FILLEA CGIL: una storia lunga 136 anni, vai alla landing page
Home culture Morte Arafat,...

Morte Arafat, la Francia ha qualcosa da dire?

0
arafat

In attesa che la procura si esprima sul caso, l’Autorità Nazionale Palestinese accusa la Francia di coprire dei segreti sulla morte di Arafat

Di Carlo Perigli

arafatLo scorso 30 aprile le indagini sulla morte di Yasser Arafat sono state chiuse. I giudici francesi hanno passato il fascicolo alla procura, che avrà tre mesi di tempo per decidere se portare il caso in tribunale o disporne l’archiviazione.

Il lavoro degli inquirenti era partito nell’agosto del 2012, quando la vedova del leader palestinese, Suha Arafat, aveva presentato un esposto alla procura di Nanterre, sostenendo che il marito fosse morto per avvelenamento. Una denuncia che aveva portato al rilevamento di alcune tracce di Polonio 210 sulla tomba e sugli effetti personali di Arafat, sulle quali però gli esperti intervenuti sul posto hanno manifestato opinioni divergenti. Secondo quanto dichiarato pochi mesi fa dal procuratore di Nanterre Catherine Denis, «il riesame dei vecchi dati registrati confuta l’ipotesi di un’acuta indigestione di polonio 210 nei giorni che hanno preceduto la comparsa dei sintomi», ponendo così la diagnosi francese sulla stessa linea di quella pubblicata in passato dal team russo.

FILLEA CGIL: una storia lunga 136 anni, vai alla landing page

Conclusioni che contrastano con quelle raggiunte da un centro specialistico svizzero di Losanna, che secondo quanto riportato da Al Jazeera, nel 2012 registrò «livelli anomali di plutonio», senza però parlare esplicitamente di avvelenamento.

Una storia che si fa ancora più intricata in seguito alle dichiarazioni rilasciate da Tawfiq al-Tirawi, membro del comitato centrale di Fatah. Secondo quanto affermato  dal dirigente palestinese difatti, la Francia «ha chiesto all’Autorità Nazionale Palestinese di promettere di non condannare a morte» l’eventuale assassino, nel caso in cui l’esame dei campioni prelevati dalle spoglie di Yasser Arafat ne rilevassero l’identità. «Ci siamo consultati con gli organi competenti, tra cui il ministro della Giustizia e la presidenza dell’Anp – ha proseguito Tirawi – e abbiamo inviato una lettera in cui è scritto che la magistratura palestinese è indipendente e la Francia deve metterci al corrente di quello che sta accadendo prima di chiederci una cosa del genere». Una richiesta che rinnova la polemica in corso tra l’Anp e la Francia. «C’è qualcosa che i francesi vogliono coprire – ha dichiarato al-Tirawi – Il primo rapporto che hanno diffuso era sbagliato e tutti gli elementi indicano che Arafat è stato ucciso e che c’è un qualche segreto di cui i francesi non vogliono parlare».

Yasser Arafat è morto l’11 novembre 2004 all’ospedale Percy di Clamart, a pochi chilometri da Parigi, dov’era stato trasferito a fine ottobre a causa di forti dolori allo stomaco riscontrati mentre era nel suo quartier generale di Ramallah, circondato dall’esercito israeliano. A seguito del decesso, Christian Estripeau, portavoce dell’ospedale, dichiarò che la morte era sopravvenuta per insufficienza multipla degli organi. Una tesi che non ha mai convinto né la moglie di Arafat né molti palestinesi, convinti che ad avvelenare il leader sia stato Israele con la complicità di alcuni uomini dell’Autorità palestinese.

Articolo precedenteLa gioventù araba non crede nella democrazia
Articolo successivoIl mondo nuovo che avanza
Checchino Antonini quasi sociologo, giornalista e scrittore, classe 1962, da vent’anni segue e racconta i movimenti sociali e la “malapolizia”. Ha scritto su Liberazione, Micromega Erre e Megafono quotidiano, InsideArt, Globalist, PostIt Roma, Retisolidali, Left, Avvenimenti, il manifesto. Ha pubblicato, con Alessio Spataro, “Zona del silenzio”, graphic novel sul caso Aldrovandi. Con le edizioni Alegre ha scritto “Scuola Diaz vergogna di Stato” assieme a Dario Rossi e “Baro” Barilli. Il suo primo libro è Zona Gialla, le prospettive dei social forum (Fratelli Frilli, 2002)
Exit mobile version