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Aldrovandi, il Coisp ancora all’attacco di Patrizia Moretti

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Il capo del sindacato di polizia querela la mamma di Federico che l’ ha definito torturatore morale. Per Patrizia anche altri insulti anonimi su facebook. Lei stacca la spina e passa il testimone all’associazione

di Ercole Olmi

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Uno è un maschietto, anonimo, volgare, l’identikit perfetto del provocatore fascistello. Vomita porcherie sul web contro Patrizia Moretti e contro Lino Aldrovandi, i genitori di Federico Aldrovandi. L’altro ci mette la faccia, è un noto sindacalista di polizia. Anzi, è un sindacalista noto solo per questo genere di cose. Per gli attacchi alle vittime di malapolizia, ai loro familiari e per l’appoggio incondizionato agli autori di quegli atti. Dopo cinque anni di vacanza contrattuale, un sindacato di lavoratori del pubblico impiego (in fin dei conto i poliziotti sono questo) dovrebbe balzare agli onori delle cronache per la combattività delle rivendicazioni, per l’insofferenza verso l’austerity. Invece no. Se un normale contribuente si imbatte in una di quelle sigle è per via di gesti clamorosi.

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Così, tre-cinque-uno-cento minuti di applausi del Sap ai quattro condannati per l’omicidio Aldrovandi hanno polverizzato la strategia della lumaca di un altro sindacato, molto più piccolo di quello ma capace di attirarsi gli onori delle cronache per le molestie alle vittime di malapolizia, da Carlo Giuliani a Federico Aldrovandi, da Ilaria Cucchi a Lucia Uva, appunto, per le minacce e le querele a chi osi inorridirsi (Checchino Antonimi di Popoff venne definito in un comunicato “il primo della lista”). Patrizia Aldrovandi, che se li trovò quasi sotto le finestre dell’ufficio, fu costretta a scendere con la foto di suo figlio per reagire alla violenza di chi solidarizzava con i carnefici di via Ippodromo. Più tardi, stremata, li avrebbe denunciati per stalker.

Il capo del sindacatino ha ripreso la sua strategia, tanto del contratto chissenefrega, l’ultima è che prova compassione per i soliti quattro, che stanno ancora con la divisa addosso ma la corte dei conti ha stabilito che venga loro sequestrato il quinto dello stipendio e altri beni al sole per risarcire lo stato di quanto speso nei processi. E, per non smentirsi, ha annunciato querela contro Patrizia Aldrovandi per una presunta diffamazione. “Penso che Maccari sia uno stalker. Non scendo a indagare le motivazioni dei suoi assurdi comportamenti. Penso sia un vero torturatore morale, che non ha mai avuto scrupoli nei confronti della mia famiglia. Lo diceva anche Haidi Giuliani, perseguitata da giudizi feroci sulla simbolica “piazza Carlo Giuliani”. È uno stalker nato. Com’è possibile che una persona così rappresenti qualcuno di onesto? Forse rappresenta le persone come lui”.aveva detto la madre-coraggio ad Adriano Chiarelli su Contropiano.

Questo e quello (il maschietto fascistoide di prima) hanno costretto Patrizia a chiudere l’account di fb.

“Ho chiuso l’account FB perché tutto é già stato detto. Le sentenze sono definitive. Chi vuol capire ha capito. Agli altri addio. Io torno ad essere mamma privata. Federico adesso ha moltissime voci che ringrazio una per una. L’Associazione prosegue sulla strada di Federico e su questa pagina. Ciao”
L’associazione dedicata a Federico si augura “che Patrizia possa alleggerire la sua vita passando il testimone a chi ha capito che la lotta della famiglia Aldrovandi è la lotta di tutti”.

“Incredibile dover assistere a tanto orrore, disprezzo e astio – scrive Lino Aldrovandi – dopo averci ammazzato un figlio con violenza e senza una ragione, un certo mondo continua a bastonare, a soffocare, a torturare per un dolore, incurante della salute delle persone e delle sentenze dei Tribunali, quasi a volerci spaccare il cuore, come lo fecero quella mattina a Federico. Era forse il prezzo da pagare per una piccola, quasi impercettibile giustizia, ma per la dignità e il rispetto che troppe volte sembra allontanarsi, di un ragazzino meraviglioso, con cui vivevamo assieme 16 ore al giorno, era il minimo che potessimo fare. Affronteremo anche questo, anche se i mie occhi e la mia attenzione saranno sempre puntati sui condannati di questa storia maledetta: “Pontani Enzo, Forlani Paolo, Segatto Monica e Pollastri Luca”. Il resto è schifezza. Vi chiedo gentilmente di non offendere. Grazie”.

Da parte sua Maccari dice di essere stato costretto a “cambiare posizione rispetto al proposito finora sempre seguito di non attivare mai azioni contro di lei, nonostante – spiega – le ripetute gravissime offese, le sue continue strumentalizzazioni di ogni nostro gesto e l’atteggiamento altamente aggressivo ed intimidatorio che ha sempre tenuto verso un’organizzazione sindacale che ha sempre correttamente svolto la propria attività, e contro di me in particolare, che in tempi non sospetti ho cercato persino un dialogo e un incontro con lei venendo puntualmente schifato!”. Maccari dimentica di ricordare che sono anni che prova a manifestare in Piazza Alimonda ogni 20 lugliio in solidarietà con chi uccise Carlo Giuliani fingendo di non sapere che Carlo provò a raccogliere l’estintore solo dopo aver visto la pistola impugnata da killer contro di lui.

“Fino ad oggi abbiamo subito di tutto senza reagire e questo ‘torturatore nato’ è stato il primo strenuo assertore della necessità di non raccogliere le provocazioni per rispetto del lutto di una madre – aggiunge Maccari dimenticando di ricordare le decine di querele spedite finora contro chiunque si sia permesso di contraddirlo, dimenticando le sue stesse insinuazioni sulla foto di Federico scattata in obitorio – Ma adesso è davvero troppo, perché il rancore, il livore, le offese, le asserzioni fasulle e le continue denigrazioni sono rivolte, di riflesso, alle migliaia di Poliziotti che questo sindacato ha l’onore di rappresentare, ed io non farei seriamente il mio dovere se lasciassi aleggiare sulle loro teste l’ombra del dubbio che si tratti di persone senza onore, o se consentissi a chiunque di zittire me e quindi il Coisp quando si dibatte di questioni che attengono alla vita ed al lavoro dei colleghi”.

In realtà, il Coisp, il Sap e il resto della galassia sindacale di polizia potrebbero essere molto preoccupati che passi il principio che gli agenti che commettano dei reati come quello di via Ippodromo o quelli della scuola Diaz rispondano anche in solido.

Dal 2001 a oggi sono almeno 26 i morti attribuibili alle forze dell’ordine, senza contare le morti sospette nelle galere, più i feriti e quelle vittime che non sapremo mai. Perché tutto quello che sappiamo della violenza perpetrata da cittadini in divisa (i più allergici nel mondo a elementari strumenti di garanzia come i codici alfanumerici o una normativa sulla tortura) potrebbe essere solo la punta di un iceberg come testimonia il lavoro certosino di Acad, l’associazione contro gli abusi in divisa che da gennaio scorso raccoglie, grazie a un numero verde, le segnalazioni delle vittime e attiva una rete di legali diffusa nel territorio. Il Coisp, allarmato, ha scritto subito al Viminale cercando di far credere al ministro che si tratti di un club di facinorosi pronti a intervenire per bloccare le forze dell’ordine mentre intervengono.

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