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Latinoamerica, donne a scuola di agricoltura sostenibile

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Donne e sovranità alimentare in America Latina. I progetti di Anamuri e Iala.

di Marina Zenobio

scuola di agricoltura

 

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Da anni, in Cile, l’Asociación Nacional de Mujeres Rurales e Indígenas ( Associazione nazionale di donne rurali e indigene, ANAMURI nell’acronimo spagnolo) – che fa parte della ben più nota rete internazionale Via Campesina – è impegnata in progetti agricoli che favoriscano la sovranità alimentare. Oggi però ha deciso di intraprendere un progetto molto più ambizioso proposto dall’Istituto di agroecologia delle donne del campo, detto IALA, il primo istituto di questo tipo, in tutta l’America Latina, destinato al solo pubblico femminile che, in Cile, avrà sede a Auquinco (“acqua che risuona” in lingua mapuche), nella zona di Chépica, 180 chilometri a sud di Santiago.

Anche se la sede ancora non è pronta, sono stati realizzati già i primi corsi di formazione: “Non stiamo perseguendo un sogno bensì una sfida” ha detto all’agenzia Tierramérica Francisca Rodrìguez, direttrice internazionale di ANAMURI e responsabile dello IALA.

Il progetto ha un focus politico ed economico che è quello della produzione di alimenti per risolvere il problema della fame perché, secondo Francisca, “è fondamentale cercare una via che ci permetta di continuare a vivere ed esistere come un importante settore dell’agricoltura, facendo fronte ai feroci attacchi contro i contadini attacchi che hanno a che vedere non solo con i settori produttivi ma soprattutto con i modelli di consumo”.

Il tipo di formazione che IALA progetta di dare alle donne contadine è orientata verso una agricoltura familiare sostenibile, per il mantenimento delle pratiche di colture originarie e per la produzione di alimenti che siano veramente affidabili dal punto di vista della salute e delle sostante nutritive.

A Auquinco le donne di ANAMURI hanno già comprato, per 23 mila dollari, un terreno di circa un ettaro e una grande casa che ospiterà le studentesse-contadine durante i corsi di formazione. La casa però, con il terremoto di tre anni, aveva subito dei danni importanti, ma le donne dell’Associazione non si sono perse d’animo, hanno dichiarato il 2014 “anno della ristrutturazione” e già dal 14 gennaio scorso sono iniziate le attività delle brigate volontarie per la ristrutturazione della casa comune.

Nella storia dell’agricoltura cilena, ma non solo, la scena è stata sempre dominata dall’uomo, con la donna relegata all’ambito domestico, dimenticando il suo fondamentale contributo al lavoro agricolo attraverso la coltivazione degli orti. Ogni orto, ogni pratica di coltivazioni familiari contadine presupposte la biodiversità, ossia la conservazione di quel materiale genetico che rende possibile la riproduzione dei semi da riutilizzare come risorse locali. Progetti di formazione come quello di IALA e delle donne di ANAMURI permetteranno il rendersi indipendenti e autonomi rispetto alle multinazionali agroalimentari – Monsanto in testa, con cui l’Associazione si è già scontrata più volte – che producono sementi ibride e a cui ogni anno gli agricoltori devono rivolgersi per comprarne di nuove.

I primi progetti di formazione in agricoltura di IALA hanno visto luce in Venezuela e, al loro interno, già sono operanti agronome, figlie di contadine. Il progetto poi è stato replicato in Brasile, Paraguay, Ecuador e nella regione andina. L’ultima conquista, prima di approdare in Cile, è stata l’Argentina dove, nell’aprile del 2013, il Movimento nazionale dei contadini indigeni (MNCI) ha inaugurato la Universidad Campesina interna al SURI (Sistema di università rurali indo-contadine).

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