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Carta dei diritti o diritti di carta?

Alcuni punti essenziali sui diritti umani che tutti dovrebbero conoscere a 76 anni dalla dichiarazione universale

10 dicembre: Giornata dei diritti umani: viene celebrata ogni anno in tutto il mondo e commemora l’anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, proclamata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite a Parigi il 10 dicembre 1948.

Nata dalle atrocità della Seconda guerra mondiale, la Dichiarazione universale dei diritti umani è il fondamento della legislazione internazionale sui diritti umani. I suoi 30 articoli delineano le libertà fondamentali, dall’uguaglianza alla protezione dalla tortura, e hanno ispirato più di 80 trattati internazionali. La Dichiarazione sancisce i diritti inalienabili che spettano a tutti gli esseri umani, indipendentemente da razza, colore, religione, sesso, lingua, opinione politica o di altro tipo, origine nazionale o sociale, proprietà, nascita o altro status. È il documento più tradotto nella storia del mondo, disponibile in oltre 500 lingue ed è stata un punto di svolta globale.

I diritti umani non sono solo idee astratte: attraverso diverse dichiarazioni, patti e proposte di legge, sono diventati standard attuabili. Purtroppo non in tutti i paesi del mondo, anche se tutti gli Stati hanno ratificato almeno uno dei nove trattati fondamentali sui diritti umani e uno dei nove protocolli opzionali.

Ecco alcuni punti essenziali sui diritti umani che tutti dovrebbero conoscere:

  1. I diritti umani sono universali e inalienabili. Non sono concessi dagli Stati ma appartengono a tutti, ovunque, semplicemente per il fatto di essere umani. Trascendono la razza, il sesso, la nazionalità o le convinzioni, garantendo a tutti un’uguaglianza e una dignità intrinseche. Questi diritti comprendono quelli fondamentali, come il diritto alla vita sancito dall’articolo 3 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, e quelli che consentono un’esistenza soddisfacente, come l’accesso all’istruzione e alla salute. I diritti umani sono anche inalienabili, il che significa che non possono essere tolti se non in specifiche circostanze legali, come l’incarcerazione dopo un regolare processo.
  2. I diritti umani sono indivisibili e interdipendenti, il che significa che l’adempimento di un diritto spesso si basa su altri. Ad esempio, il diritto all’istruzione è fondamentale per l’esercizio dei diritti politici, come il voto alle elezioni. Allo stesso modo, il diritto alla salute e l’accesso all’acqua potabile sono fondamentali per il diritto alla vita e alla dignità. Dunque affermare un diritto può portare a progressi in altri – come l’uguaglianza di genere o la riduzione della povertà – mentre ignorare anche un solo diritto può creare un effetto a catena, danneggiando individui e comunità in molteplici modi.
  3. Gli Stati hanno obblighi e doveri di diritto internazionale per rispettare, proteggere e realizzare i diritti umani.

Osservata ogni anno, la Giornata dei diritti umani commemora l’adozione della Dichiarazione e funge da piattaforma per riflettere sui risultati ottenuti e sulle lotte in corso nel campo dei diritti umani; serve, o forse è più opportuno dire “servirebbe”, a ricordare la costante importanza dell’uguaglianza, della giustizia e della dignità per tutte le persone nel mondo e a sottolineare la continua rilevanza dei diritti umani nell’affrontare le sfide globali.

Quest’anno, il 76° anniversario della Dichiarazione sottolinea il potere dei diritti umani come forza preventiva, protettiva e trasformativa, soprattutto in tempi di crisi.

Il tema di questa giornata dei diritti umani è stato “I nostri diritti, il nostro futuro, adesso”.

Come ha detto il Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres, “i diritti umani sono il fondamento di società pacifiche, giuste e inclusive, possono mettere in grado gli individui e le comunità di forgiare un domani migliore […] per il mondo che vogliamo […] in cui diventare più pacifici, uguali e sostenibili […] Abbiamo l’opportunità di cambiare le percezioni parlando contro i discorsi di odio, correggendo e contrastando la disinformazione […]  È il momento di mobilitarsi per rinvigorire un movimento globale per i diritti umani, che sono indivisibili. Che si tratti di un diritto economico, sociale, civico, culturale o politico, quando un diritto viene minato, tutti i diritti vengono minati.”. Poi però il tono del discorso cambia, si fa più pessimista, in una sorta di litania del ciò che non è stato realizzato nel presente, sempre più grigio: “Nella Giornata dei Diritti Umani, ci troviamo di fronte a una dura verità. I diritti umani sono sotto attacco. Decine di milioni di persone sono impantanate nella povertà, nella fame, nei cattivi sistemi sanitari e scolastici […] Le disuguaglianze globali sono dilaganti, i conflitti si stanno intensificando, il diritto internazionale viene deliberatamente ignorato, l’autoritarismo è in marcia mentre lo spazio civico si sta restringendo, la retorica dell’odio sta alimentando la discriminazione, la divisione e la violenza vera e propria e i diritti delle donne continuano ad essere arretrati nella legge e nella pratica”. Ed infine arriva l’esortazione finale, l’elenco dei buoni propositi: “Dobbiamo difendere tutti i diritti, sempre. Guarire le divisioni e costruire la pace, affrontare le piaghe della povertà e della fame, garantire l’assistenza sanitaria e l’istruzione per tutti, promuovere la giustizia e l’uguaglianza per le donne, le ragazze e le minoranze, difendere la democrazia, la libertà di stampa e i diritti dei lavoratori, promuovere il diritto a un ambiente sicuro, pulito, sano e sostenibile. E difendere i difensori dei diritti umani mentre svolgono il loro lavoro vitale”.

“I diritti umani riguardano le persone. Riguardano voi e la vostra vita: i vostri bisogni, i vostri desideri e le vostre paure; le vostre speranze per il presente e il futuro”, ha affermato Volker Türk, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, nel suo messaggio video per la giornata.

Nel tardo pomeriggio, a New York, le Nazioni Unite ha ospitato un evento cinematografico e un dibattito, condotto da Ilze Brands Kehris, assistente del Segretario Generale per i Diritti Umani e da Carolyn Schwalger, rappresentante permanente della Nuova Zelanda presso le Nazioni Unite, sul tema dei diritti umani, l’azione per il clima e le generazioni future. Sulla scia dei movimenti di base, come quello dei giovani nei “Fridays for future”, i relatori hanno dimostrato come i diritti umani possano rafforzare la richiesta di giustizia climatica.

Successivamente, è stato proiettato il film High Tide Don’t Hide di Niva Kay, Emily McDowell, Nia Phipps e Philip Stebbing. Il film racconta le vite di adolescenti neozelandesi che si uniscono allo sciopero globale delle scuole per il clima, determinati a provocare un’azione reale.  Tuttavia, si rendono presto conto che la pianificazione di un movimento e la costruzione di uno slancio sono le parti più facili, mentre affrontare l’indifferenza politica, l’arroccarsi sui propri privilegi sono scogli duri. La lotta per essere ascoltati continua, mentre le maree continuano a salire.

Di certo non contribuirà alla difesa dell’ambiente, fra gli altri, la politica del futuro Presidente degli Stati Uniti che aveva portato nel 2020 all’uscita degli USA dall’Accordo di Parigi sul clima (erano rientrati con Biden il 19 febbraio 2021) e che ha già annunciato nel suo Project 2025  di voler di nuovo uscire dall’Agreement, di interrompere la collaborazione e i finanziamenti verso fondazioni progressiste, imprese, istituzioni internazionali e ONG che promuovono il “fanatismo climatico”, di orre fine alla “guerra” contro i combustibili fossili, di deregolamentar le grandi imprese e l’industria petrolifera e di aumentare le trivellazioni nell’Artico.

Nella celebrazione di questo anno della Giornata dei diritti umani, dopo aver trattato diritto umano alla vita e alla salute, minato dal cambiamento climatico, si è passati ad affrontare la violazione del diritto alla dignità, all’accesso all’acqua e alle cure mediche, alla salute e pure quello alla vita al quale assistiamo quotidianamente a Gaza.

A tale proposito è intervenuto Ajith Sunghay, capo dell’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani nei Territori palestinesi occupati, che ha esordito così: “Quella a Gaza è una delle più grandi crisi per i diritti umani”.  Ha poi fornito una panoramica della sua visita sul campo di una settimana nella Striscia dove ha incontrato gli sfollati interni e parlato con i difensori dei diritti umani”. Di sicuro i criminali non saranno arrestati, nonostante che giovedì 21 novembre 2024, la Camera preliminare della Corte penale internazionale abbia emesso, all’unanimità, due mandati di arresto per il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l’ex Ministro della Difesa Yoav Gallant per crimini contro l’umanità e crimini di guerra. A niente era già valso il mandato d’arresto emesso da Karim Khan, procuratore della Corte Penale Internazionale, contro Vladimir Putin per “presunti crimini di guerra di deportazione di bambini dai territori ucraini occupati nella Federazione Russa” e per Maria Lvova-Belova, commissaria russa per i diritti dell’infanzia.

Mentre si celebra la Giornata dei diritti mani, molti paesi sono colpiti dai conflitti, tanti bambini, donne, uomini subiscono atrocità nelle loro case, nelle loro comunità e negli spazi pubblici, milioni di persone, stanno sopportando un trauma inimmaginabile.

Gaza, Sudan, Ucraina. Il ritmo con cui questi conflitti e queste guerre hanno strappato vite e famiglie negli ultimi anni, privando milioni di persone dei loro diritti umani fondamentali è terrificante e inconcepibile. Molti altri conflitti ribollono in altri angoli del mondo, dalla Somalia al Myanmar, dall’Afghanistan allo Yemen, causando perdite e privazioni a quegli uomini ai quali da 76 anni sono stati promessi diritti inalienabili (sulla carta).

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