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Camminare, vedere, raccontare

I viaggi “in bianco e nero” di Ivo Saglietti, fotoreporter, nella mostra in corso al Palazzo Grillo di Genova

Camminare, vedere, raccontare. Una triade verbale che raccoglie l’intero arco esistenziale di Ivo Saglietti.  Percorso di vita declinato in una gamma di azioni solo in apparenza facili, poiché cammina veramente solo chi si trova a percorrere una Via e vede veramente solo lo sguardo che dissigilla le cose dall’apperenza e dall’abitudine. Per raccontare, poi, occorre avere delle storie. E se a tutti capitano delle cose, le storie si lasciano trovare solo da chi le se raccontare. Con la voce e le parole, ma altrettanto con le immagini e con la luce, recuperando l’etimo originale di fotografia. Quella scrittura con la luce che a Saglietti ha illuminato il percorso di vita, fino alla sua scelta di Genova come ultima stazione del suo peregrinare. In una città ruvida e scontrosa ma, un po’ come lui, in fondo generosa,, nel cui centro storico poteva ritrovare, assiepato come in un presepe, quel sud del mondo piagato dale politiche coloniali dell’Occidente, che aveva incontrato sui suoi passi. E che oggi ospita il suo archivio.

Ivo Saglietti. Un fotografo in cammino è la mostra che gli dedica Palazzo Grillo di Genova, con il sostegno di Camera di Commercio e col patrocinio del Comune di Genova.  E curata da Giovanni Battista Martini e  Federico Montaldo, che hanno selezionato una quarantina di fotografie “vintage” originali in bianco/nero e materiali di corredo, Una prima grande retrospettiva, in un allestimento di grande eleganza, per ricordare la figura e l’opera di un maestro  schivo e silenzioso, nel primo anniversario della sua scomparsa, L’esposizione, a ingresso libero fino al 31 dicembre, è il regalo prezioso,  a tutta la città,  di uno scrigno di luce e di silenzio  nel cuore di un centro storico già assediato dall’incipiente frenesia per gli acquisti natalizi.

Scatti come tappe  di un lungo cammino, a un tempo umano e professionale, che lo ha portato a lavorare in assoluta prevalenza all’estero: dalle tante guerriglie centro e sudamericane degli anni ’80 al  Medio Oriente – Cile, Nicaragua, Salvador, Panama, Haiti, Repubblica Dominicana, Palestina, Cisgiordania, Gaza, Libano Siria; dall’Africa – Uganda, Nigeria, Niger e Kenia – alla guerra nei Balcani – Kosovo,Serbia,Bosnia, Croazia, Macedonia. Esposti in una teca di vetro, come altrettanti segnavia, i cartellini stampa di accreditamento dei Paesi che sono stati teatro del suo lavoro, assieme ai taccuini di appunti su cui tracciava annotazioni e abbozzava inquadrature di scatti con talento pittorico.

Haiti

Completano  l’esposizione alcuni scatti del ciclo DEIR MAR MUSA, progetto dedicato all’esperienza comunitaria dell’antico monastero siro antiocheno Deir Mar Musael- Habasci (San Mosè l’Abissino), luogo di ospitalità e di dialogo interreligioso cattolico e musulmano sulle montagne della Siria, prima che questo Paese sprofondasse nel tritacarne della guerra civile di matrice islamista.  Un esempio di dialogo possibile e necessario tra le religioni del Libro, avviato dal fondatore della comunità, il gesuita Padre Paolo Dall’Oglio con cui Ivo Saglietti – ateo di forte spiritualità – aveva instaurato una profonda amicizia. .

Haiti

Padre Dall’Oglio fu sequestrato nel 2013 e  di lui non si è mai più avuta alcuna notizia. Se dovessero avere ragione coloro che disperano ormai di pensarlo ancora di questo mondo, è bello immaginarli scambiarsi un saluto in un giorno di sole  – il sacerdote e il laico – dalla cima di vette gemelle, raggiunte lungo il percorso comune di un sentiero di montagna  che sale fino a separarsi soltanto all’ultimo.

Perù

BIO IVO SAGLIETTI
Ivo Saglietti nasce a Tolone, nel 1948. Trascorre l’adolescenza ad Alba. Nel 1968 è a Torino, studente di Scienze Politiche in quegli anni turbolenti e inquieti, impegnato politicamente nel Movimento Qui inizia la propria attività come cineoperatore, partecipando alla realizzazione di alcuni reportages a sfondo politico-sociale. Nel 1975 inizia a occuparsi di fotografia, lavorando nelle strade e nelle piazze della contestazione. Nel 1978 si trasferisce a Parigi, dove, grazie all’amicizia con Mario Dondero, affina la sua conoscenza fotografica ed entra in contatto con il mondo del fotogiornalismo. Da qui iniziano i suoi viaggi come Reporter-Photographe, dapprima con agenzie francesi, in seguito per conto di agenzie americane e per le grandi riviste internazionali (Newsweek, Der Spiegel, Time, The New York Times), per i quali copre in assignement situazioni di crisi e di conflitto in America Latina, Medio Oriente, Africa e Balcani.

Cile

Nello stesso tempo inizia a lavorare su progetti a lungo termine, a cominciare da “Il Rumore delle Sciabole”,  reportage dal Cile di Pinochet (1986-1988), da cui il suo primo libro fotografico. Nel 1992 conquista il premio World Press Photo con un servizio su un’epidemia di colera in Perù; nel 1999 la menzione d’ onore allo stesso concorso per un reportage sul Kosovo e, nel 2011, per una fotografia su Srebrenica, Bosnia. Nel 2000 diviene membro associato dell’agenzia fotogiornalistica tedesca Zeitenspiegen Reportagen. Nel tempo si orienta sempre di più verso progetti fotografici di lunga durata, che gli permettono di raccontare le storie in modo più personale, articolato e meno condizionato dalle esigenze e richieste dei settimanali.

Perù

Tra questi si ricordano il reportage che ripercorre la via degli schiavi dal Benin alle piantagioni di canna da zucchero della Repubblica Dominicana e di Haiti; quello sulle tre grandi malattie da infezione (aids, malaria e tubercolosi); quello che racconta del dialogo possibile tra le religioni attraverso l’esperienza comunitaria dell’antico monastero siro antiocheno di Deir Mar Musa el-Habasci e infine a quello sulle frontiere nel Mediterraneo e del Medio Oriente e dei Balcani. Ha esposte le sue fotografie in molte mostre in importanti sedi, in Italia e all’estero.
È scomparso a Genova il 2 Dicembre 2023.

Srebrenica

L’Archivio Saglietti APS
Archivio Saglietti APS è un Associazione di Promozione Sociale nata nel 2024 a Genova, città che Ivo Saglietti ha scelto come sua ultima casa, per promuovere, diffondere e divulgare la sua opera, l’impegno sociale e culturale e i principi che hanno sempre ispirato il suo lavoro. L’Archivio fotografico raccoglie migliaia di negativi in bianco e nero- ed una più ridotta parte a colori – dei reportage e dei progetti fotografici di Saglietti, oggi in parte digitalizzati, suddivisi per progetti e temi su cui l’Autore ha lavorato nel corso della sua lunga carriera professionale. L’Associazione è aperta inoltre alla valorizzazione della fotografia e degli archivi fotografici di altri autori in tutte le differenti forme, anche tramite la realizzazione di corsi di formazione, l’ organizzazione di attività e iniziative culturali ed artistiche, la promozione e la tutela dei diritti umani, civili, sociali e politici.

Perù

 

 

 

 

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