocci]
Parto dall’ultimo, traumatico, evento a cui ho assistito: la vertenza sullo Stadio e lo sgombero di Via degli Aromi che oggi apre le pagine di molti giornali, per fare una riflessione su quelli che sono i compiti di sindaco e sull’operato di questa amministrazione.
Il Sindaco oggi viene eletto direttamente dai cittadini per tutelare gli interessi della comunità o meglio, con la speranza che questi tuteli gli interessi della comunità. Ieri ho avuto la prova certa che anche la speranza non c’è più. L’atto perpetrato dal Comune di Roma nei confronti degli abitanti di Via degli Aromi è stata la prova certa che in questa città non esiste più lo stato di diritto, che i cittadini sono considerati semplice carne sacrificabile, e che gli interessi della comunità sono carta straccia.
Dico questo perchè lo sgombero avvenuto ieri ha palesemente messo in chiaro che gli interessi da tutelare sono solo quelli privati guidati del dio denaro e poco importa se lo stadio distrugge un bosco, se mette in mezzo alla strada oggi 4 famiglie e domani 20, se la qualità della vita del quartiere, già pessima, scenderà in picchiata oltre la soglia limite. Il tutto applaudito da una tifoseria a cui nessuno dà colpa, vittime anche loro di una narrazione sbagliata.
Si sottolinea che questo atto è stato fatto precedere da una campagna diffamatoria nei confronti dei residenti definendoli abusivi e che li ha messi alla gogna manco fossero appartenenti alla criminalità organizzata (ma in quel caso nessuno oserebbe dire alcunché). La vita per questa amministrazione non conta nulla e non conta che le persone sgomberate hanno visto riconosciuto il legittimo possesso di quelle terre dal tribunale civile. Ingiustizia è stata fatta.
Tutto l’operato di questo sindaco e della sua giunta riguarda la trasformazione della città ad una vetrina da vendere al migliore offerente. E gli introiti della vendita serviranno solo a distruggere altri luoghi della nostra, una volta, splendida città.
Già perché i cittadini non vedranno nulla neanche in termini di redistribuzione in servizi, cosa che manca ormai all’appello da decenni. Ai cittadini resta il disagio: non riuscire a spostarsi in tempi brevi, qualità dell’aria pessima, vivere in una città sporca, temperature esterne altissime e non mi si venga a dire che è perché siamo in Agosto. Vediamo gente anziana che aspetta l’autobus per tempi infiniti sotto il sole cocente in estate e al freddo e sotto l’acqua d’inverno: ma è questo un modo di far vivere i propri cittadini? E la metropolitana? Anch’essa con tempi di attesa lunghissimi, vetture fatiscenti, un inquinamento acutisco che se viene l’Arpa chiude tutto.
E il sindaco che fa? Un decreto urgente di sgombero agli abitanti di via degli Aromi pur sapendo che fino alla sentenza definitiva dei ricorsi depositati dagli abitanti nessuno potrà entrare in quell’area. Così ieri in quattro e quattro otto, senza preavviso alcuno, alle 10 sono venuti i vigili dicendo che dovevano immediatamente liberare le loro abitazioni.
L’area in questione è definita da questa amministrazione come patrimonio indisponile e secondo l’orientamento della giurisprudenza, un immobile appartiene al patrimonio indisponibile laddove sussistono contemporaneamente due presupposti: un provvedimento amministrativo espressione della volontà dell’amministrazione di destinare il proprio bene ad un servizio pubblico;l’effettiva e attuale destinazione del bene al pubblico servizio.
A titolo esemplificativo, tale doppia condizione è rinvenibile:nel caso in cui il Comune, con delibera comunale, individui alcune zone del proprio patrimonio da destinare a sede delle infrastrutture per le telecomunicazioni e tali aree siano effettivamente adibite a tale servizio di ospitalità delle antenne; nel caso di un immobile che, con deliberazione di Giunta Comunale, è stato formalmente sottoposto al vincolo di “interesse cittadino” ed inserito nell’elenco dei beni patrimoniali indisponibili destinati pubblico servizio per “uso associativo” e, segnatamente, per l’erogazione di servizi di pubblico interesse alla collettività, prevedendone contestualmente l’assegnazione ad un’associazione; l’immobile è stato effettivamente utilizzato per fornire servizi di rilevante interesse sociale ai giovani e alla cittadinanza in generale; nel caso dell’edificio comunale che sia sede del municipio, dove si svolge l’attività istituzionale dell’Ente, in quanto destinato a sede di pubblici uffici, ai sensi dell’art. 826, capoverso, c.c. (9); per gli impianti sportivi di proprietà comunale, essendo destinati al soddisfacimento dell’interesse della collettività allo svolgimento delle attività sportive ; nel caso di un’area avente una destinazione pubblica a parcheggio; nel caso di un parco pubblico cittadino, trattandosi di un bene di proprietà comunale concretamente destinato ad un utilizzo pubblico.
Qui, lo ammetto, ho fatto un copia e incolla.
Ora, perdonatemi, ma non mi sembra che lo Stadio della Roma, che sarebbe di proprietà privata costruito su un’area pubblica data in concessione per 90 anni, sia una opera di utilità pubblica o addirittura un servizio pubblico. Non è di tutti perché non è proprietà del Comune di Roma.
Senza contare che alla fine dei 90 anni avremo un ecomostro in bella vista che non si saprà cosa farci, dopo anni di vita invivibile sul quartiere (e ve ne accorgerete quando sarà a pieno regime – gli abitanti del Flaminio stanno esultando), e auguro a tutti quelli che sono favorevoli a non dover avere l’urgenza di dover utilizzare l’ospedale Pertini, o di dover tornare a casa dopo una dura giornata di lavoro con la metropolitana.
E inevitabilmente mi corre alla mente a quello che io considero ancora oggi “Il Sindaco” ovvero Luigi Petroselli e lo so, chiedo scusa, che il paragone è improprio.
Ripenso agli sgomberi dei baraccati senza però aver prima costruito edilizia popolare adeguata ad ospitarli e dare loro la giusta dignità; e i terreni dove sorgevano le baracche sono stati restituiti alla comunità.
Ma soprattutto ripenso a quando Petroselli veniva nei quartieri da risanare e chiedeva “Di cosa avete bisogno?” e a Pietralata venne costruito l’impianto sportivo comunale “Fulvio Bernardini” ancora oggi utilizzato da tutta la comunità.
Ora, il sindaco non aveva qualcosa di più urgente? In una città dove erano anni che non si aprivano così tante vertenze contro l’amministrazione – praticamente una per ogni municipio – il dubbio che qualcosa non va verrebbe a chiunque. Ma non a questa giunta che imperterrita continua a svendere la città oggi a una società americana per lo stadio (si perché la proprietà dello stadio non sarà della AS Roma ma della società dei Friedkin), oppure all’Acea per un termovalorizzatore inutile e dannoso per la salute dei cittadini invece di fare una raccolta differenziata come in un qualsiasi paese civile, oppure domani, chissà, ci arriverà la notizia che è stato dato in concessione il Colosseo per 90 anni per farci i campionati di calcio fiorentino o qualsiasi altra cosa.
*Simona Tocci è presidente del Circolo Arci Pietralata, aderente al comitato No allo Stadio, Sì all’Ospedale, Sì al Parco