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Victor Serge, la memoria della rivoluzione

Leggere Serge è fondamentale sul piano storico, politico e umano [Maurizio Acerbo]

«Io ho subito un po’ più di dieci anni di prigionie diverse, militato in sette paesi, scritto venti libri. Non posseggo nulla. Sono stato parecchie volte coperto di fango da una stampa a grande tiratura perché dico la verità. Dietro di noi: una rivoluzione vittoriosa che ha preso una cattiva piega, diverse rivoluzioni mancate, un numero così grande di massacri che dà un po’ le vertigini. E dire che non è finita…».
Il #17novembre 1947 moriva in esilio a Città del Messico Victor Serge. Morì poverissimo di infarto in un taxi. Aveva le scarpe bucate con la suola completamente logora e la camicia da operaio.
La sua opera rimane imprescindibile. La sua vita è impossibile riassumerla in poche righe.
Da anarchico arrestato con la Banda Bonnot a bolscevico, da inviato dell’Internazionale nella rivoluzione in Germania e Cina (dove è il primo a comprendere la strategia del giovane Mao) a perseguitato da Stalin, da compagno del POUM in Spagna alle accuse di essersi avvicinato alla socialdemocrazia la sua vita attraversa le tempeste rivoluzionarie della prima metà del Novecento e i continenti. E’ il testimone per eccellenza dell’epopea comunista e della tragedia dello stalinismo.
Non mi stancherò mai di consigliare la lettura delle sue “Memorie di un rivoluzionario” e dei suoi scritti.
Lo scrittore Massimo Carlotto tanti anni fa scrisse una recensione di “Memorie di un rivoluzionario” che davvero fa venire voglia di leggere Serge.
Secondo Mike Davis: “Victor Serge è stato probabilmente il più grande scrittore della classe operaia del ventesimo secolo (..) è stato anche l’amante più ardente e la coscienza indistruttibile della Rivoluzione”.
Con queste parole invitava a leggere le sue ‘Memorie di un rivoluzionario’:
“Una straordinaria capsula del tempo dalle ore più buie del ventesimo secolo. Sebbene spesso paragonato a Orwell, Serge è una figura più nobile e inconciliabile. Questo libro, scritto mentre la GPU stava sterminando gli ultimi esponenti della vecchia guardia bolscevica, è un’ardente testimonianza della coscienza politica e della speranza rivoluzionaria. Attraverso Serge, conosciamo qualcosa di quelle figure gigantesche ma in gran parte dimenticate: gli anarchici e comunisti oppositori di Stalin”.
E Toni Negri: “Hai mai incontrato uno di quei pazzi che con gioia, ironia e spensieratezza si sforzarono di costruire la repubblica sovietica mondiale? O uno di quei rivoluzionari che non hanno mai perso la speranza, nonostante il tradimento e la sconfitta, la prigione e l’esilio? Victor Serge, un membro di quella razza di giganti, un gigante nella lotta per la libertà e la felicità collettiva.”
Leggere Serge è fondamentale sul piano storico, politico e umano.
Ho dedicato tanti anni fa a Victor Serge una pagina che quando posso aggiorno con materiali in qualche maniera correlati. Anche sul mio blog trovate tanti materiali.
Il grande testimone e accusatore di Stalin, da cui trassero ispirazione George Orwell come Arthur Koestler, non divenne un anticomunista né smise di difendere il valore della rivoluzione del 1917.
Per questo durante la guerra fredda l’industria culturale occidentale non ne ha veicolato e diffuso l’opera e amplificato la conoscenza.
Serge negò sempre che Stalin fosse “l’erede di Lenin“.
Il suo “Da Lenin a Stalin” è stato ripubblicato da Bollati Boringhieri editore.
Poco prima di morire nel 1947 Serge aveva scritto per il trentennale della #rivoluzione un testo che ne difendeva la memoria e la criticava dall’interno:
“I reazionari hanno un interesse evidente a confondere il totalitarismo staliniano, sterminatore dei bolscevichi, con il bolscevismo”.
Per me Victor Serge è stato un rifondatore comunista antelitteram perchè non si poneva il tema di restaurare un’ortodossia ma di rinnovare il socialismo alla luce dell’esperienza storica e delle grandi trasformazioni in atto. Serge non si limitò a denunciare il tradimento da parte di Stalin dei principi del bolscevismo in nome della fedeltà a Lenin e all’Ottobre come fece Trotskij. Non a caso Serge finì con il far arrabbiare lo stesso capo dell’opposizione, come racconta la sua biografa Susan Weissman.
Il grande storico e attivista nordamericano Staughton Lynd lo considerò una figura anticipatrice della da lui auspicata sintesi tra anarchismo e marxismo.
L’unica foto in cui si vede Gramsci sorridere è in compagnia dell’amico e compagno Victor Serge a Vienna quando entrambi negli anni ’20 erano al lavoro come rivoluzionari di professione per l’Internazionale comunista (con loro c’era anche il grande filosofo marxista Gyorgy Lukacs poi ministro del governo di #ImreNagy nel 1956).
Entrambi rivoluzionari sconfitti, l’uno prigioniero, l’altro esiliato e braccato, negli anni ’30 rifletterono sul ciclo rivoluzionario di cui erano stati partecipi lasciando fur ewig un’eredità preziosa per le generazioni future.
I Carnets di Victor Serge sono stati paragonati da Tariq Ali ai Quaderni di Gramsci.
La loro opera, e anche il loro esempio, credo che siano indispensabili per resistere alla barbarie e immaginare un socialismo/comunismo del 21° secolo.

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