Rivelazione della scena politica Usa, il candidato socialista alla carica di sindaco di New York si avvicina a una vittoria storica [Alexis Buisson]
Zohran Mamdani, candidato socialista alla guida di New York, è al centro di una campagna che unisce radicalità politica, attenzione ai bisogni quotidiani e una coalizione elettorale ampia e variegata.
Zohran Mamdani rimane impassibile di fronte agli insulti lanciati da un automobilista di passaggio. Non è certo la prima volta: il candidato socialista democratico alla carica di sindaco di New York ha già ricevuto numerose minacce di morte. Mercoledì 8 ottobre, su un marciapiede dell’East Side di Manhattan, posa per foto con neonati e risponde alle domande dei giornalisti su uno dei temi centrali della sua campagna: rendere gratuiti e più rapidi gli autobus, una misura che dovrebbe far risparmiare tempo e denaro a 1,5 milioni di utenti ogni anno.
Poco prima, aveva preso la linea M57, la più lenta dell’intera rete (8 km/h), per parlare con i passeggeri. Per Mamdani, questa lentezza simboleggia l’urgenza di rivoluzionare il sistema dei trasporti: «La gratuità degli autobus permetterà ai newyorkesi di risparmiare in media 2.000 dollari l’anno, aiutandoli ad affrontare imprevisti o a prendersi cura della famiglia».
Il tema non è “sexy”, ma riflette perfettamente lo stile Mamdani: misure semplici, concrete, radicate nella realtà delle classi medie e popolari, sempre più schiacciate dal costo della vita. Oltre alla gratuità dei bus, il 33enne propone il blocco degli affitti per oltre 2 milioni di persone e l’espansione dei servizi pubblici per l’infanzia.
Grazie a una campagna molto attiva sul territorio e sui social, Mamdani — fino a pochi mesi fa sconosciuto — ha vinto le primarie democratiche di giugno con un numero record di voti, battendo anche l’ex governatore Andrew Cuomo. Ora è il favorito per le elezioni municipali del 4 novembre, dove affronterà di nuovo Cuomo (candidato come indipendente) e il repubblicano Curtis Sliwa.
Se eletto, sarebbe il primo sindaco musulmano e immigrato (nato in Uganda da genitori indiani) e il secondo membro dei Democratic Socialists of America dopo David Dinkins (1989) a guidare la città più popolosa degli Stati Uniti, con 8 milioni di abitanti e un bilancio di 116 miliardi di dollari.
Secondo il giornalista Theodore Hamm, autore di Run Zohran Run!, Mamdani ha saputo intercettare i problemi quotidiani (“bread and butter issues”) nei quartieri dove il voto per Trump è cresciuto nel 2024, come Hillside Avenue nel Queens o alcune zone del Bronx. Qui ha colto la frustrazione delle classi popolari verso i democratici, accusati di ignorare le loro difficoltà.
Jasmin, 22 anni, studentessa disillusa dalla politica, è stata conquistata dal suo focus sull’“affordability”, ovvero la possibilità di permettersi beni e servizi essenziali. Jenna, attivista del movimento ecologista Sunrise, apprezza il fatto che Mamdani sembri “una persona normale” e non sia legato a grandi fortune né coinvolto in scandali come Cuomo.
A settembre, le due ragazze hanno partecipato a un comizio con Mamdani e il suo mentore Bernie Sanders al Brooklyn College. La platea multietnica e intergenerazionale rifletteva la coalizione ampia che il candidato ha costruito: studenti, sindacalisti afroamericani, attivisti ecologisti, ebrei antisionisti, pacifisti bianchi.
Jasmin critica l’establishment democratico per non averlo sostenuto: in particolare Chuck Schumer, Hakeem Jeffries e la governatrice Kathy Hochul, che ha dato il suo appoggio solo dopo molte esitazioni. Le loro riserve riguardano le posizioni di Mamdani su polizia, Israele e tassazione dei ricchi.
Durante un incontro pubblico, il timore del ritorno di Trump aleggiava. Alcuni hanno chiesto come Mamdani proteggerà i migranti o reagirà a un eventuale dispiegamento della Guardia Nazionale. Un uomo lo ha interrotto accusandolo di essere “socialista”, un’etichetta spesso usata dai repubblicani per screditarlo.
George Todorovic, sostenitore di Sanders, teme che Trump spinga Sliwa a ritirarsi per favorire Cuomo. Trump ha già definito Mamdani “comunista” e “disastro”, minacciando di tagliare i fondi federali a New York se venisse eletto.
Eppure, Mamdani ha saputo allargare l’elettorato democratico come nessun altro: ha conquistato asiatici, giovani, persone che non avevano mai votato. Il suo legame con le comunità sudasiatiche — costruito anche grazie al suo impegno contro i pignoramenti immobiliari nel Queens — è stato decisivo.
Nel 2021 ha partecipato a uno sciopero della fame per sostenere i tassisti gialli indebitati. «Molti di loro, soprattutto sudasiatici, ricordano che era con loro», sottolinea Hamm.
Ma non tutti sono convinti. A Crown Heights, quartiere ebraico ortodosso, il rabbino Eli Cohen critica Mamdani per non aver condannato con forza lo slogan “Mondializzare l’Intifada” e per il suo sostegno al movimento BDS contro Israele. «Ha mostrato più compassione per i palestinesi che per le vittime israeliane», afferma Cohen, lamentando la mancanza di rassicurazioni verso la comunità ebraica.
Ma anche all’interno dell’elettorato ebraico, imprescindibile nel panorama politico newyorkese, Zohran Mamdani godrebbe di un ampio sostegno. A conquistarlo sono in particolare i giovani progressisti. Meno legati rispetto ai loro genitori a Israele, che percepiscono come una forza di oppressione, molti membri di questa nuova generazione hanno partecipato al movimento dei campus pro-pal nato nel 2024 presso la Columbia University di New York.
«L’establishment ebraico democratico ha sempre sostenuto Israele senza esitazioni, ma per i più giovani non è più così scontato», osserva Alice Radosh, 84 anni. Indossando una maglietta con la scritta «Jews for Zohran» («Ebrei per Zohran»), ha preso parte venerdì 26 settembre a una grande manifestazione pro-palestinese tra Times Square e la sede delle Nazioni Unite, dove interveniva Benyamin Netanyahu. Se eletto sindaco, Zohran Mamdani ha promesso che ne ordinerebbe l’arresto qualora il primo ministro, oggetto di un mandato della Corte penale internazionale, mettesse piede a New York.


