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Natale. Gioconda Belli racconta

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Rio Escondido - José Ignacio Fletes Cruz (Leon, Nicaragua) Acrylic on canvas, 2005

Negli anni ’70, a dicembre, Managua si riempiva di murales che chiedevano un “Natale senza prigionieri politici”

di Gioconda Belli

Rio Escondido - José Ignacio Fletes Cruz (Leon, Nicaragua) Acrylic on canvas, 2005
Rio Escondido – José Ignacio Fletes Cruz (Leon, Nicaragua) Acrylic on canvas, 2005

Il Natale arriva immancabile, ogni anno. Mi porta i ricordi di fiori rossi e del vento sulle strade del Nicaragua. Negli anni ’70 Managua si riempiva di murales che chiedevano “Natale senza prigionieri politici”.

Gioconda BelliSono nata in dicembre e amavo questo mese, però ho sofferto per una serie di tristi avvenimenti, dal terremoto del 1972, il 23 dicembre; nel ’74 ho dovuto lasciare il Nicaragua per due mesi, per sfuggire alla repressione dopo l’assalto del FSLN (Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale) alla casa di Chema Castillo; dal 20 dicembre del 1975 sono andata in esilio; il 7 dicembre del ’76 ho pianto la morte del compagno Eduardo Contreras, assassinato dalle Guardie di Somoza; mia madre è morta un 29 dicembre, mio nonno un 31.

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Forse per questo ho sentimenti contrastanti riguardo a questa festa. Oscillo tra la malinconia e la gioia per i profumi e i colori del tempo. La cosa dei regali mi ha un po’ stancata. Non riesco a capire la fughe precipitose verso i centri commerciali. Tento di conservare la mia convinzione che i regali devono essere speciali ma leggeri. Non è poi male una volta l’anno sforzarsi di indovinare cosa renderebbe felice le persone che amiamo. E’ un buon esercizio per sapere quanto bene li conosciamo, quanto attenti siamo stati ai loro piaceri, gusti o disgusti. La sorpresa dei regali è bella quando uno li apre e sente che chi gliel’ha regalati ha saputo indovinare la cosa desiderata: i cioccolatini perversi, il verso, la piuma, il fiore, come diceva Rubèn (*) perché, nonostante tutto, di questo si tratta: di celebrare l’amicizia, la famiglia, i figli proprio o degli altri. Così voglio condividere questa poesia e alcuni fiori.

GLI AMICI

I miei amici mi circondano come una gonna d’acqua

che mi ripara dalle pietre che la vita mi lancia.

Sono le barriere che bloccano la tristezza

e la campana che mi chiama alla speranza.

I miei amici costruiscono le proprie case

e le riparano: si sposano e si lasciano

seguendo le briciole di pace che la felicità

distribuisce in mezzo agli oscuri boschi

dell’umana incertezza.

Sono i miei dei e la mia religione.

Le loro parole sono per me così sacre

come il Vangelo

e le loro risate valgono più del diamante più grande

del Topkapi.

Amo i miei amici e li celebro con campanelle

e tamburelli

Senza di loro non sarei altro che un eco che nessuno ascolta

una notte senza sole a redimerla

un usignolo

senza la sua rosa

Gioconda Belli (1948 – ) poeta, scrittrice e giornalista nicaraguense. Autrice di capolavori com “La donna abitata”, “Waslala”, “La fabbrica delle farfalle”, “Il paese delle donne”.

* Ruben Dario, (1867 – 1916) poeta, giornalista e diplomatico nicaraguense.

Traduzione a cura di Marina Zenobio

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