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Grecia: democrazia contro tirannide finanziaria

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La Troika e la bufala dell’avanzo primario in Grecia, la farsa che nasconde la tragedia che, come ogni buona tragedia, inizia con una menzogna. E ora il panico che vinca Syriza

di Aljandro Nadal*

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La Grecia è tornata tra le prime notizie, il 25 gennaio ci saranno le elezioni anticipate e sono in molti a credere che sarà un trionfo per Syriza, il partito di sinistra che ha promesso la rinegoziazione dell’infame pacchetto economico imposto dalla troika composta da Banca centrale europea, Commissione europea e Fondo monetario internazionale. Tra banchieri e finanzieri scorre un brivido da panico.

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Il ritorno dell’incubo della crisi in Grecia, con la minaccia di una possibile uscita dell’euro, sembra sorprendere molti. La ragione è che da circa un anno, più o meno, il meccanismo globale di propaganda e inganno ha martellato l’opinione pubblica con il messaggio che la crisi greca era terminata e che il recupero era iniziato.

La farsa del recupero nasconde la tragedia e come ogni buona tragedia si è aperta con una menzogna. Ad aprile dell’anno appena andato, la Commissione europea a Bruxelles aveva approvato una informativa da Atene secondo cui il programma di aggiustamento, imposto al popolo greco dal 2012, proseguiva il suo buon cammino. L’obiettivo era dimostrare che l’austerità neoliberista alla fine stava dando i suoi frutti.

Nell’informativa la Commissione indicava che per la prima volta in dieci anni la Grecia aveva generato, nel 2013, un avanzo primario. Ovvero, le entrate del governo erano state superiori alle spese (al netto del pagamento di interessi e oneri finanziari). L’avanzo primario, secondo le cifre ufficiali di Atene avallate dalla Commissione, sarebbe stato di 1.5 milioni di euro, intorno allo 0,8% del Pil greco.

Un portavoce della Commissione aveva affermato, soddisfatto, che tale risultato dimostrava i grandi passi avanti fatti dalla Grecia dall’inizio del programma di aggiustamento economico.
Il popolo greco poteva tornare soddisfatto ai propri posti, nelle galere, per continuare a remare e a generare i pagamenti di interessi, come bravi schiavi del capitale finanziario.

Ma davvero nel 2013 si è prodotto un avanzo primario in Grecia? La verità è che le cifre di Eurostat, relative proprio al 2013, mostrano un deficit di bilancio di 23 milioni di euro. Considerando che il pagamento degli interessi ha raggiunto i 7,2 miliardi di euro, in realtà il saldo primario non è stato un surplus, ma un deficit di 16 miliardi di euro (qualcosa di simile all’8,7% del Pil).

Le autorità di Bruxelles (con la compiacenza dei funzionari della Banca centrale europea e dei ministri delle finanze dei distinti paesi europei) hanno alterato la definizione di “avanzo primario”. Per raggiungere la cifra positiva di questo famoso avanzo primario, i funzionari di stanza a Bruxelles hanno escluso dal saldo primario diverse voci di spese pubbliche e, soprattutto, l’enorme costo del programma per la ricapitalizzazione delle banche. Un programma che, nel 2013, ha raggiunto il 10,8% del Pil greco.

In altre parole, Bruxelles ha giocato con i numeri per ottenere un risultato falso. L’avanzo primario a cui si arriva nel 2013, tramite la manipolazione della Commissione Europea, non ha nulla a che vedere con la definizione standard utilizzata da Eurostat.

La troika è impegnata, a qualsiasi costo, a dimostrare che l’aggiustamento economico e l’austerity hanno funzionato. Ma la realtà è ben altra. Da sette anni la Grecia affoga nella depressione. Il debito è continuato ad aumentare in percentuale del Pil ed è chiaramente insostenibile. Neanche 20 anni di avanzo primario permetterebbe di pagare il tributo che attualmente esigono le banche. La disoccupazione si mantiene al di sopra del 25% e tra i giovani supera il 60%. Il tormento del popolo greco non ha paragoni nella storia d’Europa. Il fallimento dell’austerità neoliberista è assoluta.

Il collasso economico e lo spietato aggiustamento imposto dalle autorità economiche in Europa hanno condotto la Grecia ad una crisi umanitaria. Più della metà della popolazione è stata spinta a vivere al di sotto del livello di povertà. Il freddo e la fame sono tornati come un flagello che colpisce il popolo greco come nei peggiori anni del dopoguerra. Appena l’1% dei soldi per il “salvataggio” è entrato nell’economia reale del paese; il 96% è servito a “salvare” le banche francesi e tedesche, e il resto a puntellare il sistema bancario e finanziario, ovvero per le stesse agenzie responsabili della crisi.

Le vicine elezioni anticipate potranno cambiare tutto questo, aprendo il passo ad una importante rinegoziazione  del debito e un programma innovativo per il recupero in ambito sociale. Alexis Tsipras e i suoi consulenti economici hanno già annunciato che, fin dal primo giorno di governo, abbandoneranno l’applicazione delle crudeli condizioni di austerità neoliberista. Il popolo, le persone, non possono essere concepite come singoli spazi di redditività del capitale, né finanziario né di altro tipo.

I sondaggi annunciano una probabile vittoria di Syriza. Di fronte a tale prospettiva gli attacchi della troika e della stampa internazionale mainstream hanno già iniziato a terrorizzare l’elettorato greco. E’ che vogliono che il sacrificio del popolo greco continui, e preferiscono piuttosto distruggere le istituzioni democratiche. Dopotutto i vandali e i pirati hanno sempre preferito la tirannide alla repubblica.

*Economista messicano, docente presso l’Università pubblica francese di Nanterre, pubblica per La Jornada e per la rubrica online Sin Permiso

(traduzione di Marina Zenobio)

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