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Guerre dimenticate/ExxonMobil, Chevron, Shell ed Eni i padroni, i nigeriani gli schiavi

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Un operaio della Shell.

A sud tre popoli combattono da 33 anni per la loro sopravvivenza, minata dall’estrazione del petrolio. A nord da 15 anni gli estremisti islamici hanno ingaggiato una lotta mortale con i cristiani e con l’Occidente. Il destino di 160 milioni di nigeriani è in mano a Stati Uniti, Cina e alle multinazionali dell’energia.

 

di Franco Fracassi

«Gli abitanti del delta del Niger bevono un’acqua inquinata (che utilizzano anche per cucinare e per lavarsi), mangiano pesce contaminato dal petrolio e altre tossine (se hanno ancora la fortuna di trovare pesci). Le terre che coltivano a fini agricoli si degradano sempre di più. Dopo il versamento del petrolio, l’aria che respirano puzza di petrolio, gas e altre sostanze inquinanti. Soffrono di problemi respiratori, di lesioni cutanee e di altri problemi di salute. Quando il petrolio viene estratto dal sottosuolo, il gas separato brucia in enormi torce ed il processo ha conseguenze particolarmente nocive. Le torce, la cui combustione dura ventiquattr’ore su ventiquanttro, provocano alla gente che vive nei dintorni gravi problemi di inquinamento acustico. Alcune comunità sono perennemente illuminate da questi fuochi. La combustione del gas spesso è incompleta, e gocce di petrolio cadono sui corsi d’acqua, le coltivazioni, le case e le persone». Le denuncia (finora inascoltata) viene da Caroline Usikpedo, presidente nazionale del Movimento delle donne del delta del Niger per la pace e lo sviluppo.

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Nigeria vuol dire corruzione. Nigeria vuol dire estremismo islamico. Nigeria vuol dire, soprattutto, ExxonMobil, Chevron, Shell ed Eni. Ovvero, petrolio. E petrolio vuol dire guerra.

 

Centosessanta milioni di abitanti. La metà sono cristiani, l’altra metà musulmani. Un quarto della popolazione vive in quell’inferno di catrame e malattie che si chiama delta del Niger. A sud i cristiani, il petrolio e la guerriglia che da ventitré anni viene portata avanti dalle popolazioni locali (gli ogoni. gli ijaw, gli itsekiri) contro le multinazionali dell’energia. A nord, ai margini del Sahara, i musulmani che danno la caccia ai cristiani e cercano di liberarsi del governo centrale, ottenendo l’indipendenza. In mezzo gli Stati Uniti (che dalla Nigeria ricavano un decimo di tutto il greggio che consumano), la Cina (che finanzia ogni guerriglia che appare in Nigeria con la speranza di scalzare gli Usa) e i colossi del petrolio (a cui non interessa né di Washington, né di Pechino, ed hanno i propri eserciti privati di mercenari).

 

Si potrebbe parlare della continua violazione dei diritti umani da parte del governo di Abuja. Si potrebbe parlare dei veri e propri eccidi di civili perpetrati dall’esercito e dai jihadisti. Si potrebbe parlare del gruppo terrorista Boko Haram (che tradotto in italiano significa «l’educazione occidentale è peccato») e della sua misoginia. Si potrebbe parlare delle devastazioni ambientali causate dall’estrazione del petrolio. Ma alla fine ciò che accade in Nigeria non è diverso dalla storia di altri Paesi africani, finiti nelle mani del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale, e da quest’ultimi consegnati alle multinazionali occidentali, da cui sono stati ridotti in schiavitù.

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